Le stagioni di un roseto selvatico

...lungo il torrente Vermigliana in vista del Castello di San Michele


Camminare lungo i maggiori corsi d’acqua sul fondovalle ma anche lungo i torrentelli secondari e i rivi che scendono dai versanti è sempre bello, talora più che bello, è avvincente. Ogni uscita, ogni passeggiata o escursione che sia può riservare delle singolari scoperte documentabili in immagini più o meno insolite e sicuramente inedite. Il ritorno sul medesimo percorso a distanza di tempo valorizza l’esplorazione ampliando l’osservazione ed aggiunge, a quanto già fatto, altre nuove riprese frutto di una situazione mutata essendo, di solito, mutate le condizioni meteorologiche e, ciò che rende ancora più interessante la ricognizione,  pure il periodo dell’anno.




A fine primavera e all’inizio estate passeggiare e soffermarsi lungo le sponde del torrente Vermigliana è particolarmente piacevole. Percorrere la stretta striscia di bosco che costeggia il torrente e osservarne lo scorrere impetuoso delle acque ritornate abbondanti dopo le magre invernali è una “impresa” che ripeto anche più volte nel corso della settimana. Neve e ghiaccio sono scomparsi da parecchi tempo e lungo il corso d’acqua dopo la spenta pausa invernale è ritornato il colore, è ritornato il verde sui cespugli che vi si specchiano, il giallo, il rosso, il blu, il violetto dei fiori nei prati che, a debita distanza, lo fiancheggiano ed... è ritornato anche il rosa, il rosa delle rose… il rosa in un roseto selvatico che ho scoperto in prossimità del paese, un roseto di cui mai, nel corso di altri anni, avevo notato la presenza. Le piante di rosa canina che lo compongono sono tante, sono dei grandi cespugli che, in parte, allungano i loro rami spinosi sopra le turbolente acque del torrente Vermigliana. Un bel roseto con il Castello di San Michele di Ossana sullo sfondo. Un roseto in fiore, in piena fioritura. I suoi fiori sono tutti uguali, tutti rosa, sono esclusivamente di colore rosa e su di loro, sul loro rosa, si posano in continuazione, numerosi, i bombi e, ancor più numerose, le api.




Alcuni mesi dopo, a metà novembre, l’atmosfera del luogo è totalmente cambiata. Il torrente, dopo la pericolosa piena di fine estate, scorre tranquillo distendendosi qua e là lungo il suo percorso, in ampi e placidi slarghi dove si riflettono i gialli, gli arancioni e gli ambrati colori del bosco in abito autunnale.
Il roseto selvatico non è più lo stesso, non assomiglia minimamente a ciò che era qualche mese prima, è irriconoscibile. Qualcuno dei suoi rami continua sporgersi sulle acque argentee del torrente ma ora quei rami sono quasi completamente privi di foglie… e, naturalmente, sono privi di fiori, e privi di colore rosa… Delle belle rose rosa si è perso perfino i ricordo. Al loro posto, al posto di ogni rosa, è maturato un frutto, un frutto rosso, intensamente rosso... una grossa bacca rossa. Una “fioritura“ diversa, non più rosa, ma interamente rossa. Frutti piccoli, numerosissimi... coloratissimi addobbi fittamente posizionati sui grovigli di nude ramaglie spinose. Un vivace primo piano per la vista autunnale del bel castello di Ossana. Un panorama attraente, non paragonabile a quello primaverile da “cartolina illustrata”, ma proprio per questo diverso, particolare, più raro e ugualmente gradevole.




E arriva l’inverno o meglio il tardo autunno e con esso arriva la prima neve. Neve sul roseto selvatico e nei suoi dintorni… neve pure sul torrente dove il gelo ha iniziato a “soffocare” lo scorrere delle acque: vi convivono le acque prigioniere, immobili perché ghiacciate e le acque libere, lente e scure, nel loro penoso zigzarare tra i massi innevati. Su quelle esigue acque, libere ma tenebrose, tentano di specchiarsi i cespuglio di rosa, ma sono rarissimi quelli che riescono ad allungare i loro rami sulla corrente compressi ed appiattiti come sono sotto il peso del candido manto. Da quel candido manto, da quella neve che si è posata in ogni dove, sia al suolo che sulla vegetazione, emergono, qua e là, dei rametti spinosi carichi di bacche autunnali, bacche più che mature ancora intensamente rosse. Colorati dettagli invernali piacevoli da cogliere fotograficamente, gelide particolarità da accomunare alle panoramiche sul castello di san Michele dove, in primo piano, risaltano i polloni di rosa canina, i getti più robusti che non si sono piegati e adagiati sotto il peso della neve.


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