Da Ossana al “Bosco Derniga” per il “Sentiero dello gnomo Ginerino”

 


Della località Derniga, di alcuni aspetti del suo bosco e dell'interessante e ben tenuto giardino botanico che vi si trova (un'oasi sensoriale e didattica e ricavata all'interno di un vivaio forestale da tempo abbandonato) ho già ampiamente detto e illustrato in altri miei post ( 4 passi in Val di Sole: L'orto botanico in Derniga - 4 passi in Val di Sole: Il bosco degli equiseti in Derniga ) 

Del come si raggiunge questo sito partendo dal paese di Ossana finora non ho invece scritto nulla, ed è proprio a questa carenza che intendo sopperire con questo mio post.




Indipendentemente da quanto qui racconterò, faccio comunque presente, se mai ce ne fosse bisogno, come sia sufficiente una rapida ricerca in internet per venire a conoscenza dei più comuni percorsi che da Ossana, il paese del bel castello di San Michele, conducono in Derniga.

Nei siti che ho consultato ne ho individuati tre. 

Riassumendo:

  • il percorso più consueto denominato “Dei muschi e dei licheni” coincide con l'ampia strada sterrata che collega Ossana alla Derniga;

  • il pianeggiante ”Sentiero dei Portini” che si inoltra nel bosco partendo dalla strada che sale in Val Piana alcune centinaia di metri oltre il paese;

  • infine il più ripido “Sentiero dei sensi” che partendo dalla piazza S. Vigilio sale alla vecchia canonica, attraversa il “Giardino dei sensi” e infine si inoltra nel bosco.




Ma veniamo all'individuazione e alla descrizione del percorso da me praticato.

Trovandomi nei dintorni di Ossana (...quattro passi di fine di agosto) sono stato attirato (per l'ennesima volta) dal grande pannello che, sulla strada di Val Piana, poco a monte della chiesa di Ossana, indica l'imbocco di un sentiero, il “sentiero dei Maseri” ribattezzato “Sentiero dello gnomo Ginerino”. Un sentiero mai praticato prima che, dopo molte esitazioni, mi sono finalmente deciso a percorrere... a imboccare si può ben dire quasi controvoglia... facendomi forza...




Facendomi forza... Sì perché, pur sapendo da tempo della sua esistenza, finora mi ero sempre rifiutato di percorrerlo. Ero soggiogato da una mentale resistenza ad affrontare un sentiero “addomesticato”... un itinerario che immaginavo ben “apparecchiato”, pieno di nanetti di legno (ma chissà, forse pure di gesso o di plasticaccia) posti lì per allettare lo sfortunato viandante. Un sentiero che supponevo analogo a quegli orribili giardinetti kitsch, abitati dai sette nani di Biancaneve, che ancora, di tanto in tanto, capita di vedere. Questo pensavo e soprattutto temevo....




Ma mi sbagliavo. Il sentiero si è rivelato innanzitutto molto più panoramico di quanto mi attendessi, e di gnomi, esclusivamente scolpiti nel legno, ne ho sì incontrati alcuni m, pochi in verità e non esageratamente impattanti e quindi non particolarmente molesti. Solo delle artigianali e rustiche sculture sicuramente paesaggisticamente meno fuori luogo in quel contesto boschivo di altre umane realizzazioni che costellavano la parte intermedia e finale di quel sentiero. Mi sto riferendo a quei pilastrini e a tutti gli altri vari manufatti in legno (con funzione per lo più didattica) che riportano i QR code di un gioco interattivo: il tecnologico percorso “Raimondo la volpe giramondo”, percorso che si sovrappone al “Sentiero dei sensi”, uno dei tre itinerari visti in internet di cui ho scritto più sopra.




Troppi percorsi... percorsi che confluiscono, si intrecciano, si sovrappongono... Il mio racconto si fa inevitabilmente confuso, aggrovigliato come i sentieri di cui parla.

