...sull'ultima neve tra Mezzana e Pellizzano
Bella passeggiata sul fondovalle, tra i
paesi di Mezzana e di Pellizzano, in un luminoso pomeriggio di metà
febbraio. Ho girovagato parecchio, senza una meta precisa, calcando
con i miei scarponcini più leggeri sia l'asfalto (e il ghiaccio)
della pista ciclopedonale che la neve che ancora
copriva la gran parte dei prati falciabili sulla sponda sinistra del
fiume Noce. Neve molliccia perché intiepidita durante l'intera
giornata dai raggi di un sole ormai alto... neve che iniziava a
squagliarsi al contrario della neve più compatta, ancora gelata, del
versante opposto, il versante ombroso della valle dove passa la
ciclabile e che, dagli anni 60-70 del secolo scorso, accoglie, in quota, il
“luna park” dello sci da discesa.
Presumevo che quella neve, tutta, fradicia o gelata che fosse, sarebbe comunque stata l'ultima che avrei
calpestato... Mi sbagliavo. Evidentemente non avevo fatto i conti con il
cambiamento climatico, con un clima reso imprevedibile dal
riscaldamento globale, con un clima che, dopo le abbondantissime
precipitazioni nevose d'inizio novembre, precipitazioni del tutto
fuori stagione, non aveva più elargito altre consistenti nevicate
durante tutti mesi successivi... Non avevo considerato
l'imprevedibilità di un "clima impazzito" che, dopo il lunghissimo
periodo invernale asciutto, ha inaspettatamente atteso i primi giorni di marzo,
per ”donare” nuovamente la neve, molta neve, neve ancora fuori stagione, neve alle porte della primavera.
Ma torniamo alla mia passeggiata...
Rieccomi sulla ciclabile di fondovalle dove non sono il solo "viandante" che si
sta godendo il sole di febbraio... Incontro infatti parecchie altre
persone che si limitano a camminare accontentandosi di apprezzare il
bel panorama innevato sull'alta valle, rinunciando, magari solo per
un giorno, al saliscendi dei “consumistici” impianti di risalita
e delle piste ritagliate nel bosco, che tanti squilibri hanno
arrecato e arrecano al nostro ambiente
montano.
Raggiunto e superato il pont dele
caure (ponte delle capre), a metà strada tra Mezzana e
Pellizzano, inizio ad “esplorare” l'ampio pendio prativo che si
distende in leggera pendenza ai piedi del versante solatio della
valle. Avanzo al margine del fiume, lungo le sue sponde, dove in una
stretta fascia di suolo sottratto al prato, vegetano numerose piante selvatiche di latifoglie arboree ed arbustive le cui forme
legnose, nude, scheletriche e contorte non possono non attirarmi...
Un gruppo di quelle ombrose piante immerso nella luminosità dell'ultima neve merita una interruzione del mio
girovagare, o meglio, mi obbliga, quasi, ad una breve sosta nei suoi pressi. Si tratta di tronchi scuri e di grossi polloni avvolti nel balenio dei loro rametti spogli e
nel luccichio delle acque del Noce che, ai loro piedi, scorrono calme verso valle. Un bel controluce ma difficile da immortalare fotograficamente...
Poco più avanti, vale
nuovamente la pena di soffermarsi in riva alla magra corrente
invernale del Noce. Le acque qui scorrono più veloci, quasi
impetuose, in un alveo più ripido e più stretto ma ben racchiuso
tra alti argini naturali sempre coperti da una selvatica vegetazione.
La vegetazione che in
inverno racchiude il fiume lungo questo tratto del suo percorso è
solo cespugliosa ed arborea. E' una vegetazione fatta di tronchi e di ramaglie nude,
spoglie, prive di foglie... Non potrebbe essere altrimenti... siamo
solo a febbraio e la primavera, a questa altitudine, è ancora molto
lontana. Tra qualche mese tutto sarà diverso, tutto sarà verde,
tutto sarà vivacemente verde. Alte erbe rivestiranno gli argini del
fiume, nascondendo il piede degli alberi mentre, qua e là, piante
rampicanti ne avvolgeranno le chiome finalmente lussureggianti.
Proseguo, sempre sulla neve, distanziandomi, a poco a poco, dalle sponde
del fiume, orlate, in questo tratto, da alte piante arbustive di
salice. Il vivido aspetto dei loro tronchi e dei rami principali,
interamente coperti di coloratissimi licheni mi sorprende.... mai,
prima d'ora, avevo visto un simile sfoggio di chiazze così intensamente
gialle e così densamente compatte sulle cortecce di queste, come di
altre specie di piante...
Mi sto allontanando sempre più dal corso d'acqua. Risalgo i prati e osservo il panorama che si apre sia verso
valle che, più ampio e attraente, verso monte, verso l'Alta Valle,
verso Pellizzano, verso la conca di Ossana e l'antico borgo di
Terminago che occhieggia dai ripidi pendii del versante solatif
(solatio) della valle.
Seguo da lontano, dall'alto del pendio innevato, la
corrente del Noce fermandomi, di tanto in tanto a cogliere e
immortalare qualche scorcio reso interessante dalla luce radente del
sole che inizia a calare. La neve che si sta squagliando
rivela i contorti percorsi delle arvicole tracciati sotto la neve
compatta durante i mesi scorsi. Sono disegni astratti, una vista non
particolarmente rara ma comunque sempre curiosa e interessante, testimonianza di come la vita prosegua anche sotto il gelido manto invernale.
Il sole è sempre più basso, le
ombre si fanno sempre più lunghe e più estese. E' ora di rientrare.
Lentamente inizio a dirigermi verso il “Ponte delle capre”,
ritorno indietro cambiando in parte il percorso dell'andata.
I raggi radenti del sole ormai
vicino al tramonto filtrano tra la chiome degli abeti e dei larici.
Sfiorando delicatamente i prati distendono nastri dorati sia sul
manto nevoso sia sul terreno scoperto. Le zone non baciate dalla
luce, si coprono di ombre, impenetrabili sulla terra nuda e
azzurrognole sulle chiazze di neve sopravvissute ai tepori di metà
febbraio.
Il sole sta per tramontare quando
arrivo al pont dele caure... Lo
attraverso scavalcando le acque ancora luccicanti del Noce e mi
ritrovo ai piedi del versante gelido della valle, sulla sponda destra
del Noce ormai deserta e totalmente in ombra.
Quando, raggiunta la pista
ciclopedonale, inizio a dirigermi verso Mezzana il sole ha ormai
completamente abbandonato il fondovalle. La calda atmosfera che mi ha
accompagnato durante la mia lunga passeggiata si è dissolta. Ora il
sole illumina solo il versante fortunato della valle dove si
trovano arroccati antichi villaggi un tempo densamente abitati e ora,
con il sopraggiungere della modernità, quasi del tutto
abbandonati. Per il resto solo estensioni ombrose, in buona parte
ancora coperte da un manto nevoso già velato d'azzurro, l'azzurro scuro che annuncia il crepuscolo. Un panorama bello ma decisamente glaciale... un ambiente ancora decisamente invernale che, dopo la
luminosità, il sole e il tepore primaverili del primo pomeriggio, rischia di gelare, oltre alle mani e al viso, anche l'anima.
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