Quale futuro per il turismo al Passo del Tonale?



Tutti conoscono le drammatiche vicende della prima guerra mondiale che cento anni fa ebbe tra le sue cruente arene anche il Passo del Tonale e i monti che lo attorniano. Così come moltissimi sono al corrente che per secoli e secoli i viandanti che attraversavano il Passo potevano trovare accoglienza e rifugio per la notte in un antico ospizio che ancora esiste trasformato in un elegante hotel. E sicuramente molti hanno anche sentito raccontare dei sabba, degli incontri tra streghe e stregoni che al buio, sui prati del Tonale, si davano a sfrenate orge con il diavolo, scatenando sulla valle temporali e tempeste. Nessuno sarebbe mai transitato sul Passo nel tardo pomeriggio e men che meno di notte. 




Ma veniamo ai giorni nostri... Oggi il Passo del Tonale è il regno dello sci ai piedi, è una delle stazioni turistiche invernali più note e frequentate dell'arco alpino... è una conosciutissima e antropizzatissima, paesaggisticamente e ambientalmente alquanto deturpata località per vacanze e weekend in gran parte all'insegna dello sci. E così che, dal mio punto di vista, anche nella nostra modernissima epoca il Passo del Tonale continua ad avere, come in passato, le sue tribolazioni... pur possedendo, inaspettatamente, anche un'isola di tranquillità complessivamente intatta, un prezioso gioiello.




Al Tonale oltre agli alberghi, ai negozi ai ristoranti e bar, alle torri, alle piste da sci, agli infiniti impianti di risalita, si trova anche un silenzioso e prezioso biotopo protetto. E' una piccola porzione dell'ambiente fisico del Passo, una torbiera di grande interesse naturalistico, un ecosistema che, in altri ormai lontani e più fortunati tempi, si è deciso di salvaguardare dall'invadenza dell'uomo.
Il sentierino che l'attraversa è costellato da piccole tabelle che riportano edificanti aforismi richiamando alla contemplazione  e alla salvaguardia della natura. Tra questi anche il Cantico delle creature di San Franceso al quale il Papa si è ispirato per intitolare la sua enciclica ambientalista “Laudato sii”, testo che tutti, credenti e non, farebbero bene a leggere.
Belle iscrizioni, poetici versi, tutti da meditare, ma che osservando e considerando il degrado dei dintorni possono apparire provocatori e comunque emblematici della discrepanza ambientale che domina il Passo. Vien da pensare che  al Tonale “si applicano due pesi e due misure”. 




Sul confine occidentale svettano i grattacieli che danno un buon apporto al caos architettonico  del Passo. Più a monte tralicci e funi in grande quantità invadono i versanti delle cime Bleis e Cadì e non mancano certamente sui i pendii della Valbiolo fin quasi al passo dei Contrabbandieri e ai confini del Parco dello Stelvio.




Grandi toppe di pascolo  artificialmente seminato costellano la montagna. Sono le piste, che ben ripulite, spianate, lisciate e rinverdite, appaiono in netto contrasto cromatico con la rimanente, originaria cotica erbosa. Poi, qua e là appaiono isole e strisce di terra nuda, frutto degli scavi effettuati per la posa delle tubazioni degli impianti di innevamento “programmato” e chissà che altro... 



Ma le conseguenze dell'attuale gestione del territorio potrebbero non limitarsi al degrado ambientale, potrebbero, in un futuro non lontanissimo, anche ampliarsi (e speriamo che non accada veramente) con implicazioni economiche e sociali. Perseverando a lungo con la attuali pratiche, insistendo con questa gestione del comparto turistico rivolta quasi esclusivamente alla pratica dello sci, non è escluso che si rischi una inaspettata perdita di posti di lavoro. Potremmo ritrovarci con parecchi disoccupati, creati dalla improvvida conduzione di un turismo impotente davanti al riscaldamento globale (magari ridotti a fare i recuperanti, nel caldo “torrido”, per liberare la montagna da una ferraglia ormai inutile sparsa ovunque sui monti del Tonale, quasi come alla fine della prima guerra mondiale).

