Dolce settembre


Settembre. Un mese fantastico per vivere la montagna. Meno confusione, meno disordine, meno rumori... sentieri liberi e temperature gradevoli. Anche se le serate iniziano ad essere fresche durante il giorno il sole scalda ancora, ma è meno aggressivo, più gentile, più dolce.
Camminare in settembre, nell'aria frizzante dei prati, dei boschi e dei pascoli riempie l'animo di tranquillità e permette di accogliere con serenità, appena, appena venata di malinconia, la stagione autunnale che è alle porte.

Ed è per questo che spesso mi allontano dal paese e mi inoltro sui vicini sentieri che tagliano i prati pianeggianti e i primi pendii boscosi... e ogni volta settembre mi regala una ricchezza ed una peculiarità ambientale difficilmente riscontrabile in altri periodi dell'anno.



Accade spesso che al primo mattino le nubi accarezzino il fondovalle per levarsi lentamente fino a diradarsi e a dissolversi del tutto durante le ore più calde svelando un cielo limpido e ancora molto luminoso. Ed è allora che, nel folto del la selva, nel buio della foresta dove il cielo scompare, si può assistere ad una settembrina magia: il palesarsi della luce nell'oscurità più impenetrabile. Il sole, che di giorno in giorno si fa sempre più basso, riesce a bucare con i suoi raggi radenti le fronde degli abeti dipingendo inaspettati bagliori, isole luminose sul terreno, sui muschi, sui funghi, sulle felci, sulle foglie dei noccioli, degli aceri e dei giovani faggi e al limitare del bosco sulle erbe inzuppate di rugiada. Qua e là delle sottili lame di luce creano incredibili artifici fatti di intensi chiarori, di sfolgorii improvvisi, di umide lucentezze, nell'ombra profonda e uniforme che il tetto di chiome scure e compatte ha dispiegato ovunque.



Ma il sole colpisce, anche nei prati e nei pascoli aperti. Impatta sfavillante sull’erba e sugli ultimi fiori. Di primo mattino le gocce di rugiada risplendono ai suoi raggi radenti, luccicano sul trifoglio, sulla trifoglina, sulla vicia, sulle candide infiorescenze delle ormai rare ombrellifere, sugli ultimi ranuncoli che tremolanti, mossi da un lieve venticello, sembrano in attesa, un'attesa paurosa, dell'ultimo sfalcio. Minuscole goccioline risplendono sul fiore grondante dell'erba del cucco e brillano pure sul colchico autunnale, il tossico fiore che colora di rosa la fine dell'estate… Ultime note variopinte di un'estate che volge al termine.


Non solo colore e una luce diversa, una luce nuova… In settembre si respira anche un'aria nuova, un'aria più fresca e più profumata, l'aria che annuncia l'autunno. Anche i rumori e i suoni della valle stanno mutando. Il frastuono estivo si sta dissolvendo, sfumando rapidamente nella quiete e nel silenzio della stagione morta.

Una stagione morta ormai vicinissima... Di giorno in giorno il sole si fa sempre più basso, le ombre si allungano sempre più e sui pascoli più alti emergono, qua e là, gli alti scheletri rinsecchiti dei cardi infestanti e, al limitare del bosco, inizia a comparire qualche macchia di felci giganti ingiallite e di ortiche appassite e raggrinzite. Un ulteriore malinconica avvisaglia di un'estate che è agli sgoccioli, un'estate in agonia...



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