Debutto d'autunno in Val Piana

 

L'autunno è ormai alle porte. Gli indizi sono ormai numerosi. Tra i tanti anche le nubi che nascondono il fondovalle accarezzandolo di primo mattino. Più che nubi sono formazioni nebbiose, dense foschie, che con il sorgere del sole si alzano lentamente per poi diradarsi pian piano fino a dissolversi del tutto durante le ore più calde.



Non ci sono dubbi: ormai ci siamo... E' sufficiente guardare il calendario. L'estate è giunta agli sgoccioli... Non mi resta che rassegnarmi cercando di accettare questa nuova stagione che, volente o nolente, è ormai iniziata. Devo assolutamente cercare di adattarmi a questo esordio d'autunno, a questo preludio di suggestivi paesaggi autunnali che, come sempre molto fugaci, apriranno poi subito le porte al buio e al gelo invernali. E così faccio. Lo faccio accogliendo questo inizio d'autunno con una breve scarpinata ai piedi dei monti che sovrastano il paese di Ossana. La mia meta sono i prati e i boschi della Val Piana e credo che miglior destinazione per questa mia prima uscita non potrebbe proprio esserci.



Detto, fatto. Salendo dal “Sinter dela lec” raggiungo rapidamente la Val Piana dove mi trovo immerso nel più assoluto silenzio. L'estate con il rumoroso viavai di turisti appiedati o in automobile è un lontano ricordo. Non si odono nemmeno più i campanacci delle mucche al pascolo: la malga con l'annesso agriturismo è chiusa da giorni.



Avanzo lungo la valle. I prati, fradici di rugiada, sono ancora verdissimi ma tra le basse erbe che le mucche hanno brucato a fondo durante tutta l'estate, emergono, qua e là, gli alti scheletri rinsecchiti dei cardi infestanti e le chiazze di ortiche e di felci appassite e infreddolite.



Gli ontani e le betulle che delimitano il pascolo conservano ancora le loro densa chioma ma le foglie indurite dal fresco della notte iniziano ad accartocciarsi, a raggrinzirsi opacizzando la loro brillante colorazione.



La valle è avvolta nell'ombra del mattino. Ombra oscura e umida... Ambiente freddo, mesto, malinconico... atmosfera già autunnale, anzi, quasi da autunno avanzato. Il cielo è parzialmente coperto. Il sole deve ancora mostrarsi ma non si nasconde dietro le nubi bensì dietro i monti. Nonostante l'ora avanzata ancora fatica ad emergere dal versante della “Piramide” e dei “Crozi dei Meoti” che sovrastano la valle da levante.



Il paesaggio in assenza di quella luce che vivacizza l'ambiente, esaltando forme, contorni e colori, è spento, monotono. Per ora solo lo sfondo, con i suoi monti più alti, le creste, già innevate, delle Pale Perse e del Corno di Bon sono rischiarate da un sole ancora alquanto fiacco.



Avanzo e ancora avanzo... inoltrandomi sempre più in una Val Piana che finalmente, seppure a poco a poco, riprende il suo seducente aspetto... Il sole ha infatti iniziato, lentamente e con grande fatica, a superare il versante ombroso che così a lungo l'aveva celato. Ha iniziato ad occhieggiare cercando di ravvivare e riscaldare il fondovalle con i suoi raggi ancora caldi.



Ora il sole è interamente emerso dalle ripide creste dei “Crozi dei Meoti”. Inonda boschi e pascoli fradici di rugiada. Dal terreno, al tepore dei suoi raggi, si alza una biancastra nebbiolina. Un inconsistente vapore inizia ad aleggiare sull'erba bagnata offuscando i primi piani del paesaggio mentre il fondale dei monti di “Caldura” e del “Giner” si fa invece sempre più limpido e luminoso,.



Il panorama è velato della foschia: pallidi cespugli e fantasmi d'alberi stillanti gocce dorate... Ma dura ben poco. Solo qualche minuto. Il pascolo è subito asciutto: splendore e brillantezza ovunque.

La mia mattinata in Val Piana è giunta agli sgoccioli. Lungo il percorso a ritroso non mancano altri segni dell'autunno incipiente: gli ultimi funghi rinsecchiti, le felci rossicce già secche e accartocciate, le foglie dorate sugli aceri... Un ulteriore anticipo della stupenda policromia di fine ottobre alla quale inevitabilmente seguiranno i lunghi e tediosi mesi invernali... Rassegniamoci.



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