La curiosità mi ha condotto ai piedi
della cascatella del Piz del Pai a monte di Celentino. Curiosità
suscitata da quanto avevo letto da qualche parte sulla recente
realizzazione di un sentiero che porta ai suoi piedi, sentiero
percorribile da tutti anche dai più piccoli, così stava scritto.
Come ho potuto constatare, il sentiero è veramente praticabile da tutti seppure con una buona dose di attenzione. E' comunque un sentiero molto breve essendo l'ultimo tratto di un bel percorso preesistente che termina
nei dintorni della cascata. Solo questo
prolungamento, questo nuovo, corto sentierino, tracciato nel bosco
sul versante della Val di Pejo tra Celentino e Celedizzo, rende
possibile l'accesso al sito del Piz del Pai superando il ripido e
franoso fianco dello stretto vallone della cascatella inciso dalle
acque che rotolano verso il fondovalle.
Ma come si raggiunge la cascata una
volta arrivati a Celentino? Non esistono indicazioni di sorta e lo si
può anche comprendere visto che il percorso è stato appena
realizzato. Sono certo che a breve qualcuno provvederà ad ovviare a
questa mancanza. Per il momento è indispensabile chiedere in paese.
Gli abitanti hanno fama di grande disponibilità e gentilezza e
forniranno sicuramente a chiunque tutte le indicazioni del caso.
Comunque il viottolo per la cascata (30- 45 minuti) si imbocca poco
a monte del paese dove la strada asfaltata per malga Campo
diviene strada bianca e di lato si apre un piccolo slargo sul
quale si può parcheggiare l'automobile.
Lasciata l'auto si sale inizialmente
tra i prati, gli ultimi prati coltivati della zona, su di una
stradina alquanto ripida ma più avanti, dove il bosco ha
riconquistato quelli che un tempo erano campi terrazzati, il
tracciato si fa meno erto e così si può proseguire agevolmente inoltrandosi in selve sempre più fitte, fino ad immettersi sul
sentiero appena realizzato.
E' complessivamente un bel percorso,
comodo e panoramico, con ampia vista sulle cime della valle, dalle
più prossime del gruppo del Cevedale a quelle un poco più distanti
del gruppo della Presanella. Verso il basso, sull'altro versante
della valle, sulle basse pendici del monte Boai, si dispiega, ben
visibile, il piccolo villaggio di Comasine (dove si trova la casa avita di Giacomo Mateotti) sovrastato dalla chiesetta dei minatori,
la pittoresca chiesetta di S. Lucia.
Percorrendo la stradina, in particolare lungo il tratto iniziale che attraversa i prati ma non solo, anche più oltre lungo il margine del bosco, si può contemplare una stupefacente fioritura esplosa in questi giorni tra le alte erbe mature, prossime ad essere falciate per trasformarle al sole di giugno, in profumatissimo fieno. Sono fiori comuni, bellissimi nella loro semplicità, sono fiori che ti accompagnano lungo tutto il percorso sul viottolo, rischiarato dalla luce radente del mattino, fino ad incontrare lo stretto, nuovo sentiero che si inoltra nel folto del bosco e nelle ombre scure del vallone della cascata.
Solo pochi minuti per percorrere lentamente e con prudenza l'ultimo tratto sul nuovo sentierino e ci si trova,
quasi improvvisamente immersi in una nuvola di minuscole goccioline
d'acqua diffuse ovunque dalla leggera brezza mattutina che spira nel
dirupo del Piz del Pai.
La cascata... Non si può dire che sia
un grande salto e anche la quantità d'acqua che cade è ben poca
cosa ma ciò nonostante il luogo ha un suo fascino, un fascino che
per certi versi può anche inquietare. Sarà per la
ristrettezza dell'ambiente, sarà per l'asprezza della sottostante
stretta e ripida incisione che sembra precipitare verso il
fondovalle, sarà per le verticali pareti rocciose che ti
sovrastano, sarà per l'effetto nebulizzante dell'acqua che ti
inzuppa senza scampo ma è indubbio che qui, ai piedi della
borbottante cascata del Piz del Pai ti senti improvvisamente
ridimensionato, piccolo, perso e indifeso davanti ad un ambiente
naturale così selvaggio, ad uno scenario minuscolo ma allo stesso
tempo potente e coinvolgente.
Una vera sorpresa, questa cascatella,
un incantevole piccolo scrigno di natura integra che non puoi non
osservare con umiltà, che piacevolmente ti emoziona ma che
inaspettatamente ti invita anche a riflettere...
Salendo quassù hai attraversato distese di campi, di prati e boschi coltivati, ambienti naturali dolcemente addomesticati nel corso dei millenni per garantire la “tua” sopravvivenza, la tua esistenza di uomo moderno. Poi hai raggiunto la cascata, hai sostato ai suoi piedi scoprendo un cantuccio incontaminato nascosto e selvaggio, un sito piccolo ma inespugnabile che evoca la forza della natura, la sua indomabile forza e al contempo la realtà della “tua” piccolezza, la realtà della debolezza dell'uomo che sei, dell'uomo che hai sempre pensato regnante... ma che ora, qui, regnante certamente non è...
Salendo quassù hai attraversato distese di campi, di prati e boschi coltivati, ambienti naturali dolcemente addomesticati nel corso dei millenni per garantire la “tua” sopravvivenza, la tua esistenza di uomo moderno. Poi hai raggiunto la cascata, hai sostato ai suoi piedi scoprendo un cantuccio incontaminato nascosto e selvaggio, un sito piccolo ma inespugnabile che evoca la forza della natura, la sua indomabile forza e al contempo la realtà della “tua” piccolezza, la realtà della debolezza dell'uomo che sei, dell'uomo che hai sempre pensato regnante... ma che ora, qui, regnante certamente non è...
E allora rifletti, rifletti su chi domina realmente sulla
terra... e comprendi l'importanza d'agire con cautela, di non
scontrarti con la natura ma di operare in accordo con la natura... di
rispettare la natura, di non violentarla ma di assecondala, di
accostarla con tenerezza, di plasmarla con lentezza e delicatezza...
perché la natura sopporta e ancora sopporta, è paziente ma se
infastidita oltre misura si potrebbe anche rivoltare contro chi si
permette di tormentarla troppo a lungo ritenendosi sempre vincente... quasi fosse onnipotente...
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