A zonzo nei paraggi del paese

Primaverile ritorno in Val di Sole, al “mio” paese. Una settimana di quieto relax a metà marzo per assaporare nuovamente l’aria dei miei monti, per girovagare un po’ qua un po’ là, tra prati e boschi senza meta alcuna… ma anche necessariamente per riaprire casa dopo l’inverno e, questo certamente non in subordine, per rivedere gli amici...

 



Al tramonto sulla pista ciclopedonale tra Pellizzano e Ossana in vista del castello di San Michele, del campanile della chiesetta di S.Maria Maddalena a Cusiano e del Colle Tomino sovrastato dalla chiesa di S. Antonio.




Nei pressi di Fucine lungo il fiume Noce, all’imbocco della Val di Peio, sulla prateria di Noval verso il Forno con sullo sfondo le cime innevate del Taviela e del Vioz e il paese di Comasine sul basso versante del monte Boai.




Di primo mattino, dopo una nottata di pioggia. alla confluenza tra il torrente Vermigliana e il Fiume Noce tra prati e rade macchie di bosco dominate dal castello di S. Michele di Ossana.




Tra Fucine e il Fil, di pomeriggio, fino al tramonto, lungo il corso del torrente Vermigliana misero d’acqua come non mai per la carenza di precipitazioni che ci perseguita ormai da moltissimi mesi.




Sulle Pendege poco sopra il paese di Fucine tra le macchie di ceduo del primissimo versante del Boai tra i saliconi e i noccioli in fiore su cui svolazzano numerose le cince.




Alla ricerca dei primi fiori, primule, crochi, farfaro e anemoni, nel mio giardino e nei prati e nei boschi che attorniano il paese, in particolare oltre il Fil verso Vermiglio...





Trovi molte altre foto qui, in "Google Foto"

Siccità: tramonto sul torrente Vermigliana in secca

 

Questi alcuni frammenti di quanto scrissi nel mio post “Quando el Nos l’é rabios” pubblicato nel 2018:

Quando il fiume Noce, i suoi affluenti principali, i torrenti Vermigliana, Meledrio Rabbies, e i numerosi rii che vi si riversano precipitando dai ripidi fianchi dei monti, si gonfiano oltremisura, per le piogge persistenti o per degli improvvisi e tempestosi temporali, per la nostra zona sono guai seri... E i “guai” ci sono stati anche pochi giorni fa. Un nuovo disastroso evento si è infatti verificato, mi vien da dire per l'ennesima volta…... Ho scritto “per l'ennesima volta” perché nel corso dei secoli e anche degli ultimi decenni sono stati moltissi gli accadimenti analoghi che hanno funestato il quieto vivere di questa operosa valle di montagna...”


Due anni dopo, nel 2020, scrivevo in un mio secondo post sullo stesso argomento dal titolo “El Nos rabios ovverosia il fiume Noce infuriato”:

Ci risiamo. Dopo due anni dall’ultimo evento alluvionale (che fortunatamente non ebbe particolari conseguenze) il Noce e i suoi principali affluenti, i torrenti Vermigliana, Meledrio e Rabbies nonché con i numerosissimi rii che, più o meno importanti, che vi si riversano dai versanti dei monti, si sono nuovamente gonfiati oltremisura a causa di una pioggia particolarmente intensa… E i “guai” questa volta non sono mancati…”

“… le piene dei vari rii e torrenti che solcano la valle possano essere terribilmente pericolose…... Sono accadimenti inevitabili che oggi il cambiamento climatico in atto tende a drammatizzare accentuando la frequenza e l'intensità degli eventi meteorologici estrem...”

