La centrale idroelettrica di Pònt

Centrali idroelettriche in Val di Sole tra passato, presente e futuro.



Passato e presente


Una volta l'anno, in estate, la centrale idroelettrica di Pont, alla periferia di Cogolo in Val di Pejo, sulla strada che porta a Malgamare, apre le porte al pubblico e tutti, turisti e valligiani, la possono visitare accompagnati dagli addetti HDE (Hydro Dolomuti Enel). Si possono così scoprire e toccare con mano i segreti della trasformazione dell'energia idraulica in energia elettrica.




Approfitto di questa occasione attratto soprattutto dalle caratteristiche architettoniche dell'imponente fabbricato della centrale che da sempre osservo con curiosità passandovi accanto durante le mie escursioni in Val de La Mare. Gli aspetti puramente tecnici, gli approfondimenti specialistici, mi appassionano meno così come quelli “storici”, relativi alle vicende costruttive di questo impianto.
Del resto in valle tutti, tranne forse i più giovani, ricordano o quantomeno hanno sentito parlare della cosiddetta “epopea idroelettrica” che iniziata con la costruzione della centrale di Malgamare e della diga de Careser tra la fine degli anni Venti e la metà degli anni Trenta è proseguita e si è conclusa negli anni Cinquanta con la realizzazione del bacino di Pian Palù. La centrale di Pònt, realizzata tra il 1926 e il 1929 sfruttava inizialmente solo le acque del bacino del Careser provenienti da Malgamare alle quali si sono aggiunte negli anni Sessanta quelle derivate dalla diga del Palù. Nel complesso queste opere comportarono un mastodontico lavoro che richiese l'arrivo di maestranze da tutto il Nord Italia rivoluzionando la realtà economica e sociale della valle. L' “epopea idroelettrica” portò occupazione e quindi un relativo benessere in valle ma portò anche casi di silicosi, infortuni e lutti.




E oggi? Certo i progettisti di queste opere non immaginavano un ritiro così rapido e imponente dei ghiacciai che alimentano le dighe. Colpa dell'effetto serra imputato dai più all'attività umana. C'è da domandarsi che ne sarà dei bacini idroelettrici tra qualche decennio con il cambiamento climatico in corso e il probabile venir meno dei ghiacciai. Si riuscirà a riempire completamente l'invaso?


Entrato nella sala macchine prima dell'arrivo in massa del grande pubblico mi intrattengo a lungo con un addetto della centrale che soddisfa pazientemente alcune mie curiosità consentendomi anche di scattare alcune foto per questo mio blog. Resto sorpreso e affascinato dalla ricercatezza formale dell'edificio ma soprattutto dalla cura degli abbellimenti degli spazi interni. Mai avrei sospettato che questo fabbricato nato per produrre energia elettrica nascondesse una architettura così raffinata e di così grande pregio offrendo al visitatore uno incredibile ricchezza estetica e un straordinaria accuratezza nei dettagli.


Questa centrale è veramente un prezioso esempio di architettura industriale, un esempio più unico che raro: seppure da profano lo posso affermare senza indugi. Più tardi una veloce ricerca in internet me lo confermerà regalandomi alcune interessanti annotazioni su questa esemplare costruzione all'alba dei suoi novant'anni.
Prima di lasciare la centrale assisto nel suo cortile, ad una dimostrazione dell'antico procedimento di filatura della fibra del lino (organizzata dall'Associazine “Linum” Piccolo Mondo Alpino) che in tempi ormai lontani (ma probabilmente anche ai tempi del'”epopea idroelettrica”) era una pratica abituale nella vita contadina della valle.

