La Val di Strino è una delle più
belle località montane della valle. Mi attrae sempre più e infatti
con il passare del tempo la visito sempre più frequentemente, vi
salgo più e più volte ogni anno, dall'inizio della primavera al
tardo autunno...
Quando la neve inizia a ritirarsi anche
alle quote più elevate, raggiungo i dintorni della malga per
osservare e fotografare i miei fiori preferiti, gli anemoni primaverili mentre le marmotte, appena uscite dal letargo, si
rincorrono sul prato dandosi alla pazza gioia. Più avanti vi ritorno
per raccogliere qualche cespo di radicchio dell'orso lungo la strada
militare che conduce al Forte Zaccarana con l'incerta speranza di imbattermi in un gregge di mufloni o in un capriolo al
pascolo. Durante l'estate non mancano le escursioni più impegnative.
Esploro i dintorni di questa stupenda, piccola valle raggiungendo i
ruderi di Malga Mezzolo, il Bait del Vedeler o le più lontane
valli Saviana e Verniana e non manca di certo l'escursione alla Città Morta o alla Bocchetta di Strino sul sentieroo per la Cima Redival con l'inevitabile sosta sulle sponde panoramiche dei due laghetti di
Strino...
Però, ripensandoci bene, mi accorgo,
devo dire con una certa meraviglia, che, pur avendo frequentato
spessissimo la bassa valle e i suoi dintorni, da più di tre anni non
salgo fino ai Laghetti di Strino... Mi sembra quasi impossibile...
Mai era trascorso tanto tempo dall'ultima mia escursione sugli alti
pascoli di questa incantevole valle.
Decido quindi, con il mio amico di
sempre, di non interromper ulteriormente una tradizione consolidata e di raggiungere, per l'ennesima volta i “laghetti” prima
che la neve imbianchi la montagna rendendo impossibile l'escursione.
Di buon mattino, parcheggiata l'auto su
di uno slargo della statale del Tonale, imbocchiamo la strada
sterrata ex militare chiusa al traffico veicolare che conduce ai
forti Mero e Zaccarana ma che, con una digressione, arriva anche alla
Malga Strino. Mezz'ora di comodo cammino, quattro tornanti per
superare il ripido versante coperto dal bosco fitto e la strada
inizia a fiancheggianre i pascoli più bassi della valle. l primi raggi
del sole infuocano le cime sullo sfondo... poi lentamente
il chiarore raggiunge anche le alte praterie, scende sul lariceto
illuminando le chiome ambrate degli stentati e contorti alberi d'altura, i
larici, tutti ormai in veste autunnale...
Oltrepassiamo la malga. Tutto è silenzio. Lo
scampanio estivo delle mucche al pascolo, il richiamo del pastore,
l'abbaiare dei cani e il chiassoso schiamazzo delle comitive di
giovani gitanti sono solo un lontano ricordo. Silenzio. Un silenzio
quasi innaturale... Mancano pure i fischi delle marmotte che quassù, da
sempre, popolano i prati in colonie numerosissime. Da qualche giorno le marmotte sono in letargo, addormentate nelle loro profonde tane.
Il sentiero si fa più stretto. Sale
più ripido, a tornanti, superando un'ultima fitta macchia di bosco.
Poi finalmente raggiunge uno slargo pianeggiante, al limite della
vegetazione arborea.
Riprendiamo fiato in riva a torrente... Siamo già stanchi, in dubbio se proseguire o meno... se cambiare meta deviando verso la più vicina Città Morta. Poi il binocolo ci mostra un branco di stambecchi, lassù in alto, proprio in corrispondenza alle balze che serrano uno dei due laghetti... e la fatica svanisce quasi d'incanto. Rinfrancati e rinvigoriti riprendiamo a salire fantasticando su di un possibile, eccezionale scatto fotografico che vede, in primo piano, gli stambecchi specchiarsi nelle limpide acque del lago e, sullo sfondo, la bianca vetta della Presanella.
Riprendiamo fiato in riva a torrente... Siamo già stanchi, in dubbio se proseguire o meno... se cambiare meta deviando verso la più vicina Città Morta. Poi il binocolo ci mostra un branco di stambecchi, lassù in alto, proprio in corrispondenza alle balze che serrano uno dei due laghetti... e la fatica svanisce quasi d'incanto. Rinfrancati e rinvigoriti riprendiamo a salire fantasticando su di un possibile, eccezionale scatto fotografico che vede, in primo piano, gli stambecchi specchiarsi nelle limpide acque del lago e, sullo sfondo, la bianca vetta della Presanella.
Quando arrivo sulle sponde del primo
lago, dopo aver distaccato il mio amico nell'ultima salita (l'amico
stava comunque salendo in compagnia di una cortese, solitaria
escursionista che ci aveva raggiunti), gli stambecchi erano
scomparsi, avevano lasciato la zona...
A fatica supero la delusione stregato
dall'incantevole paesaggio che mi circonda. I due azzurri laghetti
immersi negli autunnali colori bruciati delle alte praterie dominano
la scena ma sullo sfondo si impone anche la bianca cima della Presanella...
Poi sollecitato dalla ormai nostra
compagna di avventure ( mi incoraggia: "la montagna riserva sempre qualche
sorpresa”) riprendo il cammino
in sua compagnia mentre l'amico di sempre si limita ad esplorare i
dintorni dei laghi. Saliamo ancora, faticosamente, diretti verso la
Bochetta di Strino alla ricerca degli “stambecchi che non ci sono”,
che sono spariti... ma questa volta la fortuna è dalla nostra parte.
