Freddo, neve, tanta neve… alla faccia del riscaldamento globale?

 

Un dicembre così freddo e nevoso non si era visto da parecchio tempo e anche all’inizio di questo nuovo anno, durante i primi giorni di gennaio, la situazione meteorologica non è mutata, il cielo sta “regalando” altra neve e altro gelo. Così, lungo le strade e nelle piazze innevate del paese oltre che nei negozi, dove i valligiani incidentalmente si incontrano e fanno due chiacchiere evadendo dalla casalinga clausura da covid 19, qualcuno, ironicamente, si chiede e chiede ai presenti (parafrasando Trump?) se l’arrivo di tanta neve si debba imputare alle conseguenza di quel famoso riscaldamento globale di cui tanto si parla in ogni dove. In effetti trovarsi nel gelo e sommersi dalla neve nel bel mezzo di un cambiamento climatico che, secondo quanto viene assicurato, sta, di anno in anno, facendo aumentare la temperatura (media annua) ovunque nel globo terracqueo può sconcertare e, a prima vista, apparire contraddittorio.



Come al solito, come sempre più spesso accade, qualcuno gioca a semplificare la complessità rendendola facilmente percepibile ed immediatamente appetibile con interventi ad effetto, di sicura efficacia ma generici, sbrigativi, del tutto superficiali… Le conseguenze del clima che cambia non si possono ridurre solo a delle estati un po’ più calde e al ritiro dei nostri ghiacciai, gli effetti sono molto più vari, talvolta imprevedibili e non sempre immediatamente decifrabili nella loro origine ed evoluzione soprattutto a noi profani.



Per quanto ne so si configurano in un continuo aumento, d’intensità e di frequenza, dei fenomeni atmosferici estremi cioè di quegli eventi meteorologici particolarmente impattanti che, in passato si verificavano raramente e che, da alcuni decenni, hanno iniziato a ripetersi con una cadenza più ravvicinata. Tempeste d’acqua e di vento (Vaia), ripetute precipitazioni d’insolita intensità con conseguenti eventi franosi e alluvionali, gelo e nevicate precoci e tardive, temporali fuori stagione, lunghi e reiterati periodi siccitosi… e tra questi periodi, molto secchi, i molti inverni senza neve o quasi senza neve che hanno preceduto questo nostro inverno 2020/21 particolarmente nevoso. Nevoso come, di tanto in tanto, lo sono comunque stati altri inverni in passato (eccone alcuni che ho vissuto di persona e altri, meno recenti ma noti a tutti: inverni 2008/09, 2003/2004, 1985/86, 1981, 1950/51, 1916/17 con Santa Lucia Nera... e chissà quanti altri inframmezzati e antecedenti…).



Annate particolarmente nevose, come e più di quella attuale, che si sono sempre verificate e che, conseguentemente, rendono difficile stabilire in quale misura le attuali copiose nevicate siano imputabili al cambiamento climatico, siano da considerarsi un effetto o quantomeno una enfatizzazione di un evento meteorologico destinato  a verificarsi comunque, al di là del clima che muta.. Forse, ma solo forse (non voglio incorrere in macroscopiche semplificazioni) si potrebbe (nuovamente forse) supporre che i lunghi mesi invernali privi di neve, che ci hanno accompagnati durante gli ultimi anni, possano essere, loro sì, una conseguenza del cosiddetto “clima impazzito”. Infatti le annate quasi totalmente prive di neve un tempo erano molto più rare.
E a proposito di stagioni invernali senza neve ho recentemente riletto quanto scrissi, alcuni anni fa, in questo stesso blog, dopo una nevicata, una normale nevicata, né esigua ne copiosa, che aveva interrotto un lungo periodo siccitoso, un periodo povero di neve, protrattosi per più anni. Ripresento quello scritto qui sotto, trovandolo molto attuale e coerente con quanto appena esposto.



