L'Anemone primaverile, la Pulsatilla
vernalis, il “fiore del vento”, è di gran lunga il mio
fiore preferito, non solo per l'indubbia eleganza delle forme, per l'abbacinante bianco dei petali appena venato d'azzurro sulle estremità, per la
peluria dello stelo e delle brattee, peluria sottile, dorata e
scintillante al primo sole ma soprattutto perché questa stupenda
ranuncolacea indica la fine della brutta stagione, segna il termine
delle giornate brevi e fredde e quindi annuncia l'arrivo della
primavera anche sui pascoli alti e sui versanti più elevati della
valle.
Così, verso la metà di aprile, decido
di dedicare la mia prima, breve escursione stagionale alla ricerca,
si spera fruttuosa, dei primi candidi anemoni in fiore. Quale meta
migliore della Val di Strino per questa uscita sui monti della valle?
L'escursione mi permetterà anche di controllare se le marmotte, che numerosissime colonizzano da sempre la zona, si sono risvegliate dal
loro lungo sonno invernale.
Delusione... Non è la prima volta che salgo
in Val di Strino a metà aprile ma mai mi era capitato di osservare
un ambiente così desolato, di trovarmi immerso in un ambiente dalle
caratteristiche così diverse da quelle abituali di questo periodo.
Solitamente la neve copriva, più o meno abbondantemente, la stradina
che porta alla malga e talvolta si procedeva con difficoltà,
sprofondando nel manto fradicio. Spesse masse gelate, residui delle
valanghe invernali, tagliavano in più punti il fondovalle. L'erba sui versanti ben esposti iniziava però a verdeggiare e sui pascoli
il bianco dei crochi si sostituiva rapidamente al bianco della neve
in ritirata. Le cime e le creste rocciose che cingono la valle erano
compattamente candide e il Rio Strino era sempre gonfio d'acqua per
lo squagliarsi rapido della neve in quota. Le marmotte, già uscite dal letargo, al mio sopraggiungere, allertate dal coro di fischi
delle compagne di vedetta, abbandonavano il pascolo di teneri
germogli e attraversavano rapide le chiazze di neve per rifugiarsi
nelle loro buche terrose. Insomma si respirava la vera e profumata
aria della primavera...
Non così quest'anno... La poca
neve si è sciolta da tempo e ora imbianca solo parzialmente le cime
più alte. L'inverno è stato molto avaro di precipitazioni e
purtroppo lo è pure questo inizio di primavera. La siccità impera
in ogni angolo della valle. I pascoli sono secchi e gialli. Rade
macchie di stentati crochi bianchi e viola rompono la monotona, arida
uniformità dei prati. I larici, nei pascoli alberati, iniziano
appena a schiudere le gemme e appaiono i piccoli aghi ma non c'è
traccia degli stupendi, rossastri fiori femminili. La portata del Rio
Strino è ridottissima. Il suo letto per lunghi tratti è
completamente asciutto, la poca acqua spesso si inabissa, non lo
bagna e il sole brucia il suo fondo sassoso. Anche accanto al
fabbricato della malga lo slargo del torrentello è privo d'acqua e
c'è da chiedersi se quassù, in un ambiente così arido, sarà
possibile monticare i bovini come da sempre si fa prima dell'inizio
dell'estate.. Comunque c'è ancora tempo e le condizioni potrebbero
ancora mutare radicalmente...
Le marmotte che popolano
numerosissime i dintorni della malga non hanno ancora abbandonato le
loro tane e riposano ancora sottoterra. Strano. I valori della
temperatura sono più alti di quelli medi stagionali e la neve è
scomparsa da tempo, ma le marmotte sono ancora “sotto”. Forse è
mancato l'isolamento termico del manto nevoso e il terreno gelato in
profondità ha ritardato il risveglio e l'uscita di questi simpatici
roditori. Chissà...
Raggiunta la malga salgo sui
piccoli contrafforti erbosi che la sovrastano e la proteggono a
monte. Perché lo so... Io lo so che, a metà aprile, lì sopra, da
sempre, spuntano i mie amati anemoni... e infatti anche quest'anno li
vedo biancheggiare da lontano. Temevo di non poterli ammirare vista
la particolare situazione climatica. In verità non sono molti,
certamente sono meno numerosi del solito e mi appaiono anche più
piccoli e meno vigorosi del solito. Emergono isolati o in piccoli
gruppi dal riarso tappeto d'erba dello scorso anno, spuntano sparuti
tra i morti filamenti giallastri delle vecchie graminacee. Forse pure
il rustico Anemone primaverile soffre a causa del particolare
andamento meteorologico degli ultimi mesi e speriamo si tratti solo
di un episodio climatico anomalo, di un evento che nel lungo periodo
si può talvolta verificare e non di una conseguenza del mutamento
climatico dovuto all'effetto serra. Sarebbe davvero preoccupante.
Belli i “miei” anemoni...
li osservo, li fotografo a lungo... e poi... e ora, visto che
marmotte non se ne vedono e che i quattro caprioli a cui cercavo di
avvicinarmi sono fuggiti spaventati dal grosso suv di un cacciatore
(salito comodamente quassù per rifornire le “saline” che
attraggono cervi, mufloni e caprioli per un futuro più facile e
appagante abbattimento...) non mi resta che scendere a valle. E
finalmente, raggiunti i pascoli più caldi, in basso, al limite della
valle e al cospetto della Cima Presanella, posso osservare anche
alcune marmotte che quaggiù, dove il terreno si riscalda prima, sono uscite dal loro lungo sonno e iniziano a correre allo scoperto.
Sicuramente, tra qualche giorno anche le compagne che colonizzano i
pascoli più alti riprenderanno a vivacizzare con i loro fischi i
dintorni di Malga Strino... Quindi non escludo una seconda, spero più
fortunata, escursione.
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