Brina



Quando nel mio giardino le foglie delle betulla, del pioppo tremulo, del sorbo, di ciliegi selvatici, dei nocciolo e dell'acero, perdono la loro estiva freschezza, la loro verde brillantezza ed iniziano lentamente ad ingiallire mi si stringe il cuore. Quando poi, al levarsi del vento, si staccano dai rami e si depositano tutte al suolo, mi avvolge un velo di malinconia, un velo che non mi abbandona più. Quando infine il letto di foglie brune e marcescenti, si adorna di gelidi ricami, di candidi merletti, per me arriva il tempo della rassegnazione, della triste rassegnazione che mi accompagna durante i giorni del distacco dalla “mia” valle, durante i giorni della mia consueta “migrazione” autunnale...


Per la prima volta, all'inizio di novembre, la temperatura, durante la notte, è scesa sotto lo zero. L'umidore si è congelato ed è comparsa la brina. Brutta avvisaglia dopo le tiepide giornate d'ottobre. Un accadimento che, comunque, era atteso da tempo, del tutto coerente con l'inevitabile avvicinarsi dell'inverno. Non mi resta che prendere atto che, con il freddo ormai alle porte, è giunta l'ora di lasciare, almeno temporaneamente, la valle. Sì, è proprio giunta l'ora, volenti o nolenti, di traslocare in siti climaticamente più miti... Ma non immediatamente... Non prima di aver completato i lavori autunnali nel mio orto e nel giardino di casa.


All'aperto, di buon mattino, il freddo scorre sulla pelle, punge viso e mani, rallenta i movimenti ritardando l'opera di sfoltimento dei piccoli cespugli del mio giardino e di potatura dei tre noccioli cresciuti smisuratamente. Mi trovo sul prato di casa, tutto gelato. Cammino su di un manto di foglie scure e marcescenti che irrigidite dal freddo scoppiettano spezzandosi sotto le suole. Mi muovo a lungo, qua e là, vagando da una pianta all'altra, armato di cesoie, di troncarami, perfino di motosega... Mi sposto intirizzito nella gelida ombra di una mattinata serena ma ancora senza sole. Sì, senza sole, perché il sole, nel mio giardino, in autunno e ancora di più in inverno, si vede ben poco. Con l'avanzare della stagione fredda compare sempre più tardi e scompare sempre più presto fino a farsi vedere solamente per pochi minuti verso la fine di dicembre.


Solo chiari e scuri nel mio prato durante questa rigida mattinata priva di sole. Ma ecco che, quando meno me lo aspetto, un nuovo tepore invade il giardino: è il tiepido calore dei raggi del sole autunnale che lentamente è emerso dai monti affacciandosi sulla valle e anche sul mio viso. Magici raggi che, seppure deboli e radenti, rianimano il paesaggio, ridonano la vita al mio smorto terreno. Donano colore, donano luce, donano luminosità alle spente trasparenze dei cristalli di ghiaccio che sono sbocciati, durante la notte, sulle foglie rinsecchite. E allora, davanti a questo inatteso spettacolo, conviene disfarsi del senso del dovere, interrompere il lavoro, lasciare a terra cesoie e troncarami e accogliere il dolce piacere di passeggiare sul manto di foglie fruscianti osservando, ammirando e, perché no, fotografando...


A poco a poco la luce nuova raggiunge anche gli angoli più bui sfiorando dolcemente ogni piccolo cespuglio, ogni rigido stelo o ruvido cespo erboso emergente dall'uniforme tappeto scuro. Così come raggiunge e accarezza pure quelle foglie che, posatesi in ritardo sul letto compatto e brunastro che riveste il prato, ancora mantengono la loro vivace colorazione d'inizio autunno. Lamine sottili e sontuose dai bordi nettamente delineati da scintillanti e aguzzi cristalli di brina. Foglie sparse dai contorni che si accendono e brillano ai delicati raggi radenti del sole di novembre.


L'ombra delle conifere sempreverdi e dei tronchi, dei rami, dei polloni delle latifoglie si distendono sul prato difendendo dal tepore del sole la bianca brinata, la fioritura di gelo notturno. Ma le ombre si spostano, si accorciano, si ritirano. E' il gioco del sole che, seppur lentamente, si innalza, si muove... Le aree illuminate, intiepidite dal sole, si spostano ovunque e la brina inizia a dissolversi anche negli cantucci più protetti e nascosti. La bianca coperta si squaglia, rapidamente. I luccichii svaniscono. Il sole è più alto, i suoi raggi, sempre più caldi e penetranti, trapassano il liso e bruno tessuto autunnale. Cesoie e troncarami ora sembrano galleggiare. Posati a terra sembrano nuotare in un mare di foglie bagnate, quasi fradice La brina si è sciolta. Tutta.
Riposta la reflex, raccolgo i miei attrezzi, li asciugo e riprendo il lavoro.




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