A questo punto si rende inevitabile cercare di meglio comprendere lo sviluppo dei vari percorsi e, per quanto possibile, fare un po' di chiarezza. Una cosa è certa: il sentiero che ho imboccato, il “sentiero dello gnomo Ginerino” sale nel suo primo tratto (con le sue sculture in legno) quasi parallelo al “Sentiero dei sensi” per poi, più avanti, dopo aver seguito il confine della proprietà prativa della vecchia canonica, intercettarlo e fondersi in esso. Ed è da questo punto in avanti, immersi nel bosco di abeti, che oltre agli gnomi si iniziano ad incontrare i QR code del percorso “Raimondo la volpe giramondo”. Codici di un gioco didattico (quiz e indovinelli) posti lì per quei bambini che anche in vacanza restano degli irriducibili amanti della tecnologia, ma che, si auspica, siano pure molto desiderosi di apprendere qualcosa in più sui boschi della Val di Sole.




Insomma il sentiero che ho scelto si è rivelato particolarmente affollato... percorsi che si incrociano, si incontrano e si sovrappongono... sculture di gnomi, strutture didattiche in legno, di varia genere e natura, riportanti o meno i codici per i racconti della volpe Raimondo o per il Biorienteering, ... non si può negare che lungo questa passeggiata non abbia incontrato un notevole affollamento (purtroppo non di umani...) per non dire una certa confusione...




Una confusione comunque tutto sommato accettabile se utile ad attrarre visitatori, soprattutto famiglie con bambini interessati a conoscere meglio l'ambiente nel quale si trovano immersi... e soprattutto a concludere la loro passeggiata nel giardino botanico del bosco Derniga, ricco non solo di pannelli didattici ma anche di numerose postazioni che permettono di scoprire, utilizzando i cinque sensi, molti aspetti, particolarità e curiosità dell'ambiente boschivo dei dintorni.




Ciò detto... ... ho comunque scelto per il ritorno un percorso meno “animato”: sono sceso per la strada forestale (il percorso più tradizionale ora denominato “Percorso dei muschi e dei licheni”) ricollegandomi all'itinerario scelto per la salita solo in basso, poco sopra il paese. Solo all'altezza della località Belvedere che sovrasta Ossana ho infatti imboccato un panoramico sentierino che, mi ha ricondotto poco sopra la vecchia canonica, al “Sentiero dello gnomo Ginerino” o, a scelta, al più diretto “Sentiero dei sensi”.



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Chiarori e ombre tenebrose nel bosco di luglio


“Lascia di quanto in quanto i sentieri battuti e inoltrati per i boschi.

Troverai certo qualcosa che non hai mai visto prima.

Probabilmente si tratterà di una piccola cosa, ma non ignorarla.”

Alexander Graham Bell 


Metà luglio. Mi perdo tra la lussureggiante vegetazione del bosco. Avanzo piano esplorando ogni angolo alla ricerca di colorazioni, forme e composizioni vegetali illuminate qua e là dal sole del mattino o arricchite dalla rugiada della notte.




L'infinita gamma delle delicate tinte primaverili è ormai introvabile, con il sopraggiungere dell'estate si è unificata in una intensa monotona distesa verde, un monocromatico mare verde dal quale solo qua e là emergono delle minuscole isole di colore diverso, un fungo, delle orchidee maculate, una fragola ben matura, un fiore primaverile sbocciato in ritardo...





Ma nella selva più folta, nel bosco più fitto dove il cielo scompare è comunque possibile assistere anche in piena estate a degli incantesimi, a delle autentiche magie... a una di quelle meraviglie che la natura dispensa in ogni stagione e quindi anche in questo periodo estivo, periodo che, a onor del vero, non è ambientalmente particolarmente allettante.





Magie... Intensi bagliori che illuminano piccoli tratti di sottobosco migrando lentamente da un punto all'altro, da una felce a quella più prossima, da un isolato equiseto a quelli circostanti, da una ceppaia rivestita di muschi a quella vicina coperta di mirtillo rosso... E' il sole forte di luglio che con i suoi raggi infuocati buca le fronde degli abeti e i ramosi cespugli di nocciolo proiettando oasi luminose nel sottobosco ma non solo, al limitare della foresta o nelle sue rare e piccole radure, anche sull'erba inzuppata dalla pioggia della notte, sulle piante di mirtillo nero, sulle acetoselle, sui giovani faggi, sugli alti cardi...





Sottili lame di luce che nel chiuso del bosco creano incredibili artifici fatti di intensi chiarori, di sfolgorii improvvisi, di umide lucentezze... il tutto nell'ombra più scura e profonda che un impenetrabile tetto di chiome compatte ha disteso ovunque.





