Scelta scontata per la prima uscita
dopo la clausura da coronavirus
Era del tutto prevedibile che la meta
della mia prima uscita, al mio ritorno al paesello, dopo la lunga e
penosa clausura in città, sarebbe stata la Val Piana. Chi mi conosce
ci avrebbe scommesso e bene avrebbe fatto perché avrebbe visto
giusto. Sì, perché così è stato. Del resto quale meta era più adatta della Val Piana per rodare il mio fisico e ritemprare il
mio spirito depressi dalla clausura forzata?
Val Piana. Località vicina,
raggiungibile a piedi, senza eccessivo impegno, da Ossana, salendo
per lo scenografico “sinter dela lec” e poi... e
soprattutto località bellissima, ancora sostanzialmente integra, ben
conservata. Valletta montana dal panorama ameno, rilassante, un
ambiente che amo, quieto, rasserenante. Un luogo a cui mi legano
tanti giovanili ricordi...
Ma eccomi! Sono in Val Piana. La
salita non è stata gravosa e nemmeno molto lunga. Sembra che,
nonostante il tedioso periodo di inattività, il fisico e, soprattutto, le mie troppo maltrattate ginocchia reggano ancora bene.
Eccomi! Sono nuovamente davanti all'
antico paesaggio della Val Piana, ai suoi pascoli e alle sue macchie
boscose, alle sue acque libere e limpide. ai suoi impervi pendii, al
suo fondale di aspre cime innevate.
Avanzo sul fondovalle pianeggiante
senza una meta precisa evitando, per quanto possibile, di calpestare
la stradina asfaltata. Seguo il corso del torrente e mi sposto qua e
là attratto dalla particolare forma di una roccia rivestita di
muschio che emerge dal prato, dai fantasiosi grovigli dei licheni
sulla corteccia un vecchio e rinsecchito albero di larice o
dall'inconsueto intrico dei tronchi di ontano bianco al margine del
bosco...
Sono affascinato dal luccicante
cespuglio di berberis con le delicate foglioline appena spuntate tra
le vecchi aculei intrisi d'acqua ma ciò che più mi attrae sono i
fiori di maggio sui verdi declivi a pascolo bagnati dalla pioggia
caduta nella notte. Sono primule, viole, genziane, ranuncoli...
impreziositi da mille minuscole gocce d'acqua. Vale la pena di
attardarsi per osservare e fotografare anche se la luce non è delle
migliori. Il sole appare raramente riuscendo solo di tanto in tanto a
squarciare lo spesso e scuro nuvolone che, immobile, lo maschera,
impedendo ai suoi raggi di accarezzare erbe e fiori arricchendoli di
luce, di riflessi, di umidi bagliori e di fotogenici scintillii.
Il nuvolone non si muove, anzi,
l'opaca copertura si fa sempre più densa. Ritorno sui miei passi e
percorro a ritroso la valle seguendo il corso del torrente immerso
nella macchia di conifere che lo costeggia sulla sponda sinistra.
Immerso nel verde... in una lunga distesa verde, una distesa di verde
tenero ma brillante, una distesa di muschi e di mille virgulti appena
spuntati ai piedi degli abeti, un tappeto verde, pulito e continuo...
La primavera verde ormai procede al galoppo anche a queste quote,
anche nel bosco, anche quassù, in Val Piana... Un verde ritorno alla vita.
Dopo la lunga clausura, dopo la forzata inattività, anch'io mi sento
rinascere.
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