Galizia, una terra martoriata dalla guerra che, tra l'altro, accoglie, da più di 100 anni, anche le spoglie di molti soldati solandri
Così scrivevo durante l’estate del 2015 nel mio post “Forte Barbadifior”:
“Esattamente cento anni fa il Regno d’Italia entrava nel conflitto europeo già in atto da quasi un anno dichiarando guerra all'Impero Austroungarico di cui il Trentino faceva parte. La trentina Val di Sole si trovava quindi, già da tempo, coinvolta nei tragici accadimenti che stavano sconvolgendo l’Europa e stava già pagando il suo tributo con il sangue dei suoi uomini inviati, volenti o nolenti, a combattere soprattutto in terra di Galizia. Anche per ricordare a modo mio, questo evento, al di fuori delle retoriche celebrazioni che solitamente accompagnano questa come altre simili ricorrenze, ho pensato di salire, qualche giorno fa, al fortino Barbadifior a Peio Terme, per scambiare qualche considerazione con il mio amico su quei tristi tempi, e qualche impressione osservando e fotografando ciò che rimane di questa austroungarica struttura fortificata."
100 anni fa! Sono trascorsi più di cento anni, ma nulla è cambiato, non è finita… le guerre nel frattempo hanno continuato a “vincere”, in tutto il mondo, ora di qua, ora di là. In questo periodo si combatte nuovamente anche in Galizia, proprio dove, durante il primo conflitto mondiale, persero la vita molti nostri valligiani. Da parecchi giorni quella che fu la Galizia occidentale, la terra di Leopoli, ora facente parte dello Stato ucraino, stanno piovendo le bombe mentre nella Galizia orientale, in terra polacca, si stanno ammassando donne e bambini in fuga dalla guerra. Tragici avvenimenti che stiamo seguendo con trepidazione, che ci angosciano, ma che stanno lì, irremovibili... stanno lì a confermare per l'ennesima volta come l’uomo compia sempre gli stessi errori, a sancire come il passato, tutte le immani tragedie del XX secolo, gli abbiano insegnato ben poco, nulla sostanzialmente. Qualche potente di turno riesce sempre a “regalarci” dei nuovi orrori. Oggi ne “beneficia” anche la Galizia ucraina, la regione dove riposano tanti solandri. La Galizia... quella terra martoriata che fu teatro di cruenti combattimenti tra le forze della Russia zarista e gli Imperi centrali durante la grande guerra e di altrettanto orribili eventi durante il secondo conflitto mondiale, sanguinose battaglie e sterminio nazista della popolazione ebraica.
Ma ritorniamo a noi, alla nostra Val di Sole dove ancora sono ben visibili i segni della grande guerra: i ruderi delle fortificazioni e delle caserme sul fronte del Tonale e della Val di Peio, i resti dei villaggi militari in alta quota, le caverne scavate nella roccia, le trincee e i rimasugli dei reticolati, le bombe che emergono dai ghiacciai in disfacimento… e gli ex cimiteri militari sul colle di San Rocco a Peio Paese e a Ossana. Tracce consistenti, ben visibili, che dovrebbero farci riflettere sugli orrori dalla guerra, sulle morti, sulle distruzioni, sulle sofferenze della popolazione...
“Le sofferenze della popolazione”, di una popolazione involontariamente coinvolta nei tragici eventi della guerra, oggi in Ucraina (e nella sua Galizia), ieri, 100 anni fa, in Val di Sole. “Sofferenze” di cui tentai di raccontare” e di documentare, a modo mio, in un post di tre anni fa (Visita al Forte Barbadifior nel centenario della grande guerra), post che ripropongo qui sotto in alcune sue parti.
[...] ritorno sull'altura del forte Barbadifior in occasione della coinvolgente rappresentazione teatrale che si è tenuta proprio lassù a due passi dalla piccola fortezza. “Una Comunità sul fronte – La Val di Peio e la Grande Guerra”, questo il titolo della rappresentazione: un “percorso partecipato dell'Ecomuseo della Val di Pejo” sempre attento al recupero della storia locale, ma non solo, anche delle tradizioni, degli antichi mestieri che si vanno rapidamente dissolvendo, travolti dalla “modernità”, dallo “sviluppo”, dal “progresso” che pur portando un certo benessere sta bruscamente e totalmente affossando anche il ricordo della civiltà che ci ha preceduto disperdendone anche i suoi più genuini valori.
Così non fu per la popolazione di un altro paese della Val di Sole, un paese ancora più prossimo alla linea del fronte, il paese di Vermiglio. Mio nonno, allora aggregato negli Standschütser dovette assistere alla drammatica partenza di quella popolazione verso il campo di Mitterndorf e, molti anni dopo, ricordandola ancora lucidamente, la descrisse in un capitolo delle sue “Memorie”, capitolo che, in buona parte, riporto più sotto....
Questo forte è ancora là, in alto sopra la valle, minuscolo ma ben individuabile, a ricordo del doloroso periodo bellico, quasi ad ammonirci sulla necessità di vigilare, di scegliere con molta cautela i “potenti” che ci governano, di evitare i “falsi profeti”... E’ ancora là per esortarci a ricercare sempre e irriducibilmente soluzioni pacifiche alle contese per non trovarci travolti da tragedie simili a quella che ci coinvolse cento anni fa.
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