Mucche al pascolo in Val Piana

 


Val Piana: come dice il suo nome è una (minuscola) valle pianeggiante. Si trova a monte dell'abitato di Ossana. E' tenuta a pascolo e i suoi ripidi versanti sono ricoperti di conifere: abete rosso, larice e in minor quantità abete bianco. La si può raggiungere anche in automobile percorrendo una strada, recentemente sistemata e resa più agibile e sicura (1,5-2 Km), che, attraversata la periferia del nucleo abitato (sui primi pendii della montagna), si inoltra nel bosco per uscirne solo a meta raggiunta. Personalmente preferisco salirvi a piedi per il “Sentiero della lec” che in una quarantina di minuti porta all'imbocco della Val Piana attraversando degli ambienti molto particolari che meritano veramente di essere esplorati. Questo suggestivo percorso è descritto in alcuni post di questo mio blog: ( 4 passi in Val di Sole: Sul sentiero della "lec"  -  4 passi in Val di Sole: "El sinter de la lec" ).



Io sono amico della Val Piana. Da sempre. Ma dire che mi sento amico di questa piccola valle è alquanto riduttivo. Alla Val Piana io voglio veramente bene... ne sono innamorato. Sono moltissimi i ricordi di gioventù che ad essa mi legano. Ora, durante la mia terza età, anche per rinverdire le riminiscenze d'altri tempi, la visito ancora, spesso, parecchie volte all'anno. Però, a differenza di ieri, adesso vi salgo soprattutto durante le “belle stagioni”, le stagioni di mezzo, la primavera e l'autunno quando il bosco. il pascolo, il fondale montagnoso, si vivacizzano, si tingono a festa. E in Val Piana, nonostante i cambiamenti degli ultimi decenni, trovo ancora un ambiente complessivamente integro, sostanzialmente non urbanizzato... scorgo ancora l’impronta di un paesaggio antico, ricco di prati ancora ben tenuti dove in estate pascolano numerose le mucche, condotte all'alpeggio, a monticare la malga... proprio come in passato, come nel “tempo che fu”.



Comunque credo di non essere il solo a bearmi alla vista del bucolico ambiente della Val Piana. Sono ormai molte le persone che cercano siti integri, non omologati alle sirene dello sfruttamento turistico intensivo, che prediligono zone come la Val Piana dove l'approccio all'accoglienza avviene all'insegna della sostenibilità ambientale... come, così almeno a me sembra, siano sempre meno i turisti che in inverno cercano esclusivamente la montagna contraffatta, trasformata in un luna park dai giostrai degli impianti a fune, la montagna della neve programmata ovunque e comunque... Ma forse qui mi sto illudendo... probabilmente si tratta solamente di un mio desiderio...



Sì, perché non riesco a non sperare che il buon senso prevalga... che, anche alla luce di un cambiamento climatico sempre più evidente, si interrompano o quantomeno si limitino fortemente gli interventi di “snaturamento” della natura, quelle deleterie invadenze che hanno costantemente caratterizzato gli ultimi decenni sacrificando la montagna sull'altare dell'interesse economico immediato. Che prevalga finalmente un rispettoso connubio tra ambiente e insediamento umano a fini turistici... che, dove possibile, l'esercizio del turismo si integri maggiormente con le tradizionali attività agro-sivo-pastorali e artigianali della zona puntando ad uno sviluppo sostenibile non dettato esclusivamente dalle mode o dalle manie del momento. Che si punti ad una crescita forse, più contenuta, ma sicuramente più duratura, stabile e diffusa.



E' quanto, da tempo, si sta facendo in Val Piana. Attualmente vi si fa un turismo soprattutto estivo. Un turismo di buon richiamo che può, per molti aspetti, rappresentare, nel suo piccolo, un esempio per altre località di come “fare turismo” senza devastare il sito in cui si opera. Un esempio di come “fare turismo” nel rispetto del paesaggio e più in generale dell'ambiente in cui si opera. Val Piana, pur attirando numerosi visitatori, si è infatti conservata sostanzialmente integra nella sua antica veste agreste e questo contrariamente a quanto è accaduto ad altri analoghi vicini siti di montagna, siti eccessivamente antropizzati, talvolta urbanizzati in modo speculativo o quantomeno disordinato per non dire selvaggio... siti che in nome di un momentaneo vantaggio economico e di una confusa visione del progresso sono con buone probabilità destinati a produrre, nel medio e nel lungo periodo, più svantaggi che vantaggi.



Le mucche al pascolo sui prati della Val Piana (da me riprese verso a fine della stagione estiva in un ambiente ormai quasi privo di visitatori) assieme alla malga, che le accoglie (malga che per l'ospite è luogo di ristoro e di acquisto di prodotti caseari) si possono, in questo caso, considerare l'emblema di un turismo non imposto da mode passeggere, di un turismo non invadente che non distrugge l'ambiente, anzi, lo conserva e, se ben interpretato, lo può pure notevolmente valorizzare...



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