… inseguendo gli stambecchi che non ci sono.
“Gli stambecchi da quelle parti?
Sicuro. In Val Ganosa li trovi di certo” Così lo scorso anno mi
disse tra le altre interessantissime cose il malghese della Giumela.
Conoscevo piuttosto bene la zona e di stambecchi non ne avevo mai
visti (anche se sapevo per certo che, qualche tempo fa, alcuni esemplari
erano stati rilasciati più in basso, ai Paludei), avevo visto solo
cervi e camosci, per cui le affermazioni del malghese mi lasciarono
molto dubbioso. Ma siccome “non si sa mai”, quest'anno ho deciso di affrontare ancora una volta il lungo “Percorso
della fauna” che dal Fontanino di Pejo arriva fino al Lagostel
integrandolo però con due diversioni, la prima, da compiere alle
prime luci del sole, per osservare i cervi in amore sulle praterie
delle Mandriole, la seconda per esplorare (prendendo per buono il
consiglio del malgaro) la sconosciuta Val Ganosa sulle fantomatiche
tracce degli stambecchi. Del “Percorso della fauna” ho già dettoin un altro mio post... Questo percorso è uno dei numerosi giri tematici che vengono
proposti dagli operatori del Parco dello Stelvio agli escursionisti
amanti della natura.
Consiste in un tracciato ad anello, lungo ma alla portata di tutti
(se non si temono le ripidissime scarpate erbose e i piccoli dirupi attraversati dal bel sentiero), che
si snoda sul versante sinistro della Val del Monte nella zona di
Pejo.
Ma veniamo a questa mia escursione di
fine settembre che parte dal Fontanino di Pejo dove parcheggio
l'auto. Qui imbocco subito, in compagnia dell'amico di sempre, la strada bianca
che sale alla diga di Pian Palù. In una ventina di minuti raggiungo
il lago. E' ancora buio ma ad oriente il cielo è già chiaro.
Quando, dopo alti venti minuti di cammino arrivo a Malga Giumela il sole inizia ad illuminare i monti
più alti. La cima de Redival, dove da anni (lo dico con certezza)
stazionano gli stambecchi, è di fronte a noi, ben illuminata, nel
cielo sereno, dai primi rossastri raggi del sole.
Proseguiamo nel bosco sulla mulattiera
che porta a Malga Paludei scarpinando per una trentina di minuti o
poco più fino ad incontrare il sentierino che sale al Lagostel. Le
indicazioni non mancano: non si può sbagliare... Ma per noi è
giunto il momento di deviare dal percorso canonico e di raggiungere,
seguendo delle tracce sconosciute ai più, le alte praterie dove dal
crepuscolo all'alba pascolano i cervi. Siamo all'inizio del periodo
degli amori quando i maschi di questi maestosi selvatici competono
tra di loro a suon di bramiti per il dominio delle femmine... Ma di
questa digressione dal classico “Percorso della fauna” ho già
raccontato in un “articolo” di qualche settimana fa, il post
“In Val del Monte all'epoca degli amori del cervo”
Il sole è ormai alto, i cervi lasciano
i pascoli e si rintanano nel bosco... è giunta l'ora di abbandonare
i nostri nascondigli, i grossi larici che ci celavano alla vista dei
selvatici e di ridiscendere al crocevia tra la stradina dei Paludei e
il ripido sentiero che sale al Lagostel. Qui giunti iniziamo la
salita e, tornante dopo tornante, superato il bosco ci ritroviamo
nuovamente sulle alte praterie al di sopra del limite della
vegetazione arborea. Quassù, non di rado, capita di avvistare qualche
camoscio ma oggi qualcuno ci ha preceduti allertando e allontanando
le eventuali selvatiche presenze. Ma noi ci accontentiamo anche del
bel panorama sui monti innevati che ci stanno davanti, il Corno dei
Te Signori, dove si dice abbia origine il fiume Noce, la Montagna di
di Ercavallo con i suoi Denti la sua Punta, il Pizzo di Villacorna e
le creste della Val Umbrina...
Una breve pausa, un sorso d'acqua dai
gelidi ruscelli che tagliano il sentiero e si riprende la marcia.
Qualche tornante e il più è fatto... siamo ormai vicini al
Lagostel, ma siamo anche all'imbocca della Val Ganosa dove, a detta
del nostro malgaro, stazionano gli stambecchi. La curiosità ha la
meglio sulla stanchezza e con un ultimo sforzo, più che altro di
volontà, iniziamo una tortuosa salita per tracce confuse e appena
individuabili (residui della grande guerra o di antiche attività
pastorali?) raggiungendo a fatica il centro della valletta. La fame
(mezzogiorno è passato da tempo...) ci impone di non proseguire ma
il luogo conquistato ci consente di scrutare il territorio che ci ci
sta di fronte. Nulla può sfuggire al nostro binocolo... Esaminiamo
attentamente ogni masso, ogni roccia, cresta e anfratto ma degli
stambecchi neppure l'ombra. Chissà.... forse si saranno spostati in
un'altra località anche se ci sembra improbabile perché si dice che
gli stambecchi siano animali solitamente stanziali e abitudinari.
Chissà...
