Una sofferta primavera


Sembra che la primavera sia davvero arrivata. Dopo un inverno interminabile, un inverno nevoso e freddo come non mai, ora si può finalmente ritenere che la bella stagione sia alla porte.

L’attesa è stata lunga. Una sofferenza! Una sofferenza continua nel vedere per un periodo interminabile il prato della mia casa ricoperto da uno strato di neve sempre più alto e più compatto… Sì, proprio per un periodo interminabile, un periodo eterno”, un periodo che sembrava non dovesse mai avere fine.

Neve e solo neve, bianco e solo bianco, durante i mesi invernali, in dicembre, in gennaio e in febbraio, e, seppure limitatamente ad alcune aree, anche più avanti, anche, tuttora, che siamo all’inizio di aprile. Per non parlare del mese di marzo, quando, ormai prossimi all’equinozio di primavera, il mio giardino era ancora interamente sommerso dalla neve e questo nonostante le giornate fossero più lunghe e il tempo sempre sereno e soleggiato. Soleggiato sì, ma comunque freddo, particolarmente freddo di notte quando la temperatura si abbassava ancora di parecchi gradi sotto lo zero

Ora, ormai vicini a Pasqua, si respira finalmente un’altra aria, un’aria più tiepida e profumata. La si respira da una decina di giorni un po’ ovunque, non solo sui versanti solatii della valle dove la neve è scomparsa da tempo ma anche nel mio prato, sul fondovalle, dove di neve, negli angoli più freddi e ombrosi, purtroppo ce n’è ancora. Va comunque detto che ultimamente la maggior parte della copertura nevosa si è però squagliata rapidamente, in tempi brevissimi e questo fa ben sperare... ma che fatica, che sofferenza!




Sul versante solatio sopra il paese la neve è scomparsa da tempo. Si è sciolta quasi ovunque. Ne rimane qualche traccia nelle vallecole più ombrose e nel fitto del bosco, all’ombra degli abeti più imponenti.
Sui ripidi pendii alla base di questo versante, pendii terrazzati che un tempo non lontanissimo venivano coltivati a patate e cereali, si sono insediate numerose latifoglie colonizzatrici. Tra queste prevalgono i noccioli che, fioriti in pieno inverno, ora stanno perdendo le ultime infiorescenze, ciò che resta di quegli amenti che hanno nutrito i caprioli durante i mesi scorsi. Altre piante iniziano a fiorire solo ora, altre sono già in piena fioritura. Sono i pioppi tremuli, i saliconi, gli ontani, le betulle e, da ultimi, i larici che si innalzano al margine dei cespuglieti. I fiori più belli, quelli del biancospino non si vedono ancora, così come quelli del sambuco e della rosa canina destinati ad aprirsi più tardi ...




Anche se la primavera è appena iniziata, anche se ancora mancano i colori pastello che contraddistinguono l’inizio della bella stagione, vale comunque la pena di immergersi nella natura del versante solatio che sovrasta il paese. Una natura che, seppure lentamente, si sta risvegliando dopo un periodo difficilissimo.
Camminare sulle stradine che tagliano il pendio immersi nel profumo dei gattici è piacevole e senza dubbio salutare ma ciò che rende più attraente la passeggiata sono le pause, l’arrestarsi di tanto in tanto, il soffermarsi ad osservare e ad ascoltare… ascoltare i suoni del bosco, il gorgheggiare del ruscello, il canto primaverile degli uccelli, le loro note amorosi seguite dai primi timidi tentativi d’approccio e di acrobatico aereo inseguimento.




Ascoltare e osservare… Ammirare i saliconi carichi di fiori, di amenti il cui colore è appena virato dal grigio al giallo. Un giallo già intenso, aggressivo, che ravviva la boscaglia ancora spoglia e che invita api bombi a raccogliere il primo nettare della stagione. Insetti intenti alla raccolta, assorti, senza distrarsi, come altri animali molto più grandi, i mufloni, che dopo un inverno di stenti, riescono finalmente a sfamarsi concentrandosi, nei soleggiati campi abbandonati, sull’erba verde, sull’erba novella appena spuntata .




Quell’erba nuova, quell’erba verde che sul fondovalle è, quasi ovunque, ancora un miraggio. E’ così anche nel mio prato dove il terreno è ancora in buona parte nascosto da un alto strato di neve. Neve metamorfizzata, granulosa, dura, compatta che stenta a sciogliersi. Una copertura nevosa che arretra lentamente rivelando a poco a poco una cotica erbosa coperta di foglie marcescenti, umidiccia e brunastra.




Con il passare dei giorni gli spazi aperti, che si sono liberati dal gelido manto, si fanno più numerosi e più estesi iniziando ad inondarsi di bianco e di violetto. E’ la fioritura del crochi che punteggia il terreno brullo, il terreno appena abbandonato dalla neve.




Ma non sono solo i fiori del croco ad ornare il terreno nudo del mio prato. Ai piede del pesco giapponese, erompere, bucando il tappetto di le foglie secche, anche qualche piccolo anemone triloba e nei suoi dintorni, i primi ad essersi affrancati dalla gelida copertura, spuntano i primi stentati esemplari di primula vulgaris. Indaco e giallo intenso… tra qualche verde filo d’erba.




La neve, però, copre ancora gran parte del giardino alberato. I piccoli uccelli, ricomparsi numerosi ai primi deboli tepori di marzo, si posano volentieri su questo ostinato strato nevoso, vi svolazzano e saltellano sopra, fermandosi a becchettare qua e là… Credo cerchino insetti, magari morti da tempo e rimasti imprigionati nella massa nevosa o più probabilmente che raccolgano dei semi trasportato dal vento. Chissà… Strano, perché trovare cibo, larve e lombrichi, afidi e cocciniglie, sul terreno nudo o sui rametti delle mie piante dovrebbe essere molto più semplice e fruttuoso...




Ed infatti i fringuelli, le cince, i merli, i codirossi, i pettirossi, le ballerine bianche, i cardellini che hanno nuovamente iniziato a frequentare il mio prato dopo l’inverno, non si accontentano sicuramente di esplorare i tratti ancora coperti di neve ma si posano soprattutto sul terreno spoglio e sugli alberi che con l’arrivo della primavera stanno riprendendo a vegetare. Volano qua e là nel verde ancora incerto del prato o tra i rami delle piante da frutto prive di foglie ma cariche di turgide gemme pronte a dischiudersi.




Sembra proprio che la primavera sia arrivata. E’ stato un faticoso percorso, un periodo sofferto, ma, anche se i versanti ombrosi della valle sono ancora carichi di neve e anche se nelle zone più ombrose del mio prato, come, del resto, di tutto il fondovalle, rimane ancora parecchia neve, sembra proprio che la bella stagione sia definitivamente alle porte. Lo garantisce la caterva di fiori che sono spuntati in questi primi giorni di aprile, aggiungendosi a quelli già presenti. Altre primule, più robuste, altri crochi e altri anemoni più vistosi, e... le prime piccole stupende pratoline. Una fioritura che adorna un prato che sta pian piano rinverdendo, che apre il cuore, che fa ben sperare, che fa guardare avanti… che fa dimenticare il passato, che fa scordare il lunghissimo inverno e... anche l’alquanto sofferto inizio di questa primavera 2021.


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