L'ospizio perduto, in Val Meledrio sul
dosso di Santa Brigida.
L'ospizio scomparso ma che per secoli
ospitò i viandanti che attraversavano la “selva” ai piedi del
passo di Campo Carlo Magno passando dalla Val di Sole alla Val
Rendena o viceversa.
L'ospizio e la chiesetta, probabilmente risalenti al XII secolo ma sicuramente presenti all'inizio del XV secolo, furono abbandonati verso la metà del '700 quando la comunità dei frati che da sempre accoglieva e rifocillava i pellegrini fu sciolta per sempre.
L'ospizio e la chiesetta, probabilmente risalenti al XII secolo ma sicuramente presenti all'inizio del XV secolo, furono abbandonati verso la metà del '700 quando la comunità dei frati che da sempre accoglieva e rifocillava i pellegrini fu sciolta per sempre.
L'ospizio e la cappella di Santa
Brigida sono stati stati totalmente cancellati dal tempo ma non
dimenticati dagli abitanti del posto... Dopo i primi rinvenimenti risalenti agli anni '80, i
recenti scavi archeologici (2010 - 2011) hanno portato alla luce le
tracce delle fondazione del presbiterio dell'edificio di culto ma
anche le povere ossa di sei salme inumate lungo una delle pareti
perimetrali. Le strutture emergenti dal terreno oggi visibili non
sono quelle originarie bensì il risultato dell'azione di restauro e
valorizzazione dell'area con la ricostruzione appena accennata di
basse murature nell'intento di preservare le poche tracce delle
fondazioni sottostanti. E l'ospizio? Dove sorgeva l'ospizio? Sembra
accertato che l'ospizio si trovasse dove ora si elevano i resti di
una vecchia stalla sul retro della “Malga del Doss”, l'unico
edificio attualmente agibile della zona.
L'ospizio e la cappella di Santa
Brigida che fino a pochi anni fa vivevano nella tradizione popolare
che li voleva proprio lassù quasi sulla cima al dosso in Val
Meledrio oggi non si sono nuovamente materializzati, non sono certo
ricomparsi ma almeno la loro presenza è stata sicuramente confermata
e la loro corretta localizzazione definitivamente accertata.
Risalgo con il mio amico la Val
Meledrio in un minacciosamente nuvoloso pomeriggio di settembre con
l'intenzione di raggiungere la Malga di Presson. Abbiamo imboccato la “Via dell'imperatore” (la via che Francesco Giuseppe e la moglie
Sissi percorrevano alla fine dell'800 per recarsi in vacanza a
Campiglio) all'altezza del primo tornante della moderna statale che
porta in Val Rendena poco oltre la ristrutturata Segheria Veneziana
alla periferia di Dimaro. Siamo sul percorso dell'Ecomuseo della Val Meledrio e raggiungiamo ben presto la Fosinace e la Calcara di cui
ho già raccontato in un altro mio post.
Poco più avanti appare la
nuova centrale idroelettrica. I lavori di costruzione dell'edificio
sembrano quasi terminati mentre si deve ancora completare la condotta
forzata che scende ripidissima dal colle di Santa Brigida. Che
dire?Sicuramente positivo l'utilizzo dell'energia rinnovabile, non
inquinante e non “effetto serra” delle acque dei nostri monti e
anche apprezzabile lo sforzo di inserire questo nuovo edificio nel
contesto ambientale cercando di limitarne l'impatto ma... ma siamo
sulla “Via dell'Imperatore”.
La nuova centrale non potrà
certamente essere una nuova tappa del percorso del tanto decantato
“Ecomuseo della Val Meledrio”... ai miei lettori la valutazione
dell'inserimento di questa opera nel paesaggio circostante. A mio avviso forse si potevano studiare altre soluzioni interrando
l'impianto o localizzandolo diversamente, o altro... Così discutendo
con il mio amico proseguo sulla strada che ora si è fatta più
ripida e sale a tornanti mentre dal cielo iniziano a cadere le prime
gocce di pioggia. Raggiungiamo in fretta la Malga del Doss ed
esploriamo velocemente la zona: i muri in elevazione della chiesetta
ricostruiti sui resti delle fondazioni originarie, i ruderi della
vecchia stalla dove si suppone ci fosse l'ospizio dei monaci, la
nuova piccola malga...
In realtà non c'è molto da vedere. Ci
chiediamo a cosa servano, o siano serviti gli assurdi, alti pali
piantati a contorno dei resti del presbiterio della cappella... e
tutta la ghiaia grossolana riversata sulla pavimentazione della
chiesa... Chissà... Il panorama poi non è entusiasmante, la zona
è selvaggia, stretta tra gli scoscesi versanti dolomitici del
Brenta settentrionale da un lato e le ripide foreste di conifere
delle estreme propaggini nord orientali della Presanella dall'altro.
La vista è limitata dal bosco che cresce bello e rigoglioso e che
ha da tempo conquistato, probabilmente con l'aiuto dall'uomo, quella
che un tempo doveva essere una collina interamente coperta dal
pascolo.
Non ci resta che sognare immaginando di
trovarci di fronte all'antico ospizio che non c'è, alla chiesetta di
Santa Brigida che non c'è, accolti dai fraticelli pronti a
rifocillarci e ad ospitarci nel loro eremo collocato fuori dal mondo,
quassù quasi in cima al dosso di Santa Brigida... La poesia , il
fascino del luogo sono tutti qui, nella nostra fantasiosa
ricostruzione mentale del tempo che fu... Ma bando alle ricostruzioni
fantasiose... un tuono ci richiama alla realtà... scende la pioggia
e velocemente anche noi scendiamo sul fondovalle e via quasi
correndo verso casa...
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