Dopo quasi due anni ritorno ai “Masi da
Mont” sopra Deggiano, un piccolo nucleo di vecchi fienili posti
dove le ripide pendici del versante solatio della valle spianano
leggermente, aprendosi in slarghi di pendenza relativamente dolce.
Sono dei pittoreschi, rustici masi,
alcuni ancora ben conservati, altri cadenti, dove un tempo si
stoccava il fieno raccolto nei prati circostanti ma anche nelle lontane, magre praterie al di sopra del limite della
vegetazione arborea.
Fieno con cui si alimentavano le vacche
che quassù, nei ricoveri al piano terreno dei masi, venivano
stallate in autunno fino all'esaurimento del foraggio. Qui
solitamente rimanevano da ottobre a dicembre, poi discendevano a
valle rientrando nelle piccole stalle del paese. I contadini ogni giorno da
Deggiano, a 930 m slm, salivano fin quassù a 1250 m, percorrendo una
ripida mulattiera spesso innevata, per alimentare il bestiame, pulire
le stalle, cambiare lo strame, mungere le mucche, per poi
ridiscendere portando sulle spalle i "congiai", i contenitori
metallici colmi di latte. Talvolta erano costretti a fermarsi la notte per aiutare le mucche a partorire.
Attorno ai masi si estendevano gli
spazi fertili, un tempo falciati o intensamente coltivati, come del
resto intensamente lavorato era l'intero versante, anche nelle sue
zone molto più erte, tutte terrazzate, scolpite dai muretti a secco
che sostenevano minuscoli campetti coltivati a frumento, grano saraceno, segale, orzo,
patate ma anche lino e canapa. Prati e campi che si susseguivano ai campi e più in alto,
a monte dei masi, ripidissimi pascoli alberati fino a raggiungere le
rocce e le ultime praterie oltre il limite della vegetazione,
praterie d'altura che pure venivano falciate almeno una volta l'anno
per sfruttare anche il loro profumatissimo ma magro e spesso coriaceo foraggio (erba visega).
Territori diversamente lavorati ma
tutti sempre intensamente utilizzati. Territori che oggi sono
abbandonati. Oggi le coltivazioni si limitano a poche comode
superfici facilmente lavorabili con i moderni macchinari agricoli,
piccole estensioni di prati falciabili raccolti attorno all'abitato.
Tutto il resto è stato abbandonato... e così il bosco negli
ultimissimi decenni ha avuto il sopravvento e ha riconquistato dopo
secoli, forse millenni, i terreni che l'uomo, con immense fatiche gli
aveva sottratto.
In poco tempo, mutata l'economia della
valle il paesaggio è conseguentemente mutato. I ripidi, vasti
pascoli del tempo passato, solo leggermente ombreggiati dai larici,
si sono fittamente rimboschiti trasformandosi in dense abetaie.
Alberi di latifoglie, ormai maturi, sono cresciuti nei terreni
abbandonati da tempo, erbacce, rovi cespugli hanno invaso i prati e i
campi dismessi da poco e questo in tutta la valle, non solo a monte
di Deggiano... Il versante soleggiato della val di Sole ha cambiato
rapidamente il suo volto.
Non
più agricoltura di sussistenza, estesa sull’intero territorio a
sfruttare anche gli appezzamenti più piccoli, erti, magri e lontani
ma poche aziende zootecniche grandi e ben organizzate. Poi il turismo
e molte altre nuove attività… e l'abbandono dei paesi aggrappati
alla montagna, belli, solatii ma tanto distanti dai servizi e dal
lavoro. Belli e solatii, dai panorami mozzafiato, che tanto piacciono
ai turisti per trascorrevi qualche settimana nelle case e nei masi,
acquistati e ben ristrutturati.
Un
cambiamento radicale che in pochissimo tempo ha rotto un equilibrio,
ha rivoluzionato un modo di vivere fermo, sostanzialmente immobile da
tempi immemorabili trasformando conseguentemente il paesaggio
montano… Per molti versi quasi un ritorno alle origini, un ritorno
all'aspetto selvaggio che la valle doveva avere dopo l'ultima
glaciazione allora presumibilmente coperta interamente dalle selve.
Un cambiamento inarrestabile non sempre negativo per i benefici
effetti del bosco sulla protezione del suolo e sulla riduzione
dell’effetto serra attraverso l'assorbimento di anidride carbonica
da parte delle essenze forestali.
Ma il mutamento in atto con la semplificazione del paesaggio e la scomparsa di ambienti antichi e ben curati è comunque una perdita e comporta inevitabilmente anche un certo sentimentale rimpianto per un rustico e solidale anche se misero e faticoso, modo di vivere, di interpretare la vita.
Ma il mutamento in atto con la semplificazione del paesaggio e la scomparsa di ambienti antichi e ben curati è comunque una perdita e comporta inevitabilmente anche un certo sentimentale rimpianto per un rustico e solidale anche se misero e faticoso, modo di vivere, di interpretare la vita.
Un
mutamento ambientale che va talvolta limitato ma soprattutto, per
quanto possibile, controllato e guidato... ed è quello che il
“Servizio foreste e fauna”della Provincia ha iniziato a fare con
i suoi “cantieri” in alcune zone della valle e tra queste anche
la nostra zona, la zona dei Masi da Mont.