Ben presto individuiamo un possente maschio sdraiato sul crinale che
divide la nostra valle della Val Montozzo. E' parecchio distante,
verso il Torrione di Albiolo che durante la grande guerra fu teatro
di aspre, sanguinose contese. Troppo lontano per il momento... Proseguiamo e,
sbucando da una ripida scarpata, avvistiamo, al di là di un slargo
pianeggiante, un secondo imponente esemplare. E' sdraiato al sole su
di uno spuntone roccioso, sta dormendo con la testa incredibilmente
reclinata all'indietro. Ci avviciniamo lentamente, senza far rumore
temendo di svegliarlo... Gli siamo accanto... ma lo stambecco sembra
non accorgersene... prosegue imperturbabile il suo riposo, poi si
sveglia, ci osserva ma nulla cambia. Solo ora ci accorgiamo che un
altro prestante maschio sta pascolando tranquillamente a poca
distanza. Anche questo robusto esemplare appare del tutto indifferente
alla nostra presenza.
Sono molto
sorpreso. Il comportamento di questi ungulati mi sta meravigliando.
Camosci, cervi e caprioli fuggono immediatamente all'apparire
dell'uomo. Questi stambecchi sono del tutto apatici, nulla li scuote,
si ha l'impressione di poterli perfino accarezzare...
Mai prima d'ora ero
riuscito ad osservarli così da vicino. Ricordo qualche avvistamento,
sempre da lontano, in Val Comicciolo, sul versante opposto alla Val
di Strino, verso le creste del Redival.
Solo ora, dopo
averne osservato il comportamento a brevissima distanza, mi rendo
veramente conto di come si poté giungere all'estinzione di questi
animali sull'intero arco alpino, estinzione a lungo perpetrata e
ultimata per bene da cacciatori e bracconieri alla fine del XIX secolo (gli
stambecchi si erano salvati solo nella ben vigilata Riserva Reale di
Caccia, oggi integrata nel Parco del Gran Paradiso da cui sono stati
ultimamente prelevati gli individui reintrodotti un po' ovunque sulle
Alpi). Gli stambecchi sono animali tranquilli, indolenti, troppo
confidenti e la caccia di un tempo ne ha approfittato non
risparmiandone alcuno.
L'amico ci attende da troppo tempo.
Lasciamo riposare tranquillamente il grande stambecco e discendiamo
rapidamente fino ai laghetti godendoci il sole di ottobre e lo
stupendo panorama. Un rapido spuntino, ancora qualche scatto alla
Presanella e alle vette circostanti che si specchiano nelle acque dei
due laghi e si riparte. Non è tardi ma siamo a metà ottobre, il
sole tramonta presto ed è subito sera. Quindi ci precipitiamo verso
il fondovalle, un fondovalle già scuro, già totalmente in ombra...
Quassù, nell'alta valle, la luce è ancora forte, i raggi radenti
del sole prossimo al tramonto lambiscono il pascolo, allungano le
ombre delle rocce sporgenti, infiammano le chiome dei larici. Si
scende velocemente e ci si approssima sempre più alla zona d'ombra
che altrettanto velocemente sale lungo il torrente estendendo il suo
dominio anche alle pendici della valle fino a poco prima ben
soleggiate. Raggiungiamo gli ultimi larici ancora accarezzati dal
sole. Sono l'ultimo luminoso regalo di questa limpida giornata
autunnale, poi la luce scompare e il paesaggio si fa mesto, piatto e
cupo. Siamo ormai nei pressi della Malga Strino e non manca molto
alla conclusione della nostra avventura... Il mio sguardo indugia sui
pascoli che circondano gli edifici della malga. Osservando
attentamente si notano ancora, a distanza di cento anni, le numerose
piazzole che ospitavano i baraccamenti dei militari austriaci
durante la prima guerra mondiale. La notte del 13 dicembre 1916 (la si ricorda come “Santa Lucia Nera”) la valanga travolse
l'intero, esteso villaggio militare di questa valle causando più vittime di quante ne fecero tutti gli scontri armati sul fronte del Tonale. Ora, su questo soleggiato pendio, appena
a monte della casera, allo squagliarsi della neve, fioriscono i primi
anemoni primaverili. Viene da pensare che la natura non dimentica... e sembra quasi che con suoi primi fiori voglia commemorare quelle lontane vittime o quanto meno ricordarle,
rammentando a noi tutti, distratti e smemorati umani, quella
lontana tragedia. Chissà... Io comunque ci sarò e già mi vedo
seduto tra i bianchi anemoni, dopo il lungo inverno... quassù a
respirare nuovamente l'aria fina di questi monti.
Guarda tutte le foto in “Google Foto”
Mancano solo gli stambecchi... |
Per conoscere le vicende che si svolsero in Val di Strino durante la prima guerra mondiale consiglio la lettuta di "La prima guerra mondiale sui monti del Tonale. Storia, luoghi, itinerari" di Daniele Bertolini. Il testo presenta interessanti percorsi alla scoperte dei luoghi della guerra, Alla guida è allegata una carta topografica molto ben fatta.
1 commento:
Uno scrittore puro. come se fossi stato lì con te
Buona notte
Con l'augurio che possa continuare a scrivere così.
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