E più avanti aggiungevo:

“…E' sotto gli occhi di tutti che la pioggia non scende più come un tempo quando solitamente le alluvioni venivano causate da piogge persistenti, non intensissime ma che non cessavano mai gonfiando rivi, torrenti e fiumi a poco a poco. Oggi i tempi si sono ridotti, piove a dirotto e le precipitazioni (le cosidette “bombe d'acqua”) sono spesso accompagnata da bufere di vento che spianano i boschi, tempeste che mettono in crisi soprattutto i piccoli bacini idrografici gonfiando a dismisura rigagnoli e torrentelli provocando erosioni, frane per crollo e smottamenti…”

E ancora:

“…C'è molta più energia nell'atmosfera, energia che si scarica sulla terra producendo fortunali finora sconosciuti. C'è più calore e i ghiacciai si ritirano, scompaiono, il permafrost si squaglia e i vasti territori d'alta montagna diventano instabili, fragili…”



Tutto questo per rendere palese, se mai ce ne fosse bisogno, come la mutazione del clima a livello mondiale stia operando anche dalle nostre parti, nella nostra valle, sui nostri monti, con conseguenze sempre più evidenti e deleterie. E a questo proposito anche la siccità, l’inaspettata carenza di precipitazioni che si protrae ormai da molti mesi potrebbe essere un ulteriore effetto del cambiamento climatico. Potrebbe esserlo... Non vi è certezza, ma potrebbe esserlo… Difficile se non impossibile accertarlo in modo rigoroso.



Potrebbe esserlo… Le alternative possibili, a mio parere, sono solo due.. O siamo di fronte ad un evento tutto sommato normale che, di tanto in tanto, seppure raramente, può presentarsi nel corso dei decenni o siamo di fronte ad uno di quei “moderni” e decisamente più preoccupanti fenomeni prodotti dell’uomo, ad una ennesima manifestazione di quel cambiamento climatico che la quasi totalità degli studiosi ritengono sia dovuto all’immissione di gas serra nell’atmosfera.



Potrbbe esserlo… Personalmente sono più propenso a ritenere (pur in assenza di prove) che questo lungo periodo siccitoso possa essere considerato come un ulteriore conseguenza del cambiamento climatico. Questo soprattutto se non lo consideriamo isolatamente, sconnesso dal contesto in cui si sta verificando, ma lo associamo a tutto ciò che di anno in anno sta succedendo sotto i nostri occhi (al continuo susseguirsi di alterazione meteorologico-climatiche: temperature medie in crescita costante, ghiacciai in drastico disfacimento, precipitazioni nevose sempre più carenti – fatta salva qualche altrettanto preoccupante eccezione – venti fortissimi e piogge spesso torrenziali…).



Comunque, qualunque sia la causa di questa siccità, dovrebbe in ogni caso valere il “principio di precauzione”, un atteggiamento di estrema cautela che dovrebbe spingendoci a richiedere (o meglio pretendere) dei drastici provvedimenti per evitare un’ulteriore immissione in atmosfera di altri gas serra. In questa direzione il “governo mondiale” dovrebbe sicuramente impegnarsi molto di più (di quanto ha finora fatto o meglio non fatto) nel tentativo di limitare il riscaldamento globale, ma anche i singoli cittadini dovrebbero collaborare maggiormente, impegnarsi più a fondo, riflettendo sulle sue loro abitudini consolidate, cambiando il loro stile di vita, anche nelle piccole cose di ogni giorno, rendendosi meno dipendenti dal consumismo imperante.



Per il momento davanti ai torrenti in secca e alle sorgenti che buttano sempre meno acqua non possiamo fare nulla. Non ci rimane che sperare che la situazione migliori, che la situazione meteorologica cambi radicalmente, che al più presto arrivi la pioggia, pioggia in quantità tale da compensare le carenze precedenti. Altro non possiamo fare, possiamo solo adattarci, evitare di sprecare l’acqua e rassegnarci davanti alle inevitabili perdite economiche soprattutto nella produzione agricola ed energetica.




Trovi tutte le foto in "Goggle Foto"

Pioggia di metà marzo

 

L’inverno meteorologico (dal 1 dicembre al 28 febbraio) si è concluso da poco e sta per terminare anche quello astronomico… due inverni (in gran parte sovrapposti) assai tristi per tutta la loro estensione, avari di pioggia e di neve, caratterizzati solo dalla siccità e da temperature (spesso) troppo alte.



