A Pian Palù: il giro del lago artificiale

...giro “alto”, in quota, che tocca le malghe Giumela, Paludei, Pian Palù e Celentino.

Percorso ad anello che partendo dal Fontanino di Pejo (m 1660 slm) sale a malga Giumela (m 1950), prosegue in quota, tagliando il versante sinistro del lago, fino a Malga Paludei (m 2130), quindi cala ripido a Malga Palù (m 1830) e, costeggiando il lago per la sua intera lunghezza in sponda destra, raggiunge Malga Celentino (m 1830 ) per discendere infine al punto di partenza.


Bella, lunga e facile scarpinata adatta anche ai giovanissimi camminatori, che io replico da sempre almeno una volta l'anno, soprattutto in autunno quando il bramito del cervo in amore mi accompagna per gran parte del percorso. Quest'anno ho pensato però di anticipare questa scarpinata a fine maggio interessato com'ero ad osservate gli effetti di un inverno anomalo, gelido e carente di neve su questo territorio montano racchiuso in buona parte dentro i confini del Parco dello Stelvio. Contemporaneamente mi interessava anche controllare se il sentiero che da Malga Paludei sale alla testata della Val del Monte (verso il Passo della Sforzellina e in Val Umbrina) era ancora interrotto dopo alcuni anni dall'episodio alluvionale che aveva asportato il ponte sul tumultuoso rio che scende dai ghiacciai Piana e Villacorna. Questo in previsione di una mia eventuale futura escursione in quella zona.
Posteggiata l'auto al Fontanino di Pejo imbocco, in corrispondenza del chiosco termale, la strada sterrata che sale alla diga di Pian Palù. Sono in compagnia dell'amico di sempre e con lui raggiungo in breve i prati dei Masi della Palù, a metà strada tra il Fontanino e il lago artificiale. A questo punto, viste le numerosissime orme di cervo che costellano il piano stradale, si decide di lasciare il comodo percorso usuale e di proseguire per una scorciatoia nota a pochi che conduce a Pian Vegaia salendo ripidissima nel bosco. Un sentiero questo non “segnato” che sconsiglio di imboccare se non si conosce bene la zona ma che, con un po' di fortuna permette a chi lo segue di sorprendere qualche cervo o qualche capriolo al pascolo. La fortuna questa volta non è però dalla nostra parte... salendo rinveniamo solamente il corpo, in parte già divorato da volpi e uccelli rapaci, di una cerva morta da poco, forse a causa di una caduta o forse per le complicanze del parto.
Raggiunto faticosamente il Pra di Palù nelle vicinanze di Pian Vegaia, alla base della Val dei Orsi, dove in autunno i maschi di cervo in amore radunano le femmine per formare il loro harem, proseguiamo subito, un po' delusi per i mancati avvistamenti, verso Malga Giumela sulla strada militare proveniente dalle fortificazioni austroungariche di Frattasecca. Abbiamo complicato e allungato senza risultati il nostro percorso ma il panorama sui monti della Val dei Orsi compensa almeno in parte la fatica.
Naturalmente saremmo potuti salire a Malga Giumela (in circa45 minuti dal Fontanino) proseguendo per la strada sterrata che io e il mio amico abbiamo lasciato, in cerca di avventure, all'altezza dei Masi della Palù. La comoda strada “per tutti” raggiunge dapprima il lago (20 minuti) e quindi sale per i pascoli fino alla malga. E' un percorso semplice, panoramico e lineare, senza inutili complicazioni...
Da Malga Giumela proseguiamo per la stradina, allargata di recente, che conduce a Malga Paludei (un'ora circa) decisi a non abbandonare mai più la “retta via”. La strada taglia il versante sinistro della valle attraversando una fitta selva di larici e abeti rossi che nasconde alla vista il lago sottostante. Più avanti il bosco si fa più rado, trasformandosi a tratti in pascolo alberato, dove gli imponenti e aggrovigliati larici secolari hanno il sopravvento sugli individui più giovani dalla folta chioma appena rinnovata, una chioma di un verde fresco, primaverile... brillante e vivace.