<< Da alcuni anni il bel manto candido del tempo passato non ricopriva più i prati e i boschi del fondovalle e anche sui versanti più alti i bei fiocchi immacolati si adagiavano in ritardo, creando un tappeto sottile, misero, e discontinuo. La neve non era più il dono che già in novembre, immancabilmente, il cielo elargiva a piene mani su tutta la valle... La neve che scendeva era ormai diventata selettiva, sceglieva solo le stazioni sciistiche invernali, era una neve “firmata”, fabbricata ad hoc da artificiosi congegni, era una neve che si addensava in spazi ristretti distendendosi solo in fasce sottili che tracciavano, sui versanti dei monti, innaturali serpentine bianche nel giallo autunnale dei pascoli alti e nel verde intenso delle fitte peccete. 



Tutto ciò che un tempo era familiare, il bel paesaggio totalmente innevato, sembrava definitivamente scomparso. “Colpa del cambiamento climatico” si sosteneva nei bar della valle, “colpa dell'innalzamento della temperatura che sta divorando anche i nostri ghiacciai”... ma l'abitudine “consumistica”, troppo ingorda di energia e prodiga di gas serra, stentava a cambiare e la corsa al completamento degli impianti di “innevamento programmato” accoppiata allo scavo di nuovi bacini per l'acqua di scorta procedeva sempre più celermente. La carenza di precipitazioni nevose, la neve che sempre più frequentemente mutava in pioggia sul fondovalle e non solo, erano tra i sintomi più evidenti delle trasformazioni climatiche in atto, confermando quanto i climatologi “predicavano” da tempo. Ma era soprattutto l'accentuarsi delle condizioni meteorologico estreme che ormai caratterizzavano tutte le quattro stagioni, il “tempo matto”, a non lasciare più alcun dubbio. Tutti lo sapevano e spesso lo vivevano sulla loro pelle. In inverno ma non solo accadeva che ad un periodo anomalamente mite ne seguisse immediatamente uno freddissimo o che ad una stagione siccitosa, priva di precipitazioni ne seguisse una particolarmente umida. Tutti rammentavano le interminabili, abbondanti nevicate della stagione invernale 2008-2009 che avevano portato tanti problemi e grande preoccupazione. Eventi così particolari non si erano fortunatamente più ripetuti alle nostre latitudini e all'opposto durante gli ultimi inverni si era verificata una costante tendenza alla siccità, alla scarsità di precipitazioni nevose, che era altrettanto negativa.




Fortunatamente dopo gli inverni asciutti degli ultimi anni ora è finalmente ricomparsa la neve.... è “fioccato” anche alle quote medio basse e la neve si è accumulata in discreta anche se non eccezionale quantità... in quantità comunque tale da richiamare alla memoria gli inverni del “tempo che fu” quando la neve non mancava mai.… ...>> 

Come già detto, anche quest’anno, è ritornata la neve, è ritornata come "allora", è ritornata dopo alcuni inverni di magra... è  ricomparsa in abbondanza, accumulandosi in grande quantità, in quantità esagerata, talmente esagerata che, a differenza di “allora”, “ora”, in paese, le chiacchiere  vanno assumendo ben altro orientamento indirizzandosi a mettere in dubbio il riscaldamento globale, riscaldamento dato per certo dalla totalità degli studiosi. 



Per quanto mi riguarda, al di là di ogni considerazione sul cambiamento climatico e nonostante i disagi che la neve inevitabilmente mi ha procurato e che ancora mi procura, non posso che rallegrarmi davanti a questa novità. Rallegrarmi come un bimbo davanti ai fiocchi che volteggiano scendendo al suolo ed emozionarmi, durante le mie abituali passeggiate, di fronte ad un paesaggio imbiancato come da tempo non si vedeva, di fronte ad una vista piacevolmente insolita, talmente insolita da sorprendere.

A proposito di cambiamento climatico: “Terra futura – Dialoghi con papa Francesco sull’ecologia integrale” di Carlo Petrini è un libro semplice e interessante di cui consiglio la lettura.


Tutte le foto del paesaggio imbiancato in “Google Foto”


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