Il bosco degli equiseti in Derniga







Ferragosto ha portato il fresco e la pioggia. Finalmente! Dopo un lungo periodo afoso e secco, un’estate anomala (ma ormai sembra la regola…), finalmente un cielo spesso coperto, talvolta temporalesco, qualche piovasco o addirittura qualche cattivo rovescio. Con un tempo così mutevole, instabile, non posso programmare lunghe escursioni, mi devo limitare a brevi passeggiate nei dintorni del paese. Così, aprofittando di una mattinata limpida salgo in Derniga seguendo la comoda strada forestale che parte dalla parrocchiale di Ossana.


Non più di mezz’ora di cammino e mi trovo a poca distanza dall'“orto botanico” di cui ho già lungamente detto in un altro post. Una stradina, di recentissima realizzazione, si distacca sulla sinistra e si inoltra in un boschetto molto particolare, il “bosco degli equiseti”. Così l’ho immediatamente denominato per la grande presenza di piante del genere equisetum. Si tratta di un sito ricco d’acqua, una minuscola vallecola paludosa, attraversata da un ruscello, mai asciutto anche in piena estate. Vi crescono equiseti, sfagni, felci, acetoselle, orchidee maculate e molte altre specie tipiche dei biotopi umidi di montagna.



Ma sono numerose anche le piante arboree ed arbustive, gli abeti rossi, gli ontani bianchi e più a valle gli abeti bianchi, sui fianchi più asciutti e aridi i ginepri e i noccioli… Si è venuta a costituire una macchia boschiva che si distacca nettamente per caratteristiche floristiche dal contesto circostante e che ha un suoi particolare fascino. I raggi del sole, filtrando tra le fronde degli abeti, creano, qua e là, macchie luminose e brillanti di rugiada, nell’oscurità del bosco, dando vita agli equiseti, alle felci, ai muschi, ai funghi… La stradina percorre il biotopo, lo taglia nettamente in due parti; una fin troppo robusta passerella attraversa il rigagnolo e l’area più paludosa…


Ma per quale motivo si è pensato di realizzare quest’opera? Voglio credere, ma temo sia una mia illusione, che, con la realizzazione del nuovo tracciato, si sia voluto rendere visitabile questo prezioso e particolare ambiente… Manca comunque qualsiasi indicazione o bacheca esplicativa…E poi era proprio necessaria una stradina così ampia, con un piano stradale in ghiaia pressata del tutto avulso dal contesto roccioso locale; in definitiva serviva proprio un’opera così impattante? Non era sufficiente un modesto sentierino con l’indispensabile aggiunta di qualche tabella informativa ora del tutto assente? Ma questa è l’aria che tira... e la funzione della stradina è forse, miseramente, un'altra...


Si ha troppo spesso l’impressione (ma anche di più... purtroppo, quasi la certezza) che ciò che di bello e interessante (ambientalmente e storicamente), si trova nei paesi e nei dintorni dei paesi venga banalizzato finalizzandolo ad un’attrazione prevalentemente ricreativa e ludica sminuendone la funzione culturale: educativa ed istruttiva. La gestione dell'“orto botanico”, poco a monte del nostro bosco degli equiseti, ne è un esempio… Ma altri esempi si potrebbero fare... E’ questa una strategia che, nel breve periodo può essere pagante in termini di presenza turistica, ma che rischia nel lungo periodo di svalorizzare ciò che di più prezioso possiede la valle.





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1 commento:

Marcella - Modena ha detto...

Niente di più bello è osservare il sottobosco....questo è quello che ho insegnato ai miei due figli.
Chiudere gli occhi....sentire...annusare....e poi aprirli per osservare.....sempre nel massimo del rispetto ambientale!
Ascoltare il silenzio.....
Sono loro stessi che ora a 13 e 17 anni mi dicono:...."sai mamma mi mancavano proprio le nostre passeggiate in montagna....che bello essere qui!".....Beh per me è soddisfazione nell'aver saputo trasmettere a loro e al mio compagno questa meravigliosa passione.
Complimenti Umberto l'essenza dal bosco per me la descrivi benissimo