Qua e là, tra le erbe secche, ancora autunnali, emergono, ben protette ai piedi dei larici, le fitte macchie di rododendri con le loro piccole foglie coriacee, scure e lucide. Ma nelle piccole radure e negli spazi aperti tra un albero e l'altro il fogliame di queste rustiche piante alpine è bruno, accartocciato, sofferente, morto. Solo le foglie alla base dei cespugli mantengono la loro integrità, la caratteristica verde lucentezza e sembrano non aver sofferto. Strana situazione... Forse il gelo invernale ha “bruciato” la parte alta della chioma dei rododendri, quella che emergeva dalla neve... Forse i bei rododendri del Parco sono stati danneggiati dall'anomalia climatica dello scorso inverno, un'anomalia che ci ha regalato un freddo intenso ma pochissima neve caduta inoltre molto in ritardo rispetto a quanto normalmente succede.
Ma eccoci alla Malga Paludei, malga da poco consolidata e ristrutturata e dove sembra si stiano riprendendo anche i lavori di sistemazione del bivacco che occupa la parte anteriore del lo stallone. La zona di Malga Paludei è sempre stata ricchissima di acque, ora però le acque non sono abbondanti come in passato. Conseguenza, pure questa, dell'andamento climatico dello scorso inverno e di un inizio di primavera particolarmente secco. La cotica erbosa sembra aver sofferto per questa lunga siccità e pure per il gelo intenso non essendo stata adeguatamente protetta da un sufficiente strato isolante di neve. L' erba è poca e molto stentata...
Anche il laghetto appena a monte della malga è in sofferenza. Il livello è basso come non mai e non si nota alcun apporto d'acqua lungo le sponde. I rigagnoli che normalmente vi confluiscono scendendo dal versante soprastante sono completamente secchi. Che fine faranno le rane che abitano questo laghetto, le loro uova, i girini... e tutta la preziosa minuscola fauna che lo popola se non pioverà, se non pioverà intensamente e a lungo?
Lasciamo il piccolo lago alle nostre spalle per seguire il sentiero che porta alla testata della Val del Monte verso le sorgenti del fiume Noce. E' questa, a valle del Passo Sforzellina, una zona bellissima, selvaggia, poco frequentata, tutta da scoprire... il torrente vi si distende serpeggiando ai piedi della cascata e del limpidissimo lago di Vallumbrina; i camosci e le marmotte la popolano indisturbati... Stupenda zona che merita una mia ulteriore visita, ma solo più avanti, quando sarò allenato alle fatiche delle lunghe scarpinate in montagna. Ma sarà possibile oltrepassare il vorticoso rio che scende dalla Val Piana colmo d'acqua proveniente dai ghiacciai sovrastanti? Sarà possibile? Qualche anno fa il ponte che lo attraversava fu distrutto da un evento alluvionale e da allora è stato impossibile procedere oltre il torrente.
Venti, trenta minuti di cammino e siamo sul posto. Sul torrente è stata finalmente realizzata una rudimentale passerella. Tre sottili tronchi, tagliati e squadrati sul posto, accostati e gettati da una sponda all'altra del rio. Un ponticello (se così lo possiamo chiamare) pericoloso e precario, probabilmente impossibile da percorrere con il torrente in piena come lo è in estate per il rapido squagliarsi dei ghiacciai. Ci auguriamo che non sia questa la soluzione definitiva ma solo un primo intervento, un passaggio indispensabile per la realizzazione di una passerella più agevole, sicura per tutti anche per i vecchietti come noi. Del resto se è vero che l'Ente Parco e stato in grado di sovvenzionare (almeno in parte, come a suo tempo ho letto su qualche quotidiano) un grande ponte tibetano in Val di Rabbi (un ponte non oso dire da luna park ma comunque un'opera finalizzato al richiamo turistico di massa per la sua scontata attrattiva emozionale sul grande pubblico, attrattiva alquanto lontana dalle tradizionali finalità di un Parco) non vedo come lo stesso Ente Parco non sia ora in grado di realizzare, dopo qualche anno di attesa, anche questo ponticello che permetterebbe di esplorare le zone più remote e affascinanti del suo territorio a chi le ama e apprezza veramente. Ma forse le cose non sono semplici come appaiono, forse sono molto più complicate di quanto sembrano a noi profani...
