Dove se non in Val di Strino?

Scelta scontata per una prima, breve escursione dopo la clausura da coronavirus



Val di Strino: quale meta migliore per la mia prima escursione al mio rientro in Val di Sole dopo il sofferto isolamento nella lontana casa di città? Quale meta più appropriata per ritemprare il fisico dopo mesi di inattività e risollevare l'umore depresso dalla clausura forzata e dalla contiguità con una umanità impaurita e perennemente mascherata?
Quindi vada per la Val di Strino o meglio per la sua malga! La Malga Strino è effettivamente il traguardo più adatto per una escursione breve, per una giretto da completare in mattinata. E' relativamente vicina: solo un breve tratto di strada in auto sulla statale del Tonale e poi un'oretta e mezza di comoda salita a piedi, senza considerare i più che probabili prolungamenti, le deviazioni dal normale percorso per rincorrere e ammirare gli incantevoli paesaggi e le meraviglie naturalistiche che a Strino non mancano mai. Un salutare e tanto atteso ritorno alla libertà e alla bellezza...


Sono in Val di Strino.
Lasciato alle spalle il ripido versante boscoso, abbandono il tracciato canonico (la strada militare che porta alla malga come pure, diramandosi, al forte Zaccarana) e mi inoltro sulla distesa di prati pianeggianti ai piedi del solco vallivo.
Con il sole ancora basso, il panorama sulla Presanella e sulle cime e sui picchi circostanti ancora carichi di neve, è veramente spettacolare.





La uniforme, quasi levigata estensione di erba nuova è interrotta, qua e là, dal montagnole di terra nuda, materiale di riporto accumulato dalle marmotte che qui, nel suolo morbido, hanno scavato i loro cunicoli. Cerco di avvicinarmi ad alcuni cumuli sui quali vigilano i selvatici che però, essendo creature sospettose, ben presto, si inabissano nelle loro profonde gallerie. Non insisto, non è il caso di disturbare più di tanto. Mi allontano ed è allora che, del tutto inatteso, dal ripido versante boscoso sbuca un capriolo. Scende nel pascolo, si accorge della mia presenza e subito fugge nascondendosi nuovamente tra gli alberi.


Attraversata la vasta distesa verde, punteggiata di ranuncoli gialli, mi infilo nuovamente sulla stradina che porta alla malga. Superato un incantevole lariceto, un ombroso pascolo alberato, il tracciato si fa più aperto, più soleggiato e più ripido. La mulattiera sale, per un lungo tratto, costeggiando il Rio Strino particolarmente gonfio d'acqua in questa stagione. La fatica si fa sentire ma la malga è ormai vicina e la raggiungo prima del previsto. Vado oltre. La supero imboccando il sentiero che porta ai Laghetti di Strino, al monte Redival o alla Città Morta... quanto mi piacerebbe andarci... purtroppo il mio fisico, poco allenato, non mi permette di farlo. Sarebbe imprudente. Mi fermo. Seduto sul prato riposo attendendo che, nei dintorni, qualche marmotta si faccia vedere, che esca dal suo rifugio. Vana speranza.





Durante la mia salita alla malga spesso mi arrestavo, sostavo per riprendere fiato ma anche per osservare i fiori primaverili cresciuti nei pressi della stradina. Fiori che ora ritrovo, ben più numerosi, sui pascoli a monte della malga... Speravo di poter vedere anche l'anemone vernalis, che a fine inverno sempre sboccia sull'erto pendio che sovrasta la casera. Ma L'anemone vernalis, il mio fiore preferito è scomparso da tempo: è troppo tardi, siamo quasi alla fine di maggio e una grande varietà di altri fiori ha preso il suo posto.


Nei dintorni della malga, le marmotte, fino a pochi anni fa, erano numerosissime. Per quale ragione ora non se ne vedono? Per quale ragione sono quasi del tutto scomparse? Sdraiato sul pascolo penso e ripenso, faccio delle ipotesi senza riuscire ad individuare una che prevalga, che mi convinca, che sia suffragata da una qualche prova o almeno da qualche evidente indizio.
Alquanto deluso do un'ultima sbinocolata alle creste che chiudono la valle, lassù, dove mi piacerebbe essere per poter incontrare non solo marmotte ma anche camosci e stambecchi, poi riprendo il cammino che, finalmente... è in discesa.





Le marmotte le ritrovo in fondo alla valle. Ne rivedo alcune scendendo lungo la mulattiera ma soprattutto le incontro, molto numerose, dove inizia la verde distesa pianeggiante. Sono sempre molto attente ma riesco ad avvicinarne alcune e, rimanendo lontano, ad osservarne altre, più numerose, intente in primaverili, giocose competizioni. 


Nel bosco, lungo la discesa verso la statale del Tonale dove ho lasciato l'auto, mi imbatto in una umida vallecola ricca di radicchio dell'orso di cui, senza entusiasmo, raccolgo alcuni cespi. Senza entusiasmo perché rivedendo mentalmente e riconsiderando questa mia uscita non posso che immalinconirmi. Nell'abbandonare la stupenda Val di Strino ripenso ai suoi stupendi panorami, ai suoi fiori, ai suoi selvatici abitatori, alla sua bellezza... e soprattutto alla possibilità che questa escursione mi ha dato di muovermi liberamente.. una libertà che sto per perdere... Tra poco dovrò nuovamente indossare la mascherina, e chissà per quanto tempo ancora lo dovrò fare... e questo, inevitabilmente mi intristisce.



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