Ultime chiazze di neve in Val Piana


Metamorfosi mattutina di una minuscola valle di montagna


Val Piana, come ho già scritto in un altro mio post, è una piccola valle pianeggiante tenuta a pascolo racchiusa tra ripidi versanti rivestiti di fustaie miste di abeti e di larici. Si trova a monte dell'abitato di Ossana. La si raggiunge anche in automobile (qualche anno fa in estate era attivo un servizio di bus navetta che purtroppo è stato dismesso) percorrendo una strada che si inoltra nel bosco a monte del nucleo residenziale del Taiadon poco sopra la parrocchiale del paese. La strada è stata recentemente sistemata e resa più agibile e sicura pur restando una ripida strada bianca di montagna. Personalmente preferisco percorrere la scorciatoia del “Sinter dela Lec” che in una quarantina di minuti porta all'imbocco della valle attraversando una zona paesaggisticamente alquanto particolare che merita veramente di essere conosciuta. Un mio post descrive dettagliatamente questo suggestivo tracciato che si inerpica seguendo a ritroso il percorso del rio Foce. Nella malga di Val Piana, recentemente ristrutturata, si possono acquistare, durante la bella stagione, i prodotti dell'alpeggio, formaggi e insaccati ed eventualmente consumare spuntini e pasti completi. La località è stupenda in estate ma io la preferisco durante le stagioni morte, in autunno, inverno e primavera, quando la malga è chiusa e la Val Piana è un'oasi di pace e di serenità, non invasa da turisti e valligiani talvolta rumorosi ed invadenti che scambiano i suoi prati per un gigantesco luna park o confondono le sponde del suo torrentello con una spiaggia romagnola... La raggiungo quando vi si incontrano quasi esclusivamente persone amanti della natura, escursionisti rispettosi dell'ambiente montano con i quali è piacevole scambiare qualche essenziale parola, qualche considerazione, qualche opinione... confrontarsi, naturalmente sottovoce, per non disturbare...



E così, anche quest'anno, come sempre al mio ritorno in montagna dopo l'inverno, salgo in Val Piana. La raggiungo verso la fine di aprile, nel gelo del primo mattino, certo di poter osservare e magari fotografare i caprioli intenti a brucare i primi crochi sui pascoli dove la neve si è squagliata. Infondata certezza... o vana speranza? Percorro lentamente l'intera valle sulla stradina ancora in gran parte innevata sicuro di individuare, in lontananza, i selvatici che un tempo alla fine dell'inverno non mancavano mai. Nulla. Freddo e silenzio ma anche molte tracce che non sono però di capriolo. Tracce fresche. Sono le fatte dei cervi che durante la notte sono scesi dai versanti boscosi fin sul fondovalle in cerca d'erba, non importa se vecchia e secca., erba che il nevoso inverno ha loro negato, a lungo. Gli anni passano e le cose cambiano, si evolvono... Un tempo quassù i cervi erano rarissimi poi il loro numero è andato rapidamente crescendo. E' decisamente aumentato ma a scapito della popolazione dei caprioli che è andata via perdendo di consistenza decimata da una insostenibile competizione.



Deluso, recriminando con me stesso per non aver sufficientemente tenuto conto di ciò che tutto sommato potevo prevedere, raggiungo la malga situata alla sommità di un ampio conoide di deiezione. Fa ancora molto freddo, le chiazze di neve sono dure, gelate mentre i ciuffi d'erba secca nel pascolo libero sono bianchi di brina. Le corolle dei crochi, che emergono numerosi nei tratti di prato meglio esposti, sono ancora ben serrate in attesa che il sole le riscaldi. Quel sole che decido di attendere, all'aperto, caparbiamente, nel gelo del mattino, per riuscire a compensare la mancata osservazione dei caprioli con la vista della Val Piana inondata dalla luce del mattino. Sì, con la vista di quel sole che sicuramente donerà nuova vita ad un paesaggio finora smorto... quel sole che però tarda ad emergere dalle creste, quel sole che sembra non spuntare mai... Così attendo e ancora attendo, gironzolando nei dintorni della malga mentre qualche raggio inizia a rischiarare il monte alle mie spalle pitturando lentamente, molto lentamente, le sue pendici, albero dopo albero, dall'alto verso il basso. Poi finalmente, trascorso non so quanto tempo, il sole arriva anche alla malga. Sfiora la sua copertura in scandole, raggiunge e scende lungo le rustiche murature, illumina il piazzale e piano piano anche il pascolo sottostante.



Con il sole che occhieggia tra gli scheletrici larici del monte Piramide posso finalmente riscaldarmi e, rincuorato, avviarmi verso fondovalle, ripercorrendo a ritroso la strada del primo mattino. Scendo attraversando i prati chiazzati di neve, immerso in un magico gioco di ombre leggere e chiarori soffusi. Seguo la luce che percorre il lieve pendio pennellando il pascolo. Mi muovo nel chiarore che si amplia sempre più, che cala, sempre più rapidamente, verso il basso. Cammino lungo una linea in costante movimento, la linea che separa la luce dall'ombra, la linea tracciata dei raggi tiepidi che si posano sulla neve dura, che la ammorbidiscono dopo la notte glaciale. Raggi dorati che lentamente sciolgono la brina riportando in vita le distese di crochi dalle corolle ancora intirizzite e ben chiuse. Un bella vista, un bel camminare in un ambiente che con il sopraggiungere del sole si trasforma radicalmente sotto i miei occhi. Luce che abbatte le ombre... luce che a poco a poco conquista l'intera valle fino ad inondarla completamente. Termina così, nell'intenso chiarore del giorno fatto, la metamorfosi mattutina del paesaggio della Val Piana alla fine di aprile, quando i pascoli sono ancora chiazzati di neve e spuntano i primi crochi.



E contestualmente termina anche la mia lunga passeggiata. E all'imbocco della valle, prima del rientro definitivo in paese, rivolgo un ultimo sguardo a questa incantevole località augurandomi di poterla osservare ancora a lungo, integra e ben tenuta... e naturalmente mi auguro che anche i miei figli e i figli dei miei figli possano godere di questa bellezza... spero infatti che l'impronta di questo paesaggio antico, ricco di pascoli, di boschi di acque libere e limpide non venga cancellata per sempre da sconsiderati interventi... interventi di valorizzazione economica all'insegna di quello stesso sviluppo turistico che ha sconsideratamente coinvolto, snaturandoli, altri siti similari nei dintorni. Interventi spacciati come sostenibili ma che in realtà quasi sempre destinati a rivelarsi ambientalmente degradanti e, nel lungo periodo, pure economicamente svantaggiosi. Alcuni indizi di questa per ora confusa ricerca di una supposta crescita economica si possono già cogliere, sia direttamente, sul posto, che in alcune idee che da qualche tempo volteggiano sulla piccola valle... Sono solo insignificanti semi, buttati lì, quasi per caso, su questa bella località di montagna ma, si sa, da cosa nasce cosa... dal un solo seme può nascere una pianta, piccola all'inizio, ma che rapidamente può crescere diventando gigantesca... e molto velenosa.











Tutte le fotografie in




1 commento:

Unknown ha detto...

Belle le foto, ma ho anche apprezzato il testo, dove sono ben descritti sentimenti, luoghi e sensazioni di chi ama la natura e la montagna.