Ho girovagato parecchio, senza una meta precisa, nei paraggi del “ponte delle capre”… il ponte in legno che scavalca il fiume Noce tra gli abitati di Pellizzano e di Mezzana nell’alta valle. Ho camminato molto calcando con i miei scarponcini più leggeri sia l’asfalto della pista ciclopedonale sulla sponda destra del corso d’acqua, sia, sull’altra sponda, il morbido terreno dei prati e quello più compatto del viottolo che taglia la campagna.
Una bella passeggiata iniziata sullo
slargo della strada statale al bivio per Termenago, Castello, Ortisé
e Menas, dove ho parcheggiato l’auto. Un lungo giro portato a termine da solo, sul fondovalle dove gironzolavano comunque
altre persone... poche persone in verità e a me del tutto estranee,
ma che, come me, stavano approfittando di un tiepido e luminoso
pomeriggio di fine ottobre per fare 4 passi. Persone del luogo, ho subito ipotizzato,
in quanto la presenza turistica durante la stagione autunnale è solo
sporadica per non dire del tutto assente Ed è un vero peccato perché
gli stupendi paesaggi policromi che la valle offre in ottobre
meriterebbero davvero d’essere ammirati anche dai non residenti,
anzi soprattutto da loro che mai (o raramente) li hanno potuti
apprezzare. Questo e altro ho immediatamente pensato.
Attualmente l’accoglienza turistica
si concentra nei mesi estivi ed invernali, è sostanzialmente
un’attività che si svolge esclusivamente in questi due periodi dell'anno infatti di
“forestieri” nelle altre stagioni, in giro per la valle, se ne
vedono ben pochi.
Su questo e su altro ancora riflettevo mentre proseguivo
il mio cammino...
Riflettevo su come la conduzione stagionale del turismo (e il ciclico conseguente abnorme aumento delle
presenze in valle) sia fonte di non pochi problemi. Problemi per le
amministrazioni locali costrette a sovradimensionare enormemente
tutti quei servizi che in altre situazioni vengono predisposti per la
sola popolazione locale (dai parcheggi, agli acquedotti, alle reti
idriche e fognarie, alla depurazione delle acque reflue, alla
raccolta dei rifiuti, alla pulizia urbana, ecc. ecc. con costi
aggiuntivi di realizzazione e di gestione non indifferenti). Problemi
per la manodopera costretta a lavorare solo stagionalmente e spesso
precariamente… tutto questo senza considerare le problematiche
conseguenze di un periodico eccessivo carico antropico sul territorio
montano, un ambiente estremamente fragile.
E gli ospiti, i turisti? Ammassati in numero spropositato in periodi dell’anno
brevissimi, non sempre riescono a godere del loro momento di vacanza
come desidererebbero, non sempre riescono a riposarsi, a rilassarsi e
a distrarsi come da lungo tempo sognavano… viabilità troppo
trafficata, strada intasate, parcheggi introvabili, alberghi,
ristoranti, pizzerie, negozi... occupati all’inverosimile e quindi
costretti ad offrire servizi approssimativi, a rilento,
prestazioni che “lasciano desiderare”... una situazione per
alcuni versi paragonabile al caos cittadino delle ore di punta che il “forestiero”
si è appena lasciato alle spalle.
E allora perché non cercare altre
strade, perché non abbandonare il cosiddetto “turismo di massa”
iniziando a promuovere, in modo deciso anche se graduale, un turismo
diverso, di qualità, un turismo ambientalmente ed economicamente più
sostenibile per le nostre vallate alpine? Un turismo meno impattante
per il territorio di montagna e per il quieto vivere di chi vi abita?
Un turismo più appagante per l’ospite e meno deleterio per le
casse delle comunità locali… Perché non destagionalizzarlo,
perché non cercare di mitigare, di attenuare le attuali eccedenze di
presenza “forestiera” (le “punte”) lavorando per spalmarle
sull’intera annata o quantomeno sui mesi primaverili ed autunnali
paesaggisticamente più affascinanti e attrattivi.
Anche su questo riflettevo…
I problemi da
affrontare sono parecchi e di non facile risoluzione. Difficoltà
notevoli riguardanti i periodi in cui solitamente cadono le ferie, le
“vacanze”, che nel nostro bel paese si concentrano (sia per motivi
oggettivi che, troppo spesso, solo per consuetudine) in pochi e ben
precisi periodi dell’anno ma anche problemi dovuti alla resistenza
del "tornaconto", dell’interesse immediato e consolidato di alcuni (o
molti?) operatori del turismo, impiantisti della neve, conduttori di
(grandi?) imprese ricettive... Molti gli ostacoli quindi, ma non è
detto che non si possa comunque cambiare… se lo si vuole fare, se
chi opera nel settore e chi ci “governa ed amministra” ci crede,
ritenendolo necessario per favorire non solo una conduzione più
equilibrata dell’economia nelle vallate montane, ma anche
(soprattutto) una maggiore sostenibilità ambientale anche alla luce
del cambiamento climatico in atto.
Per ora non ci resta che sperare, sperare che
si inizi veramente a guardare lontano, a pensare al domani e non solo
all’oggi.
Ma bando alle considerazioni “più
o meno impegnate”... Trovandomi, alla conclusione della mia
camminata, nuovamente vicino al ponte delle capre mi soffermo ancora
una volta ad ammirare il coloratissimo paesaggio autunnale della
valle. Panorami
particolarmente suggestivi con il sole basso e declinante del tardo
pomeriggio... molto più suggestivi di quanto non lo siano in estate
o in inverno quando la monotona uniformità del verde e
rispettivamente del bianco li rendono sicuramente meno pittoreschi e
quindi meno attraenti.
Una bellezza che chi mi sta leggendo
non può evidentemente cogliere nella sua pienezza dovendosi limitare
ad una semplice occhiata alle poche immagini che ho postato. Mi
dispiace. Posso solo invitarlo a venire quassù per vedere
direttamente la valle in abito autunnale (ma, perché no, anche nella su stupenda veste primaverile), per poterla ammirare di persona... possibilmente
in alternativa ai suoi eventuali soggiorni estivi o invernali.
Trovi altre immagini in “Google Foto”
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