Acqua libera e acqua prigioniera



A monte di Fucine, lungo il canalone selvoso del torrente Vermigliana, in dicembre non si vede mai il sole e la temperatura non sale mai sopra lo zero. Le acque scure e impenetrabili del magro torrente in veste invernale, scorrono tranquille zigzagando tra grossi massi, massi in buona parte ancora ricoperti di neve... di neve compatta, quasi "granitica"... Neve che quest'anno è caduta anzitempo, all'inizio di novembre e che la pioggia e il freddo hanno compattato e ghiacciato rendendola durissima e... durevole.


La zona così ricca di vita e di colore durante la bella stagione è ora squallida, priva di attrattive. Però, il torrente che la attraversa riesce comunque, anche in pieno inverno, a conservare un "suo" fascino. Si tratta evidentemente di un fascino molto particolare, il fascino della natura in bianco e nero, della natura ghiacciata... apparentemente morta.


E' un fascino che non comunica gioia ma che, al contrario, può instillare una buona dose di mestizia... di malinconia, trasmessa dall'ambiente freddo e ombroso ma soprattutto dalla vista del ghiaccio in formazione sul fondo dell'alveo del Vermigliana. Una vista, quella del ghiaccio, che se per molti aspetti, incanta con i suoi luccichii, con i suoi giochi di luce è anche una vista che intristisce, una vista che, nel freddo del vallone che gela viso e mani, può gelare anche più in profondità, può raggiungere il cuore, ghiacciando l'anima...


Durante il lungo periodo invernale l'acqua che le basse temperature induriscono, l'acqua resa “prigioniera” dal freddo, vive un'esistenza diversa, un'esistenza statica, immobile, sfiorata dallo scorrere dell'acqua liquida, “libera”, dinamica, che le passa accanto sfuggendo alla morsa del gelo. Magico abbinamento quello delle due acque, dell'acqua solida e dell'acqua liquida. Accoppiata foriera di mille incantevoli luccichii, di bagliori emergenti dalle cristalline sfaccettature del ghiaccio accanto allo sfavillare degli spruzzi d'acqua liquida tra le rocce e i massi del torrente, tra i muschi scuri e bavosi di un minuscolo affluente in abito invernale.


Un incantesimo quello del ghiaccio che inizia a consolidarsi sulle sponde e tra i sassi e le rocce affioranti dove l'acqua schizza abbondante precipitando e rimbalzando sul fondo sconnesso dell'alveo... Gli spruzzi solidificano in placche di gelo traslucide, in astratte formazioni di cristallo che riflettono, scompongono e amplificano la piatta luce invernale


Gelidi chiarori, luce riflessa dal ghiaccio levigato e splendente e dal ghiaccio sfaccettato e brillante... Fantastiche costruzioni luccicanti tra il precipitare e il ribollire delle acque. Gelide e luminose formazioni  tra lo scrosciare di cascatelle tumultuose, tra il borbottare delle lame d'acqua serpeggianti in rivoli intirizziti.


Si potrebbe parlare di di sculture di ghiaccio se non fosse che sculture non sono perché il gelo non scolpisce, non toglie materia ma aggiunge materia. Solidifica l'acqua liquida in veli che si sovrappongono a veli, in strati che si accavallano a strati creando forme bizzarre ed astratte. 


Operazioni guidate da una imperscrutabile mano che sembra seguire gli infiniti, mutevoli suggerimenti legati al mutare delle temperature, delle portate e dei percorsi dell'acqua. Bello ma mesto… attraente ma gelido ed inevitabilmente mesto.



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