L'aumento costante e irreversibile delle temperature dovrebbe convincere chi ci governa a ripensare la montagna come sede di un turismo diverso, un turismo che allargandosi anche alle stagioni intermedie (primavera e autunno) sia più resiliente al clima in rapida mutazione.


Se è comprensibile, ma certamente non giustificabile, che i gestori del turismo guardino solo all'immediato come fonte di introiti, questo non è accettabile per chi dovrebbe guidare la società, scegliendo in quale direzione viaggiare per il benessere della collettività, soprattutto per un benessere che duri nel tempo.
Chi vede solo l'immediato affronta le conseguenze del cambiamento climatico di giorno in giorno disinteressandosi del futuro.  Fabbrica la neve che viene a mancare e se  l'acqua necessaria scarseggia costruisce bacini di accumulo o la pompa dai torrenti, svuotandoli e se le giornate fredde diventano più rare magari amplia i bacini in modo da sfruttare al meglio le “finestre di freddo” che si fanno di anno in anno sempre più strette. Se poi il sole estivo, sempre più intenso, scioglie il bel ghiacciaio (che si può utilizzare, sciandovi sopra, anche in primavera)... beh, niente paura, usa dei bei teli bianchi per schermarlo. Questo l'adattamento al mutare del clima, le più che comprensibili soluzioni (evidentemente solo temporanee) escogitate da chi guarda solo all'oggi o tutt'al più al giorno dopo senza preoccuparsi più di tanto né dei danni ambientali che provoca né del futuro che che lo attende. 


Ciò che stupisce veramente è il constatare la scarsa lungimiranza di chi ci governa che asseconda, per non dire promuove, in tutti i modi, con provvedimenti ad hoc e sovvenzioni delle sue agenzie, le modalità di crescita del turismo invernale perpetrate da altri. A mio parere manca la percezione della gravità del problema (o non lo si vuole vedere?) che sola potrà portare  a cambiare rotta iniziando a percorrere, decisamente seppure molto gradatamente, nuove strade per la nascita di un turismo attrattivo per molte persone, ma più responsabile, più sostenibile, compatibile con l'ambiente di montagna e con il clima che cambia.
Pensiamoci e pensiamo anche che non si collabora di certo a contenere l'aumento della temperatura continuando con l'attuale politica dello spreco, non si collabora consumando energia (e quindi producendo gas serra) con l'innevamento artificiale a tutti i costi o limitandosi a mascherare i ghiacciai con delle pezze bianche. Nemmeno la politica urbanistica che ancora insiste a destinare altro suolo a nuove strade e a nuove strutture ricettive e altro appare molto saggia e utile. Esistono sicuramente vie più responsabili e produttive per investire e mantenere l'occupazione e il benessere nella nostra terra. Solo che bisogna crederci e quindi lavorarci.


Ma ho poche speranze... a volte penso che solo il ritorno delle streghe e dei diavoli del tempo che fu a difesa del Tonale potrebbe impedire altri passi falsi.


“Povero, escursionista... ignaro della normativa che regola la protezione della flora in Trentino, hai ingenuamente raccolto un “mazzolin di fiori” nei prati del Tonale e ora potresti incorrere in severe sanzioni. Hai sbagliato, per te non ci sono giustificazioni... e non permetterti di contestare la giusta punizione a chi di dovere. Non mostrargli, a tua difesa, lo sfacelo ambientale, la distruzione della vegetazione originaria che vi circondano... Quegli scavi, quei rattoppi, quella distruzione... è stata portata a termine legalmente con l'avvallo degli organi istituzionali, dopo severa valutazione del suo impatto ambientale... e solo per superiore e generale interesse”


2 commenti:

Unknown ha detto...

Analisi lucida e precisa. Sia dalla parte lombarda che trentina si segue la stessa politica.

GFM ha detto...

Ottima analisi! Chefsre?