Quattro passi di qua e di là, sulle
strade e sulle stradine che percorrono l'ultimo tratto dell'Alta
Valle, quattro passi nelle vaste praterie in fiore che si aprono sul fondovalle
tra Volpaia e Stavel lungo il corso del torrente Vermigliana... 4
passi prima che gli allevatori di Vermiglio le tosino per bene, percorrendole in lungo e in largo con i loro congegni falcianti...
Giri senza meta, brevi camminate nei dintorni del parco dei “Laghetti di S. Leonardo” e più avanti accanto ai rustici edifici che contrassegnano il paesaggio ai piedi delle vertiginose pareti della Presanella. Brevi sgambate mattutine tra le erbe mature, sgambate sui sentieri che delimitano i lotti erbosi, sulle piste che li tagliano, che talvolta li penetrano a fondo... giretti ad anello nell'intenso verde tardo primaverile punteggiato di cento colori, i colori dei mille fiori sbocciati all'improvviso con il ritorno del sole dopo la pioggia delle ultime settimane.
Percorsi minimi, sinuosi tracciati che si intersecano... per ammirare e fotografare un panorama variopinto, un ambiente policromo destinato inesorabilmente a scomparire quando, tra pochi giorni, l'erba fiorita verrà tagliata e tramutata in fieno. Al sole di giugno quel verde brillante si trasformerà in profumatissima erba secca da impiegare per l'allevamento invernale dei bovini. E' giusto, necessario e comunque inevitabile che sia così anche se un po' dispiace.
Sono moltissimi i fiori nel verde
dell'erba, sono moltissimi in una molteplice varietà di specie
diversamente attecchite nei vari ambienti che si susseguono sul piano
e sui primi pendii dei versanti. Sono un inno alla biodiversità di
cui tanto si parla. Essenze amanti del sole o dell'ombra, dei suoli
asciutti o intrisi d'acqua, fertili o sterili, argillosi o sabbiosi,
fiori in campo aperto e fiori nascosti tra le fronde dei cespugli e i
bassi rami delle giovani conifere ai bordi dei prati, lassù, dove
inizia il bosco.
Sono margherite, campanule, ranuncoli tra cui il ranuncolo botton d'oro, trifogli, garofani, erba del cucco, non-ti-scordar-di-me, dente di leone, ombrellifere varie... Questi i fiori più comuni che ben conosco ma ci sono altre specie di cui non so il nome, né volgare né scientifico e che non ho alcuna intenzione di cercare sfogliando manuali e libri su libri. Anche perché il mio approccio, il mio girovagare nei prati in fiore ai piedi della Presanella è ben poco curioso dal punto di vista botanico mentre invece lo è, e molto, dal punto di vista paesaggistico... estetico se vogliamo. La conoscenza è importante ma ciò che più mi impressiona è la bellezza di ciò che osservo: composizioni, forme, colori dei fiori nel sole che va e viene, nella luce le nell'ombra, nel folto dell'erba brulicante di mille insetti diversi.
E quando un improvviso acquazzone,
brevissimo quanto violentissimo, inzuppa la vegetazione deponendo sui
petali delle margherite e sulle corolle delle campanule miriadi di
luminose goccioline, l'effetto decorativo, il brillante incanto dei
fiori bagnati nel sole che si riaffaccia, mi fa davvero
emozionare...
Tutte le foto in "Google Foto"
La
biodiversità costituisce un segnale: se in un prato che state
attraversando ci sono molti fiori, molte api e farfalle sulle loro
corolle, se le bisce strisciano tra le erbe e le allodole cantano nel
cielo, potete essere certi che quel luogo è salubre, e che, per
sovrappiù, contribuisce alla nostra felicità suggerendoci che
l’uomo non è ancora solo nel mondo.
Giorgio
Celli
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