Ho raggiunto la Val Piana partendo dal Taiadon alla periferia di Ossana. Da lì vi sono salito percorrendo il “sinter de la lec”, un tracciato particolarmente suggestivo che, nel suo tratto iniziale, costeggia una vecchia canaletta di irrigazione per poi proseguire a fianco dell'impetuoso torrente che precipita a valle.
Mi
ci sono recato all’inizio
di settembre, quando, al termine
dell’affollato periodo ferragostano, la presenza dei
vacanzieri è decisamente più contenuta, quando la confusione estiva non impatta
più di tanto sull’immobile
tranquillità della distesa dei suoi pascoli e dei suoi boschi... quando non disturba, ma
anima con discrezione l’ambiente favorendo pure dei simpatici
incontri.
Una
vera isola di pace e di serenità:
questa è la Val Piana a fine estate… tutta verde e
ancora ben assolata,
bella più che mai.
Un paesaggio antico, sostanzialmente integro, ben conservato, prati e
macchie boscose, acque libere e limpide, impervi pendii rivestiti
di conifere, un fondale di rupi e di
cime rocciose baciate dal sole e dalla neve...
Un panorama ameno, quieto,
rilassante... rasserenante.
Una minuscola valle alpina
a cui mi legano tanti giovanili ricordi…
Avanzo procedendo lentamente sul fondovalle ancora immerso
nell’ombra densa del
mattino. Seguo per un breve tratto il corso pianeggiante del torrente
evitando, per quanto possibile, di calpestare la stradina asfaltata.
Sono assorto, ammaliato
dalla vista del Corno di Bon rischiarato dal primo sole. L'incanto viene scombussolato dall'mprovvisa
comparsa di una mandria di mucche in rapida
calata dalla malga.
Più
tardi, quando il sole, emerso a fatica
dalla sommità boscosa
della Piramide,
inizia ad inondare di luce il pianoro,
abbandono
il percorso canonico e penetro, sulla sinistra, nell’unico
prato umido,
leggermente paludoso,
della Val Piana.
Sono
irresistibilmente attratto
dal giocoso scontro tra
la
nuova luminosità e l'ombra profonda che ancora avvolge parte del pianoro. Sono affascinato
dai
bagliori provenienti della
fradicia vegetazione palustre inizialmente solo sfiorata e poi decisamente inondata dai raggi solari che stanno conquistando
la zona... distese
erbacee sfavillanti
sul fondale boscoso ancora
buio, balenii
improvvisi nella brezza
mattutina emergenti dalle ampie
ragnatele tese
tra alti cardi rinsecchiti,
coriacee piante palustri
grondanti di rugiada, scintillanti
al
primo
sole,
un paesaggio a tratti dissimulato da densi vapori ben
localizzati e
da più estese
lievi foschie...
Una continua scoperta: rari
fiori di palude, ragnatele asperse
di rugiada distese ovunque, enormi
ragni racchiusi in gusci d'acqua e
ancora intorpiditi
dal gelo
della notte…
Abbandono
la zona paludosa, ma
solo quando il sole è già
molto alto.
Il tempo
è volato mentre percorrevo
in lungo ed in largo il vasto
prato umido… Si è fatto
tardi ma decido comunque di raggiungere la malga di
Val
Piana ripromettendomi di
evitare ulteriori
distrazioni. Mi limito quindi
ad ammirare il paesaggio e a
scattare qualche settembrina panoramica.
E
così sarà anche durante la
veloce discesa dalla
malga e il ritorno ad Ossana sempre su “sinter de lalec”… E,
ritornando sui miei passi, avrò
modo di riflettere su questa
mia brevissima escursione, di
meditare un attimino su
quanto visto e vissuto...
Ho
trascorso una bella
mattinata, sono soddisfatto.
Ho
rivisto la Val Piana, una località, ancora sostanzialmente
intatta, che conserva quasi
integre le
sue antiche caratteristiche ambientali, al
contrario di molti altri siti, più o meno prossimi, dove la
fisionomia
originaria
è stato ampiamente
modificata,
snaturata... rincorrendo le sirene di un turismo poco sostenibile.
Mi resta
solo da sperare
che questa stupenda piccola valle si conservi sempre così, intatta... mantenendo lo splendore della sua attuale
sembianza.
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