Autunno inoltrato nel boschetto delle “brise”

 


Le immagini di questo mio post sono state scattate in quel pianeggiante sito boscoso che, essendo poco distante dalla mia abitazione, frequento abitualmente, lo frequento in particolare durante l’estate per esplorare la vegetazione del suo sottobosco in cerca di particolari naturalistici degni di essere fotografati (e quindi postati) ma soprattutto per raccogliere qualche giovane fungo porcino (brisotto) che lì solitamente non manca mai. Si tratta di un insieme di minuscoli boschetti di cui il più ambientalmente interessante è attraversato da un esile rigagnolo. Ed è in quest’ultimo boschetto che, qualche settimana fa, all’inizio di novembre, quindi "fuori stagione", mi sono inoltrato per ben due volte, precedentemente e successivamente all’arrivo della prima neve sulla valle.




Trovandomi da quelle parti ho voluto perlustrare i miei “posti” delle brise, le minuscole aree di quel boschetto in cui anche l’estate scorsa ho trovato alcuni porcini nonostante la stagione sia stata, in generale, poco propizia alla crescita di quei miceti. Nell'entrare in autunno avanzato in quel piccolo bosco non mi aspettavo sicuramente di imbattermi nuovamente in qualche fungo appena spuntato, inconcepibile vista la stagione, ma non pensavo nemmeno di trovarmi di fronte ad un sottobosco così radicalmente dissimile da quello che solitamente mi appare durante la bella stagione.




Superfici brune e brulle, qua e là coperte da una spessa lettiera di scure, scricchiolanti foglie secche planate a terra dai cespugli di nocciolo che contornano la zona. Vegetazione erbacea sostanzialmente assente, pochissime le specie ancora verdi, felci, acetoselle e poche altre… ma in grado comunque di ravvivare l’ambiente almeno durante quei pochi istanti in cui i raggi obliqui del sole basso, tardo autunnale, le illuminavano filtrando tra le fitte ramaglie degli abeti sempreverdi.




Nel “mio” fitto boschetto sono rientrato una seconda volta, qualche giorno dopo, quando la prima neve aveva imbiancato la valle e l’ho visto molto diverso. L'ho trovato molto più luminoso, rischiarato dalla luce riflessa dal bianco mantello che, seppure sottile e  discontinuo, ravvivava l’opaca uniformità di quell’ambiente. Visione ormai invernale attenuata dall'aspetto delle foglie di felce e di qualche altro vegetale che, amche se non più verdissimi, mantenevano comunque nella loro sembianza la calda vivacità dei colori propri della stagione autunnale. 

 


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