Fiori di maggio

 


Anche quest'anno non si cambia... si persevera in quella che ormai potrei definire una annosa consuetudine, un abituale “rito” fatto di passeggiate primaverili nei prati in fiore del fondovalle, fatto di quotidiane brevi camminate... camminate che ho già descritto più volte, in più post pubblicati negli anni scorsi.

Quindi inutile ripetermi... Nulla è cambiato, non c'è nulla di nuovo se non altre fotografie da aggiungere a quelle già postate... Mi limito quindi ad un copia incolla ripresentando quanto già scritto (appena appena aggiornato e corretto) in uno dei parecchi “articoli” di qualche anno fa.




Quattro passi, di qua e di là, sulle strade e sulle stradine che delimitano o dividono i prati di fondovalle, sulle mulattiere e sugli stretti sentieri che si inerpicano sui bassi versanti tra i terreni erbosi e i terreni boscati. Quattro passi tra l’erba ormai alta prima che il contadino la tosi per bene percorrendo le praterie pianeggianti con i suoi moderni congegni falcianti o, sui fianchi più ripidi, la rasi lentamente con gli antichi e affilati strumenti manuali.




Brevi sgambate mattutine sulle piste che delimitano i lotti erbosi e su quelle che li tagliano e li penetrano a fondo. Giretti ad anello nel verde dei prati... un verde quasi estivo, uniforme, se non fosse per la policroma molteplicità dei fiori tardo primaverili che lo punteggiano. Fiori con le corolle ben dispiegate ad asciugarsi al sole dopo gli insistenti acquazzoni di questo periodo. Giri senza meta, brevi camminate nei dintorni del paese, percorsi minimi, tracciati sinuosi che spesso si intersecano… il tutto per ammirare e talvolta fotografare un panorama variopinto, un ambiente che, purtroppo, a breve è destinato a scomparire portando con sé tutta la sua ricchezza di colore…




Ancora pochi giorni e poi l’erba verrà tagliata per essere usata come foraggio. Al sole di giugno si seccherà trasformandosi in profumatissimo fieno da impiegare per l’allevamento invernale dei bovini. E’ giusto, necessario, e quindi inevitabile che sia così... anche se un po’ dispiace. Non pensiamoci e, finché possiamo, godiamoci questo variopinto panorama, godiamoci la bellezza dei prati in fiore, una bellezza che ritornerà solo tra un anno, che rivedremo solo la prossima primavera.




I fiori che rompono la verde monotonia dell’erba sono moltissimi, sono moltissimi in una grande varietà di colori e di forme. Colori e forme che caratterizzano ognuna delle numerose specie che popolano i diversi ambienti che si incontrano sia sul piano che sui primi pendii dei versanti della valle. Sono un inno alla biodiversità di cui tanto si parla. Essenze amanti del sole o dell'ombra, dei suoli asciutti o intrisi d'acqua, fertili o sterili, argillosi o sabbiosi, ricchi o poveri di humus, acidi o basici… fiori in campo aperto e fiori nascosti tra le fronde dei cespugli e i bassi rami delle giovani conifere ai bordi dei prati, dove inizia il bosco.




Sono margherite e margheritine, campanule, tarassaco, ranuncoli tra cui il ranuncolo botton d'oro, trifogli, garofani, gerani, erba del cucco, non-ti-scordar-di-me, dente di leone, ombrellifere varie, violette, primule, acetoselle, fragole... Questi i fiori più comuni che ben conosco ma ci sono altre specie di cui non so il nome, né volgare né scientifico e che non ho alcuna intenzione di cercare sfogliando manuali e libri su libri. Anche perché il mio approccio, il mio girovagare nei prati in fiore è raramente curioso dal punto di vista botanico mentre invece, sempre lo è dal punto di vista paesaggistico... estetico se vogliamo. La conoscenza è importante ma ciò che più mi impressiona è la bellezza di ciò che osservo: composizioni, forme, colori dei fiori nel sole che va e che viene, nella luce e nell'ombra, nel folto dell'erba bagnata brulicante di mille insetti diversi.



La biodiversità costituisce un segnale: se in un prato che state attraversando ci sono molti fiori, molte api e farfalle sulle loro corolle, se le bisce strisciano tra le erbe e le allodole cantano nel cielo, potete essere certi che quel luogo è salubre, e che, per sovrappiù, contribuisce alla nostra felicità suggerendoci che l’uomo non è ancora solo nel mondo.
Giorgio Celli

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