Inverno sui prati di Novale


Lungo il fiume Noce nel sole di fine dicembre


Alla fine di quest'anno, anno 2019 d. C., ci troviamo, almeno apparentemente, immersi in un “vero” inverno, in un inverno che ricorda i “veri” inverni della mia infanzia e della mia gioventù... Questo mi suggerisce l'abbondante presenza di neve.
Il candido manto riveste l'intera alta valle, diversamente dagli anni scorsi, quando, troppo spesso, le precipitazioni nevose o sono mancate o hanno tardato ad arrivare. Conseguenza del cambiamento climatico in atto di cui siamo sostanzialmente tutti responsabili... Volenti o nolenti, siamo tutti inseriti in una “modernità”, in una miope attualità dove conta solo la crescita del p.i.l., l'aumento sconsiderato dei consumi, all'insegna dello spreco di risorse e della continua immissione di gas serra in atmosfera....


Al contrario quindi di parecchi degli anni scorsi, la neve non manca. I versanti dei monti sono bene innevati e, quest'anno, non si notano, come spesso è accaduto in passato, le assurde (costose e inquinanti) piste da sci artificialmente imbiancate, le paesaggisticamente sgradevoli serpentine immacolate incollate, per il diletto degli “sportivi” sci ai piedi ad ogni costo, nel giallo spento dei prati e dei pascoli alti o ritagliate nel verde scuro dei boschi privi di neve,.


Natura congelata, terra ben protetta, quest'anno... Ben protetta già dall'inizio di novembre quando, sorprendentemente, inaspettatamente anzitempo (ennesima anomalia climatica?), è scesa tutta la neve che ora, ancora copiosa copre la valle...
La neve copre i monti, i versanti ma anche il fondovalle compresi i prati di Novale sui quali mi trovo, sui quali mi muovo, sui quali avanzo tranquillamente, nel sole del mattino, seguendo a ritroso la sponda desta del fiume Noce (o torrente?), senza “ciaspole”, senza problemi, sorretto da una neve compatta e gelata che ben sopporta il mio peso senza farmi sprofondare.


E' una neve abbondante che la pioggia inattesa seguita dal freddo pungente ha prima inzuppato e quindi compattato, gelandola, e rendendola “granitica”. Mi fa sospettare che la sua trasformazione, la sua metamorfosi, ai primi tepori di fine inverno sarà lenta e che la sua scomparsa primaverile tarderà parecchio.


Procedendo lungo le sponde del Noce fatico ad accorgermi delle leggere incisioni che, qua e là, segnano la dura superficie della neve. Sono le tracce del passaggio degli animali del bosco che, abbandonati i loro nascondigli si sono avventurati sul fondovalle in cerca di cibo, di qualche ciuffo d'erba secca affiorante lungo greto del torrente. In verità scopro solo rare impronte di cervo, il solo selvatico che, con il suo imponente peso, riesca ad scalfire una superficie così gelata. Può darsi che, su questi prati, nell'oscurità della notte, abbiano girovagato anche altri animali. Del loro passaggio non trovo però alcun indizio. Troppo leggeri per lasciare il segno del loro vagabondare. Nel candido strato sono comunque profondamente, anche se confusamente, impresse le tracce dei loro pregressi spostamenti. Sono tracce di caprioli, lepri e volpi oltre che di cervi, risalente a novembre, quando la neve era soffice perché appena caduta o, successivamente, fradicia e resa pastosa dalla pioggia. Sono quindi impronte “fossilizzate”, rese “indelebili” dal freddo dell'ultimo periodo.


Cammino lentamente, nel silenzio della prateria innevata...
Sì, questa è veramente una bella e tranquilla mattinata. Silenziosa e chiara. Una mattinata rischiarata da un bel sole. Sono raggi deboli e delicati quelli del pallido sole invernale ma sono raggi che riflessi dal biancore dalla neve, si diffondono dovunque illuminando ogni cosa, ravvivando l'intero paesaggio.
Lungo le luminose sponde del fiume regna una grande quiete.
La neve ha da tempo cancellato il caotico miscuglio delle vivaci tinte autunnali. Ora regna il biancore. Domina un uniforme biancore che, trasmette una sensazione di grande tranquillità.
Pace e serenità sui prati di Novale dove anche il rumoroso guazzabuglio del traffico festaiolo di fine dicembre arriva ovattato, appena percepibile, coperto dal seppur lieve gorgheggiare delle acque del Noce che scorrono calme tra i massi affioranti.


Acque comunque impenetrabili, scure, a tratti quasi nere. Acque per molti aspetti simili a quelle del torrente Vermigliana, (siamo prossimi alla confluenza dei due torrenti) se non fosse che qui, allo sbocco della Val di Peio, la temperatura è più mite, splende un bellissimo sole, sole che nello stretto vallone dell'altro corso d'acqua, in inverno, non si vede mai.


Nell'alveo del Noce, almeno nei dintorni del Forno di Novale, non c'è ghiaccio in formazione, né sui massi affioranti né lungo le rive, contrariamente a quanto accade lungo il Vermigliana.
Si forma del ghiaccio solamente dove qualche tronco, pollone o ramo che sia, si trova casualmente disteso a fior d'acqua. Qualche placca di gelo traslucido, qualche luminosa e astratta scultura di ghiaccio come pure qualche ghiacciolo allungato a sfiorare la superficie delle acque, si creano quando le minuscole gocce d'acqua degli schizzi, generati dai salti spumeggianti, si posano su questo occasionali supporti di legno e, solidificando, li rivestono completamente.


Il fiume Noce a valle del Forno di Novale e in piccola parte pure a monte scorre per un lungo tratto disteso tra ampie superfici aperte e pianeggianti, per l'appunto i prati falciabili di Novale. Al margine del corso d'acqua, lungo le sponde, si è però insediato uno stretto nastro di vegetazione arborea. Sono conifere ma soprattutto latifoglie, betulle, ontani verdi, salici e qualche altra specie, ad alto fusto o a ceduo che sia.
La vista invernale dello scorrere delle scure e magre acque contornate da tronchi nudi e bruni emergenti dal biancore abbagliante della neve sulle rive del fiume ha un suo fascino ma è un fascino sobrio fatto solo di decisi contrasti di luce, unicamente di chiari e scuri. L'attrattiva del bianco e nero invernale non è certo paragonabile alla spettacolare policromia autunnale, invadente, aggressiva, se vogliamo, ma comunque spettacolare... o a quella cronologicamente a noi più prossima, quella primaverile più garbata e delicata, fatta di una infinita gamma tenui gradazioni di verde.


Comunque il fascino della primavera è ancora lontano. Per il momento godiamoci questa vista, questo bel paesaggio innevato, questo inverno che sembra assomigliare a quelli del tempo che fu. Un inverno che ci ha finalmente regalato la neve, tanta neve e per tempo (anche troppo per tempo), che ci ha donato quel Natale imbiancato che stavamo per dimenticare....



Tutte le foto in “Google Foto



1 commento:

Alessandra Di Virgilio ha detto...

Grazie per queste splendide immagini supportate da un'ottima e suggestiva narrazione. Complimenti davvero!