Alquanto delusi ma ben rifocillati
lasciamo la Val Ganosa ripercorrendo, questa volta fortunatamente in
discesa, le “gane” (pietraie) della val Ganosa per
riprendere la salita sul bel sentiero del Lagostel. Ora, più
riposati e rilassati, riusciamo finalmente ad osservare con la
necessaria tranquillità il paesaggio che ci circonda : la ValMontozzo con la Cima del Redival, la Bocchetta di Strino e la Punta
di Albiolo, l'Ercavallo, Il Corno dei Tre Signori che si intravede
appena e l'imbocco della Valletta che porta al Passo della
Sforzellina.
E si riparte, ricominciando a salire... ma ancora per poco. Siamo infatti ormai prossimi alla nostra ultima
meta, il laghetto detto Lagostel. Su questo ultimo tratto di sentiero
occhieggiano alcune delle vette più alte del gruppo montuoso
dell'Ortles Cevedale. Si intravede la cima del San Matteo che
durante la Prima Guerra Mondiale fu teatro di aspre battaglie tra
austriaci e “regnicoli” per il suo ormai inutile, tardivo
possesso. Si era ormai a poche decine di giorni dal termine del
conflitto e le vittime di quegli assalti (alcuni di quei poveri
cadaveri riemergono solo oggi dai ghiacciai in rapido
disfacimento...) furono inutilmente sacrificate sull'altare di
insensate conquiste... ma questa è un'altra storia.
Ed eccoci al Lagostel (“piccolo lago”
nel dialetto locale) che dal bivio sulla stradina dei Paludei, laggiù dove
inizia il sentiero, si può raggiungere, senza considerare la nostra
deviazione, in meno di un'ora e mezza). Siamo soli. Chi ci ha
preceduto, disperdendo l'eventuale presenza dei camosci sta già
scendendo a valle lungo la Val Piana. Il luogo non è particolarmente
attraente dal punto di vista paesaggistico anche se la neve che copre
ormai le montagne circostanti lo rende sicuramente più pittoresco
del solito. Considerate le energie spese per raggiungerlo, ci
sentiamo comunque in dovere di fermarci per il tempo necessario a
percorrere l'intero perimetro del lago...
Poco più a monte del Lagostel si trova
un secondo minuscolo laghetto che pochi conoscono. Ci si arriva in
poco più di mezz'ora ma non esiste sentiero e la salita è molto
ripida... una traguardo impossibile per noi che già abbiamo sofferto
a sufficienza per giungere fin quassù dopo le due deviazioni alla
ricerca dei selvatici... Peccato perché questo secondo lago offre un
ambiente molto particolare e un panorama decisamente più ampio e
interessante (si scorgono le Cime della Presanella e dell'Adamello
sopravanzare la punta del Redival).
E' tardi e ci aspetta una lunga
discesa... così ci avviamo subito per il ripido e sconnesso
sentiero che scende in Val Piana ai piedi del san Matteo, delle Cime
Mantello, Villacorna, Giumella e dei lastroni rocciosi che delimitano
la Val Umbrina. Poi il sentiero si fa meno ripido e a poco a poco si
porta nel bosco, avvicinandosi ai primi contorti larici di alta
montagna, tra distese di rododendri che sarebbe bello poter ammirare
in un'altra stagione, in piena, rigogliosa fioritura a fine giugno,
inizio luglio... ma ormai siamo prossimi alla fine di settembre e il
paesaggio ha un fascino del tutto diverso, più mesto, dolcemente
malinconico, con la prima neve, con il sole radente che allunga le
ombre e scolpisce i profili e con i colori della vegetazione che
iniziano a virare verso le calde tonalità autunnali.
Giunti ai Paludei ( un'oretta e mezza
dal Lagostel) sostiamo brevemente in riva al minuscolo lago appena
sopra quella che fu una malga monticata e che ora è destinata a
bivacco (in parte aperto a tutti gli escursionisti in parte riservato solo ai proprietari della malga o forse ai forestali che operano nel
Parco). Sorpresa... l'acqua ha nuovamente colmato il minuscolo bacino
che, qualche tempo fa, avevamo trovato praticamente asciutto con un
enorme numero di girini di Rana temporaria concentrati in piccole
pozze umide sul fondo fangoso. Era il drammatico risultato di un inverno e di
un'estate particolarmente siccitosi. Ora invece sulle sue sponde ancora lussureggianti stazionano delle belle manze: ci
chiediamo fino a quando potranno restare quassù, a queste
altitudini...
Lasciamo dietro di noi la zona dei
Paludei e percorrendo la bella stradina raggiungiamo il bivio per il
Lagostel (meno di mezz'ora) chiudendo così il nostro percorso ad
anello... ma dobbiamo ancora proseguire sulla mulattiera che
attraverso il bosco ci porta alla Giumela. La malga è stata chiusa
da poco, non ci sono più la mucche che sempre, durante l'estate,
hanno accompagnato con il suono dei loro campanacci le nostre
numerose escursioni in questa zona. Ora non ci resta che discendere
fino al Lago di Pian Palù per poi proseguire ancora, fino all'auto,
parcheggiata al Fontanino (camminando tranquillamente i tempi di
percorrenza di questi ultimi tratti sono quelli della salita al
mattino). E' pomeriggio inoltrato. Gli ultimi, radenti raggi di sole
sfiorano il lago e illuminano il versante a noi opposto e proiettando
ombre lunghissime per ricordarci che le giornate si stanno facendo
sempre più brevi, che la bella stagione è agli sgoccioli e che
questa bella escursione in Val del Monte, sulle orme degli stambecchi
che non ci sono, è probabilmente l'ultima, almeno quassù e almeno per quest'anno...
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