Bello il castello di San Michele.
Suggestivo visto da ovest verso est al sorgere della luna piena
d'ottobre. L'ho ammirato e ho pure cercato di fotografarlo...
L'ho ammirato e a lungo considerato dal ponte della Poia e dai prati del Sant a monte di Fucine approfittando della nuova visuale aperta in quella zona dall'opera di ripristino dell'antico paesaggio rurale, senza gli alberi e i cespugli cresciuti su quei terreni da tempo abbandonati dall'agricoltura.
L'ho ammirato e a lungo considerato dal ponte della Poia e dai prati del Sant a monte di Fucine approfittando della nuova visuale aperta in quella zona dall'opera di ripristino dell'antico paesaggio rurale, senza gli alberi e i cespugli cresciuti su quei terreni da tempo abbandonati dall'agricoltura.
E, a parer mio, sta in questa visuale
ampia e nuova, l'unico apprezzabile vantaggio dei lavori di
deforestazione che hanno impegnato per tempi lunghissimi operai e
tecnici dei Sevizi Forestali della Provincia. Non riesco a
individuare altri benefici se non quello di aver dischiuso la scena
non solo sul castello ma anche verso il Tonale, verso la Val di Pejo
e sul paese sottostante...
Ma ne valeva veramente la pena?
Ma ne valeva veramente la pena?
Ora, che siamo ormai vicini alle
festività natalizie, riprendo in mano i miei scatti cercando di
ricavarne qualche immagine... appena decente. E' un lavoro di
post-produzione quasi impossibile, lungo e complicato... ma che mi
consente comunque di rivedere il castello di Ossana, anche se
solo dalla mia scrivania nell'abitazione lontana dalla Val di Sole.
Così, seppure solo in fotografia,
posso guardare e riconsiderare il castello di San Michele, un
castello dominato dalla luna piena, alta nel cielo, un castello con
la sua antica cinta muraria, i ruderi del palazzo e il suo massiccio
mastio, tutti elegantemente rischiarati con raffinata misura dalla
nuova illuminazione artificiale. Però, in altre mie immagini l'austero maniero appare ancora scuro. Lo vedo dominare il paesaggio nell'esile chiarore
del crepuscolo, opaco e piatto, apparentemente abbandonato,
apparentemente cadente...
Irrimediabilmente coinvolto mi
ritornano alla mente la poetica descrizione del castello che il
Ciccolini, a suo tempo, fece nel suo storico testo “Ossana nelle
sue memorie”: <<che cosa resta dell'agguerrito Castello
San Michele, che i Federici ricostruirono nella prima metà del
quattrocento? Il mastio alto, severo e mesto come cippo funebre su
d'una balza dirupata, che gli serve da piedistallo; ai suoi piedi il
deserto maniero, rotto ai venti e alla neve.
Tutto intorno è scompiglio e
rovina e le mura di cinta male proteggono dall'occhio del curioso,
come dall'uragano, lo sfacelo di antiche grandezze. I merli sono
caduti, si sfasciarono le stanze, franarono gli avvolti e sotto le
macerie stanno confusi e affratellati i modiglioni della gronda e la
botola della prigione, l'altare della cappella e la pietra che celava
il trabocchetto. E dove sono i caminetti, gli alari, le mazze, i
trofei, le stoviglie, i monili? Perché non si ode più il fragore
dell'armi, il cigolio della saracinesca e del ponte levatoio e il
desiato suono della diana? Perché non si diffondono nella quieta
notte stellata, il rumore della danza, il canto del menestrello e le
melodie del liuto e della mandola?......>>
Il Castello di Ossana fa ormai parte a
pieno titolo del paesaggio culturale della Val di Sole e del
Trentino, è inserito in un contesto ambientale di rara bellezza e
dovrebbe rappresentare un tratto distintivo qualificante del
territorio... ma è proprio cosi?
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