Ritorno, dopo poco più di un anno, in Val Pudria, salendo all’alba per la frequentatissima stradina che porta al lago artificiale di Pian Palù. Ho parcheggito l’auto al Fontanino di Pejo e dopo venti minuti mi trovo già a monte della diga, presso la malghetta di Celentino.
Procedo quindi per il sentiero, ben segnato, che, sulla sinistra, poco oltre la malga, sale nel pascolo alberato, sul versante che sovrasta il lago. Il sole si è levato da poco e dipinge le cime circostanti di calde tonalità rosso aranciate. Lo stretto sentiero si inerpica più o meno ripido, nell’ombra del primo mattino, zigzagando tra radi boschi di conifere, fitte macchie di ontano verde e alte erbe punteggiate qua e là dal blu intenso dell’aconito.
Poi il percorso si fa quasi pianeggiante e prosegue nella boscaglia, tagliando il versante che degrada ripidissimo verso il fondovalle del Fontanino. A tratti, tra le fitte e scure fronde degli abeti, dei larici e dei cembri, filtrano i primi raggi di sole che ravvivano erbe e fiori lungo il sentiero accendendoli con la luce radente del primo mattino.
Finalmente, dopo un'ora e mezza di lento cammino, si apre la Val Pudria con il suo bel pascolo pianeggiante ed il rio che l’attraversa sinuoso. La valle è ancora in ombra, e tra l’erba alta e grondante rugiada riposano le manze e le vitelle all’alpeggio.
Sullo sfondo, ormai ben illuminato dal sole, spiccano le cime del gruppo Ortles Cevedale, in parte nascoste dai larici secolari che delimitano il prato.
Raggiungo il “baito”, ristrutturato alcuni anni fa dai cacciatori che in questa zona, in autunno, salgono sui versanti della montagne circostanti in cerca di cervi e camosci. Nel “baito”, sempre aperto a tutti, si può pernottare (due comodi letti a castello per quattro posti), e cucinare; mancano però i servizi igienici e l’acqua è disponibile cinquanta metri più a valle in una rustica fontanella che però durante questa stagione particolarmente arida non butta una goccia... Comunque nessun problema perché, poco più distante, una abbondante sorgente perenne alimenta nientemeno che l’acquedotto di Pejo Terme…
Percorro in lungo e in largo il pianoro cercando di cogliere e fissare con la macchina fotografica il contrasto tra l’oscurità del luogo ancora al buio e la luminosità del fondale: impresa difficile, quasi impossibile…
Decido quindi di attendere che il sole, sopravanzando le creste sovrastanti, rischiari il pascolo e nel frattempo mi riposo nei pressi del “baito” rinunciando a proseguire oltre.
Potrei salire nell’alta valle per poi, seguendo un sentiero che taglia il versante a picco sul lago di Pian Palù, raggiungere la Val Comiciolo e discendere alla Malga di Celentino chiudendo così un percorso ad anello o, continuando da quest’ultima valle, salire ancora, e ancora, fino alla cima del Redival, per calare poi in Val di Strino. Ma questo è veramente troppo per chiunque! Non è in ogni caso opportuno alla mia età proseguire in solitudine anche poco oltre, su sentieri scarsamente frequentati dagli escursionisti. Sono lontani i tempi in cui potevo permettermi di portare a termine, quasi ogni estate, salite solitarie anche alquanto impegnative…
Ridiscendo quindi tranquillamente a valle, dopo aver scattato le ultime fotografie, più che soddisfatto per la mattinata trascorsa nella bella Val Pudria, un gioiello che vale veramente la pena di conoscere e di frequentare ogni anno.
Dalla Val Pudria osservo il monte Vioz con le sue due cime, la cima principale e la PuntaLinke (posta alla sinistra della cima Vioz, come si intuisce dalla genesi del suo nome). Come è cambiato l’aspetto di questa montagna nel corso degli anni! Quando salii per la prima volta sul Vioz, cinquant’anni fa, Punta Linke sporgeva appena (due metri o poco più) dal ghiacciaio. Ora si distacca nettamente dal pianoro innevato, elevandosi per molti metri, ad ulteriore conferma del ritiro dei ghiacciai dovuto al cambiamento climatico in atto. Nessun ricercatore nega più l’evidenza dell’innalzamento della temperatura media terrestre e ormai quasi tutti gli studiosi concordano nell’individuarne la causa o la concausa, più o meno determinante, nell’effetto serra, dovuto in gran parte all’aumentata concentrazione dell’anidride carbonica nell’atmosfera. Ben venga quindi il deciso intervento, di questi giorni, del presidente degli Stati Uniti volto a limitare drasticamente l’immissione dei gas nocivi in atmosfera. Attendiamo fiduciosi nella speranza che i grossi interessi in gioco non annullino, anche questa volta, le buone intenzioni e con esse le nostre aspettative… |
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