Di buon mattino, lasciata l’automobile in “Val Piana” di Ossana, mi incammino verso la zona di Bon. Le cime di fronte, il “Giner” (“Pale Perse”) e il “Corno di Bon”, già risplendono, illuminate dal sole di questa limpida giornata. Ma, sul fondovalle, mi trovo ancora immerso in umide e fredde ombre, le stesse che solitamente precedono l’alba. Conosco il percorso ma la segnaletica della SAT non mi lascia comunque incertezze nell’imboccare correttamente il sentiero che, dapprima largo e comodo si fa presto stretto, sconnesso e a tratti anche alquanto ripido.
Procedo lentamente, ai piedi dei “Crozi dei Meoti”, sul versante destro del “Rio Foce”, tra la fitta vegetazione, a tratti arbustiva e a tratti arborea e tra le alte erbe fradice di rugiada che cingono il sentiero e che mi inzuppano pantaloni, calzettoni e scarponi…
Finalmente sbuco in “Anziana”, stretta, bella vallecola incuneata tra alte pareti rocciose. Avanzo tra i ripidi versanti, lungo il torrente zigzagante e tumultuoso, accanto a una rada fustaia di picea e larix, con sullo sfondo svettante e splendente la cima del “Corno di Bon”, su di un sentiero appena percepibile nell'ombra del pascolo.
Proseguo in salita e in breve raggiungo la conca di “Bon”. Fa freddo. L’erba negli avvallamenti più profondi è trapuntata di brina. Tra le anse del torrente e tra i grossi massi rocciosi si distende il pascolo, ricco di svariate essenze in fiore. Fanno da corona le cime ancora parzialmente innevate del gruppo delle “Pale Perse” e i monti di “Venezia Alta”.
La zona illuminata dal sole si amplia a poco a poco e lentamente si allunga anche sulla piana di "Bon". La brina si squaglia e i fili d’erba, le foglie e i fiori si rivestono di mille minuscole gocce luccicanti…
E appunto lungo il sentiero sulla destra, che conduce in “Venezia”,
intendo andare avanti, per qualche centinaio di metri, fino a raggiungere
il bivacco da poco realizzato: il “Bait de Bon”. E’ però necessario oltrepassare il torrente
saltando di sasso in sasso... ma la portata d’acqua è eccessiva per lo
scioglimento dell’ultima neve sulle cime circostanti. E’ un azzardo, posso cadere e distruggere l’attrezzatura
fotografica. Meglio rimandare a quando il torrente sarà in
magra… E' giunta l'ora del rientro. Per la stessa via, discendo in "Anziana" e quindi giù e giù, lentamente, fino in "Val Piana".
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Il video (che si trova anche in YouTube in versione integrale e a migliore risoluzione) racconta una escursione di qualche anno fa al bivacco di Caldura, bivacco non più agibile perché gravemente danneggiato dalla valanga.
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