4 passi? No... Oggi solo 2 passi nell’orto di casa.

 

Sì, solo 2 passi. Questa mattina, in assenza di alternative più allettanti, mi devo accontentare di un brevissimo giretto nel piccolo prato-frutteto-giardino che circonda la mia casa solandra, la casa in Val di Sole. Niente di nuovo, in verità... Infatti, quella di controllare i miei minuscoli appezzamenti coltivati ad ortaggi vari ed a piccoli frutti è un'incombenza giornaliera o quasi a cui non posso sottrarmi come non posso sottrarmi al delle stancanti cure colturali spesso però accompagnate dall'allettante raccolta dei frutti del mio lavoro.



Bellissima mattinata. Cielo sereno, atmosfera limpida, trasparente, pulita dalla pioggia abbondantemente scesa durante la giornata precedente e nella notte. Condizione perfetta per programmare una nuova avventura sui monti della valle. Ma è troppo tardi, impossibile allertare chi solitamente mi accompagna nelle mie lunghe escursioni. Quindi, seppure a malincuore, abbandono ogni velleitario disegno e ripiego su qualcosa di facilmente concretizzabile... una solitaria camminata nei prati e nei boschi nei vicini dintorni del paese. Ma prima è prioritario fare l'abituale giro di controllo dei piccoli orticelli sparsi qua e là attorno alla mia abitazione.



Piccoli orticelli che sono intrisi d’acqua, ovunque gocciolanti e anche sfavillanti, luccicanti, ma solo in parte, solo dove i raggi di un sole ancora basso riescono ad accarezzarli. Sì perché, di primo mattino, sono ancora molte le porzioni d’orto immerse nell’ombra scura proiettata dall’edificio e dai molti alberi e cespugli sparsi qua e là nel mio prato-giardino. Luci e ombre, chiari e scuri, un insieme attraente nella sua difformità, che credo meriti di essere fotograficamente immortalato... almeno per una volta...



Inizio così, rassegnato ma come sempre molto curioso, i miei 2 passi nell’orto di casa, il mio brevissimo giretto tra le minuscole terre da me coltivate, terre strategicamente sparse, strategicamente distribuite attorno alla mia abitazione.
Raggiungo per primo l’orticello più vicino, quello meglio esposto al sole, quello che dissodo appena la neve si squaglia, all’inizio della primavera, seminandovi le primizie amanti del fresco, ravanelli, spinaci, prezzemolo oltre alle lattughe, alle cicorie e ad altre insalate che trapianterò più avanti.  Vi insedio anche, ben riparate in un piccolo tunnel appositamente predisposto, alcune piante di zucchine, acquistate in vivaio, piante che, protette, anticiperanno di parecchio la fioritura e la fruttificazione. Visito poi l’orto più grande. Si trova sul retro della casa ed è il più fertile e il più produttivo. Vi coltivo un po' di tutto: cipolle, porri, cavolfiori, cavoli cappucci e verza sia precoci che tardivi, barbabietole, zucchine, qualche pianta di cicoria e lattuga, bietole da costa, basilico, cetrioli, pomodori, melanzane e peperoni (anche se a mille metri di altitudine faticano alquanto ad adattarsi), piselli. fagiolini nani e fagioli borlotti… e in alcune sue propaggini piccoli frutti: ribes, lamponi, uva spina e mirtilli. Da ultimo raggiungo l’orto più ombroso e freddo, il meno “ricco”. Una sua bella porzione l’ho riservata alle coltivazione delle fragole e un’altra lunga striscia l’ho dedicata agli asparagi verdi che raccolgo tra aprile e maggio (pochi in verità, almeno finora). Nella superficie rimanente crescono, disordinatamente e più o meno vigorosamente, bietole varie, porri, carote, barbabietole rosse, fagiolini vari, alcune piante di patata, rucola, crescione, lattughe, indivie, cicorie, ecc. ecc.
Fotografo il tutto, niente mi sfugge, e mentre riprendo con il mio macro 100 mm la gocciolante abbondanza del mio orto non posso non pensare a quando, tra qualche mese, questa terra, ora così viva e vivacemente colorata, sarà solo una gelida e uniforme distesa bianca. Chissà... le foto che ora stò scattando e immagazzinando in grande numero potranno forse, rivedendole a tempo debito, rendere meno angosciante la vista del mio orto in versione invernale.


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