Sono
cantieri di lavoro, quelli del Servizio forestale, descritti come
“Interventi di conservazione, sistemazione e ripristino del
paesaggio rurale” che sostanzialmente prevedono, dopo i
necessari accordi con i proprietari, il recupero agricolo dei fondi
che si sono naturalmente trasformati in bosco. Le piante vengono
abbattute e il terreno viene sistemato e inerbito rendendolo agibile
alle moderne macchine agricole. Sono interventi che se effettuati
scegliendo con oculatezza le zone da “trattare” hanno certamente
una notevole valenza soprattutto paesaggistica restituendo, almeno
localmente, quell'alternarsi pittoresco di prati, pascoli, frutteti,
campi, boschi, radure e incolti che un tempo caratterizzava l'intera valle.
Nella
località “Masi da Mont”, dove i lavori stanno volgendo alla
fine, mi sembra che il risultato sia positivo e la zona ha ora un
aspetto ben diverso, molto più aperto e attraente, rispetto a
quello che osservai durante la mia lunga passeggiata di due anni fa,
un aspetto che dovrebbe avvicinarsi a quello del tempo che fu...
Allora il bosco comprometteva la vista che ora può spaziare dal
fondovalle alle cime del gruppo dolomitico del Brenta e del gruppo
granitico della Presanella. Inoltre mi dicono, che per il futuro
mantenimento degli prati ricavati disboscando e decespugliando i
dintorni dei masi non ci saranno problemi: un allevatore del posto se
ne occuperà provvedendo al loro sfalcio, reso semplice e
vantaggioso dai terreni ora ben sistemati, puliti e livellat
Ma
sarà così ovunque? Non è detto che ogni
restituzione di terreni che si sono naturalmente rimboschiti alla
loro passata destinazione, cioè a prato, a seminativo o a pascolo,
migliori necessariamente la loro valenza paesaggistica. Molto dipende
dalla situazione ambientale locale e quindi a mio parere è
determinante scegliere con oculatezza le zone da “trattare”.
Inoltre oggi di “rurale” in valle ne resta ben poco e prima di
ripristinare il paesaggio rurale
bisognerà essere certi di poterlo poi realmente destinare all'agricoltura per
un periodo molto ma molto lungo, considerando anche il non indifferente impegno economico
che l'operazione comporta.
In alcune realtà
potrebbe, dopo dochi anni, verificarsi un nuovo ritorno del bosco sui terreni recuperati al “paesaggio rurale”
magari per le inadempienze di qualcuno dei proprietari o
semplicemente per il trascorrere degli anni, i passaggio dei terreni agli eredi o altro, con costi di conservazione che inevitabilmente potrebbero
ricadere sulla collettività anziché sui privati.
Sicuramente queste mie considerazioni sono del tutto superflue, forse inopportune, perché ogni
intervento sarà certamente stato programmato e lo sarà anche in futuro con la
dovuta attenzione. Quanto è stato fatto ai Masi da Mont sembra
confermarlo: ai masi da Mont l'operazione sembra riuscita e sono
certo che così sarà anche in altre zone, dove si inizia a intervenire e dove si interverrà più avanti
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Un monolite è stato rinvenuto in loc. Masi da Mont, presso Deggiano, da Luca Webber, durante una gita sul territorio dell’Associazione Val di Sole Antica e rappresenta un importante documento per la conoscenza della storia locale compresa tra la prima età del bronzo e quella del ferro. Quasi sicuramente si può supporre che sia stato utilizzato a scopo di culto e che le incisioni furono effettuate sul masso in due differenti periodi, il primo periodo è riferibile ai culti pagani, coppelle, il secondo aveva l’intento evidente di cristianizzazione degli antichi culti locali, il simbolo a croce latina. Un incavo artificiale sul masso fa supporre che sia stato modificato artificialmente dall’uomo con l’intento di integrarla in una costruzione più complessa.
Il centro rurale dei Masi da Mont non finisce di stupirci, affermando l’importanza del luogo regalandoci altre sorprese.
Nelle sue vicinanze abbiamo rinvenuto una pietra appena affiorante dal terreno di forma zoomorfa recante coppelle sulla sua sommità. Altre coppelle, di fattura più recente, sono state trovate sulle soglie dei masi confinanti.
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Il monolite ora custodito in un robusta teca appositamente
realizzata.
Non ancora predisposta la didascalia.
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Un monolite è stato rinvenuto in loc. Masi da Mont, presso Deggiano, da Luca Webber, durante una gita sul territorio dell’Associazione Val di Sole Antica e rappresenta un importante documento per la conoscenza della storia locale compresa tra la prima età del bronzo e quella del ferro. Quasi sicuramente si può supporre che sia stato utilizzato a scopo di culto e che le incisioni furono effettuate sul masso in due differenti periodi, il primo periodo è riferibile ai culti pagani, coppelle, il secondo aveva l’intento evidente di cristianizzazione degli antichi culti locali, il simbolo a croce latina. Un incavo artificiale sul masso fa supporre che sia stato modificato artificialmente dall’uomo con l’intento di integrarla in una costruzione più complessa.
Il centro rurale dei Masi da Mont non finisce di stupirci, affermando l’importanza del luogo regalandoci altre sorprese.
Nelle sue vicinanze abbiamo rinvenuto una pietra appena affiorante dal terreno di forma zoomorfa recante coppelle sulla sua sommità. Altre coppelle, di fattura più recente, sono state trovate sulle soglie dei masi confinanti.
Dal sito dell'Associazione Val di Sole Antica
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