Le precipitazioni (finora) sono mancate anche in marzo e conseguentemente la popolazione ha iniziato a preoccuparsi seriamente... agricoltori e allevatori in primis. Ci si chiede se siamo di fronte ad un evento tutto sommato normale e accettabile che, di tanto in tanto, seppure raramente, può presentarsi nel corso dei decenni o se siamo di fronte ad uno di quei “moderni” e decisamente più preoccupanti fenomeni anomali prodotti dell’uomo, ad una ennesima manifestazione dia quel cambiamento climatico (che moltissimi ritengono) dovuto all’immissione di gas serra nell’atmosfera. Difficile stabilirlo con certezza (ma il principio di precauzione dovrebbe comunque farci prendere dei drastici provvedimenti, cosa che non si fa come non si è fatta negli anni passati).



Comunque sia, qualunque sia a causa di questa siccità, resta il fatto che le sorgenti buttano sempre meno acqua e che i torrenti sono in magra come non mai e questo nonostante che in questi giorni vengano alimentati dallo squagliarsi della neve (ben poca neve! E in buona parte artificiale) che ancora imbianca i monti alle quote più elevate.



Nulla si può fare. Probabilmente bisognava pensarci prima, parecchi anni fa… Per i momento non ci resta che sperare (e adattarci...), sperare che la situazione meteorologica cambi radicalmente, che al più presto arrivi la pioggia, pioggia in quantità tale da compensare le carenze precedenti. Nell’attesa limitiamoci a godiamoci quello che c’è, quello che, alle soglie dell'equinozio, ci offre comunque la valle. Godiamoci la nuova luce primaverile e il diffondersi dei nuovi profumi... il profumo dei fiori precoci che iniziano ad occhieggiare nei prati di fondovalle, crochi, anemoni e primule e... nelle macchie selvose, godiamoci pure l’effluvio appena percettibile delle foglie secche (foglie quest’anno certamente non marcescenti…) traforate dai primi stentati fili d’erba.



Adattiamoci e non disperiamo... Anzi, sempre che ci riusciamo, rallegriamoci di fronte al minuscolo evento accaduto a metà marzo, alla pioggia scesa per un’intera notte… una piccola cosa di per sé, ben poco efficace nel compensate l’asciuttezza che ci circonda ma, così vogliamo credere, presagio di altri più intensi e benevoli futuri accadimenti.



La pioggia di una notte, un tempo un evento quasi insignificante, un evento comune alla fine dell’inverno, oggi si presenta come un evento eccezionale, forse (o meglio probabilmente) unico per questo mese di marzo 2023. Un avvenimento di cui comunque ho subito approfittato camminando a lungo, al mattino a pioggia cessata, nei dintorni del paese, immerso nella nuova atmosfera... respirando a pieni polmoni l’aria diversa, un’aria umida come non mai... e beandomi dell’inconfondibile profumo della terra bagnata.



Alla mia uscita il cielo era ancora coperto, le nubi e le nebbie cominciavano appena a dissolversi aprendo qualche varco al sole, sole ancora debole che faticosamente e solo a tratti, iniziava a dominare la scena. Sole che solo più tardi riusciva a farsi bellissimo diffondendo ovunque quella luminosità che dopo la pioggia rendeva tutto l’ambiente particolarmente suggestivo, sicuramente molto più suggestivo di quanto lo fosse ieri, prima della pioggia.



I primi fiori primaverili coperti di minuscole perle d’acqua luccicavano ai suoi raggi mentre nell’ombra umidiccia quelle piccole perle restituivano l’immagine del bosco che vi si specchiava. Gocce limpide che come lenti vetrose ingrandivano, dilatando e deformando, le fragili venature dei petali delle primule su cui riposavano... o ingigantivano la tenue peluria grigiastra dei gattici, gli amenti del salicone.



Camminavo lentamente e osservavo perdendomi tra il bruno invernale e il verde nascente dei prati e delle macchie boscose… Camminavo cercando i primi fiori della stagione, fiori grondanti di pioggia… Mi soffermavo ad ammirarli, opachi nell’ombra del bosco chiuso o più luminosi, in controluce, trafitti da un sole ancora parzialmente velato. Una esibizione preziosa, rara per non dire unica nel clima asciutto di questa anomala stagione, di questo mese di marzo mai così avaro di precipitazioni. Uno spettacolo che non ho voluto perdere...



Trovi tutte le foto qui, in "Google Foto"