Mi è stato detto che nel frattempo, nell'attesa del nuovo ponte, un gruppo di volontari ha riattivato il vecchi sentiero che porta alla testata della valle partendo più in basso, da Malga Pian Palù e salendo lungo il versante opposto della valle, fuori dai confini del parco... Potrebbe essere un'alternativa, comunque tutta da verificare e sicuramente meno allettante...
Un po' delusi ritorniamo a Malga Paludei fermandoci di tanto in tanto ad ammirare lo stupendo panorama sulla valle che si apre di fronte a noi. Si può osservare eper bene tutta la catena di monti che sovrastano il lago artificiale sulla sua sponda destra e che in gran parte non sono compresi nel Parco dello Stelvio. Monti tagliati da splendide vallette. La Val Pudria che conosce bene anche il mio amico, la Val Comiciolo e la Val Montozzo dove il mio amico non è mai salito e dove spero di trascinarlo prima o poi. E la stupenda cima Redival che si specchia, con gli stambecchi che la popolano, negli stupendi laghi di Strino. Quanti ricordi mi legano a questi monti...
Superato il laghetto, tra un fuggi fuggi di rane, scendiamo alla malga Paludei e poi giù, in basso, calando per l'erto sentiero fino a raggiungere il fondovalle. Una bella, panoramica discesa sul ripido versante tra pascoli, ampie radure e radi boschi di larice, difronte alle aspre pareti micascistose dell'Ercavallo. Infine, raggiunto il fondovalle ci attende un percorso più dolce, un allegro camminare su di un sentiero semipiano accompagnato dal mormorio delle acque del torrente e dal lieve borbottare di alcuni piccoli rivi giunti alla fine del loro tragitto.
Ed ecco il ponte, stabile e robusto sul Noce. Lo attraversiamo osservando il percorso dele acque che poco più a valle si immettono nel lago. Poi in breve arriviamo alla ristrutturata Malga Pian Palù e ci godiamo un più che meritato riposo.
Si riparte percorrendo la strada che costeggia il lago artificiale. Lago semivuoto come mai in altre primavere lo avevo osservato. Dalla terra bruna non più coperta dalle acque riemergono i resti di una malga e ben distinto il tracciato di una vecchia mulattiera. Si rimane veramente colpiti da questa inusuale visione.
L'acqua che si riversa nel lago è poca e il livello del lago stenta ad alzarsi. Le scarse nevicate dello scorso inverno fanno sentire anche qui i loro preoccupanti effetti. Quale potrà essere il futuro di questo bacino artificiale con le previste mutazioni climatiche? Con i ghiacciai che si stanno esaurendo e le precipitazioni sempre più ballerine e imprevedibili?
Ma siamo quasi alla fine del nostro tragitto. In prossimità dello sbarramento risaliamo brevemente il versante e in vista dell'ultima malga, la Malga di Celentino, imbocchiamo il sentiero che discende al Fontanino di Pejo chiudendo la nostra escursione ad anello e festeggiando, si fa per dire, con un piccolo assaggio delle due acque ferruginose, quella del Fontanino di Celentino e quella del Fontanino di Pejo.


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L'escursione è descritta con dovizia di informazioni nel libro "Escursioni - Parco dello Stelvio - Trentino e Alto Adige" di P. Turetti e 
T. Mochen 

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