La luce del sole rovente di luglio accende l'ombroso verde del bosco. Ma solo qua e là... Dove impatta rianima il verde spento del sottobosco, l'uniforme tinta del fogliame... dona nuova vita alla selva, anche la più densa e oscura creando giochi di luce fatti di abbaglianti chiarori immersi nell'ombra più profonda. Luci violente e ombre impenetrabili: stupefacenti contrasti.



"Nel momento in cui finalmente diamo attenzione a ogni cosa, anche un filo d’erba può diventare un misterioso, fantastico, indescrivibile magnifico mondo a sé."

Henry Miller

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Quei fiori di prato scampati ad una fienagione più volte posticipata...

Moltissimi fiori... molti come raramente mi è accaduto di trovare nei prati dell'Alta Valle a metà giugno. Folte distese di margherite in piena fioritura sfuggite alla tosatura dei prati, ad una fienagione più volte rinviata per l'instabilità del tempo, per l'incessante susseguirsi di piogge e piovaschi durante questa meteorologicamente anomala primavera.

 

Ma non solo margherite, anche altri fiori. Fiori coloratissimi che, sparsi qua e là, rompono la verde monotonia del piano e di primi pendii della valle: sono gerani, trifogli, erba del cucco, campanule, diverse ombrellifere e qualche altra specie che non conosco.



Una policroma varietà che attrae, che invita a percorrere la strade e le stradine che costeggiano o che dividono i prati di fondovalle o gli strette mulattiere che iniziano ad inerpicarsi sui bassi versanti tra terreni coltivati e terreni boscati. Sollecitano a muoversi, a fare quattro passi nelle praterie, tra l'erba alta e matura... a fare rapide sgambate sulle piste che delimitano i lotti prativi o su quelle che li penetrano a fondo, a chiudere dei giri ad anello... sempre immersi in un verde che tende ormai al giallastro, un verde picchettato dalla brillante policromia dei fiori che si asciugano al sole dopo l'ennesimo acquazzone.



L'ennesimo acquazzone...... Un susseguirsi così continuo di giornate fredde e piovose come quelle di questo di aprile e di questo maggio non è una allarmante novità, è un fatto normale, sempre accaduto seppure raramente anche in passato. Così per le nevicate (talvolta vere e proprie tormente di neve) che più volte in questa primavera hanno interessato non solo l'alta montagna (abbondantissime), ma anche il fondovalle.



Freddo persistente, vento, piogge continue e neve fuori stagione vanno considerati (o meglio sono sempre stati considerati) delle bizzarrie primaverili, delle bizzarrie meteorologiche destinate a verificarsi di tanto in tanto. Accadimenti che rientrano in una normale sequenza climatica di lungo periodo. 



Eventi “da mettere in conto”, casualmente ripetitivi e non particolarmente preoccupanti ma solo molto spiacevoli; eventi così “spiacevoli” da essere contrassegnati come dalle maledizioni (“Maledetta primavera!”e ben altro...) dalla popolazione, dagli operatori turistici e soprattutto dagli agricoltori che vedono compromessi i loro raccolti di fieno, di ortaggi e di frutta.



Ma sarà proprio così? A ben guardare, da qualche decennio, le singolarità climatiche (e quindi anche questo lungo periodo freddo, ventoso, piovoso e nevoso) non sono proprio una rarità... Gli eventi meteorologici estremi di varia natura si sono fatti sempre più intensi e più frequenti interessando l'intero anno, tutte le stagioni, non solo la primavera...



Che il clima stia cambiando è innegabile, e io sono propenso a pensare che anche l'andamento meteorologico di questa strana primavera 2024 non sia solo un evento episodico ma che (pur non avendone le prove) possa rientrare nel quadro complessivo della mutazione climatica in atto. Lo credo e lo dico, anche se non posso avere certezze (ma chi le ha?). La mia, quindi, è solo un'opinione... basata però sull'osservazione di quanto sta succedendo, una convinzione suffragata da molti indizi.



In ogni caso meglio essere cauti, rifarsi al “principio di precauzione” e davanti a tanti anomali eventi (compresa questa brutta primavera), riflettere su quello che potrebbe accadere in un futuro non lontanissimo se non si interviene subito e drasticamente limitando l'ulteriore immissione di gas serra nell'atmosfera... Impegnarsi, partecipare in prima persona per quanto possibile... Fare... perché soltanto maledire questa anomala primavera non serve assolutamente a niente....



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