Presente e futuro


Poi durante il rientro in auto osservo da lontano, dalla strada che da Cogolo scende lungo la valle, due centrali nuove, appena completate lungo il corso del fiume Noce. Non sono le sole. Altri impianti idroelettrici sono recentemente entrati in funzione o stanno per essere completati nel bacino del Noce. Molti altri se ne vorrebbero realizzare ma le richieste di nuove derivazione d'acqua necessarie per il loro funzionamento stanno suscitando discussioni e controversie. Da quanto sento e leggo sono molti i valligiani che si stanno organizzando (“Comitato per la difesa del Noce”) per bloccare lo sfruttamento idroelettrico del Noce. In effetti, per quanto ne so, le domande di sottrazione d'acqua a fini idroelettrici sono veramente tante e e penso che si renderà necessaria una moratoria per permettere di valutare approfonditamente il grado di sostenibilità ambientale di ciascuna richiesta.
Detto questo credo che, nel grande polverone, si possa alla fin fine vedere in modo chiaro il reale motivo del contrasto. Il tutto si riduce fondamentalmente ad uno scontro tra opposti interessi economici. Da una parte il grande business del momento, il business delle centrali dove conta solo l'incasso per gli investitori, per il pubblico o il privato che sia, e dall'altra il timore di perdere i proventi del turismo legato all'acqua (rafting, canoa, campionati vari sulle acque del Noce, pesca sportiva... e relativi lucrosi indotti) Questa la sostanza del contendere e della conseguente mobilitazione contro lo sfruttamento idroelettrico. Mobilitazione che coinvolge la popolazione colorandosi di “ecologismo” a difesa del Noce... "Ecologismo" che in altre situazioni di sfregio ambientale spesso connesso al cosiddetto “sviluppo turistico” mai si era visto, mai si era fatta ammiraro (se non in tempi molto lontani)...e mai si vede tuttora... anzi!.
E' fuori di dubbio che gli impianti idroelettrici lungo il fiume possono creare scompensi di varia natura ed entità diminuendo e alterando la portata dei corsi d'acqua ma, a mio parere, se il rilascio d'acqua rimane consistente, il danno è probabilmente molto contenuto... I nostri corsi d'acqua sono già intaccati da una elevata antropizzazione (dighe a monte e centrali già esistenti, opere di sistemazione idraulica, cave, agricoltura con malghe, stalle, concimi e fitofarmaci, industrie lungo gli argini, riversamenti inquinanti più o meno accidentali, pesca con ripopolamenti e immissione di specie ittiche non autoctone, manifestazioni e attività sportive sull'acqua... acque nere e rifiuti che in passato trovavano l'unica collocazione nel Noce...) e non si può certo affermare che siano ambienti da preservare integralmente perché vergini e di grande pregio naturalistico. Tuttalpiù alcuni tratti sono in via di parziale, inevitabilmente limitata rinaturalizzazione. Comunque nel complesso la sitazione dei corsi d'acqua è già alterata e le nuove eventuali centrali non dovrebbero aggravarla più di tanto... Gli impianti idroelettrici, se ben progettati (con il dovuto rilascio d'acqua che tenga anche conto dei periodi di magra e degli effetti del possibile cambiamento climatico sulle portate) dovrebbero avere un impatto sui corsi d'acqua più di natura paesaggistica (certamente importante e da non sottovalutare) che di valenza ecologica. Queste le mie impressioni da profano...
A mio parere (io pure mi permetto di dire la mia...) il problema andrebbe affrontato con uno sguardo al futuro che è alle porte, un futuro climaticamente preoccupante e di cui già si intravedono i primi segnali. Andrebbe affrontato con una visione ambientalmente allargata ad un contesto più ampio che supera i confini della valle e non si restringe a valutazioni naturalistiche limitate al locale e magari orientate a senso unico dalle parti in gioco. Andrebbe considerato e risolto non solo alla luce di venali, immediati interessi (pure importanti) e dei riflessi più o meno negativi sul nostro ambiente fluviale (come ho detto contenuti e comunque contenibili) ma alla luce dell'importanza fondamentale e prioritaria dell'utilizzo di fonti rinnovabili di energia, come quella idraulica, nel contrastare l'emergenza climatica. Meno anidride carbonica, meno effetto serra, meno preoccupazioni per i futuri decenni che se le cose non cambieranno radicalmente si prevedono molto caldi e secchi con ghiacciai quasi inesistenti, meno piogge, meno neve (già ora cannoni “sparaneve” all'opera, ghiacciai sciabili ben infagottati...), con possibili fiumi in secca e forse gommoni e canoe all'asciutto per lunghi periodi... in ogni caso... Certo l'apporto di energia pulita della Val di Sole con le eventuali nuove centrali è ben poca cosa nel contesto globale ma tutto è utile e tutto può servire e ognuno correttamente dovrebbe fare la propria parte seppure piccolissima... ... naturalmente con equilibrio, dopo attenta valutazione della sostenibilità ambientale di ciascuna nuova realizzazione...


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