Chiarori e ombre tenebrose nel bosco di luglio


“Lascia di quanto in quanto i sentieri battuti e inoltrati per i boschi.

Troverai certo qualcosa che non hai mai visto prima.

Probabilmente si tratterà di una piccola cosa, ma non ignorarla.”

Alexander Graham Bell 


Metà luglio. Mi perdo tra la lussureggiante vegetazione del bosco. Avanzo piano esplorando ogni angolo alla ricerca di colorazioni, forme e composizioni vegetali illuminate qua e là dal sole del mattino o arricchite dalla rugiada della notte.




L'infinita gamma delle delicate tinte primaverili è ormai introvabile, con il sopraggiungere dell'estate si è unificata in una intensa monotona distesa verde, un monocromatico mare verde dal quale solo qua e là emergono delle minuscole isole di colore diverso, un fungo, delle orchidee maculate, una fragola ben matura, un fiore primaverile sbocciato in ritardo...





Ma nella selva più folta, nel bosco più fitto dove il cielo scompare è comunque possibile assistere anche in piena estate a degli incantesimi, a delle autentiche magie... a una di quelle meraviglie che la natura dispensa in ogni stagione e quindi anche in questo periodo estivo, periodo che, a onor del vero, non è ambientalmente particolarmente allettante.





Magie... Intensi bagliori che illuminano piccoli tratti di sottobosco migrando lentamente da un punto all'altro, da una felce a quella più prossima, da un isolato equiseto a quelli circostanti, da una ceppaia rivestita di muschi a quella vicina coperta di mirtillo rosso... E' il sole forte di luglio che con i suoi raggi infuocati buca le fronde degli abeti e i ramosi cespugli di nocciolo proiettando oasi luminose nel sottobosco ma non solo, al limitare della foresta o nelle sue rare e piccole radure, anche sull'erba inzuppata dalla pioggia della notte, sulle piante di mirtillo nero, sulle acetoselle, sui giovani faggi, sugli alti cardi...





Sottili lame di luce che nel chiuso del bosco creano incredibili artifici fatti di intensi chiarori, di sfolgorii improvvisi, di umide lucentezze... il tutto nell'ombra più scura e profonda che un impenetrabile tetto di chiome compatte ha disteso ovunque.





La luce del sole rovente di luglio accende l'ombroso verde del bosco. Ma solo qua e là... Dove impatta rianima il verde spento del sottobosco, l'uniforme tinta del fogliame... dona nuova vita alla selva, anche la più densa e oscura creando giochi di luce fatti di abbaglianti chiarori immersi nell'ombra più profonda. Luci violente e ombre impenetrabili: stupefacenti contrasti.



"Nel momento in cui finalmente diamo attenzione a ogni cosa, anche un filo d’erba può diventare un misterioso, fantastico, indescrivibile magnifico mondo a sé."

Henry Miller

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Quei fiori di prato scampati ad una fienagione più volte posticipata...

Moltissimi fiori... molti come raramente mi è accaduto di trovare nei prati dell'Alta Valle a metà giugno. Folte distese di margherite in piena fioritura sfuggite alla tosatura dei prati, ad una fienagione più volte rinviata per l'instabilità del tempo, per l'incessante susseguirsi di piogge e piovaschi durante questa meteorologicamente anomala primavera.

 

Ma non solo margherite, anche altri fiori. Fiori coloratissimi che, sparsi qua e là, rompono la verde monotonia del piano e di primi pendii della valle: sono gerani, trifogli, erba del cucco, campanule, diverse ombrellifere e qualche altra specie che non conosco.



Una policroma varietà che attrae, che invita a percorrere la strade e le stradine che costeggiano o che dividono i prati di fondovalle o gli strette mulattiere che iniziano ad inerpicarsi sui bassi versanti tra terreni coltivati e terreni boscati. Sollecitano a muoversi, a fare quattro passi nelle praterie, tra l'erba alta e matura... a fare rapide sgambate sulle piste che delimitano i lotti prativi o su quelle che li penetrano a fondo, a chiudere dei giri ad anello... sempre immersi in un verde che tende ormai al giallastro, un verde picchettato dalla brillante policromia dei fiori che si asciugano al sole dopo l'ennesimo acquazzone.



L'ennesimo acquazzone...... Un susseguirsi così continuo di giornate fredde e piovose come quelle di questo di aprile e di questo maggio non è una allarmante novità, è un fatto normale, sempre accaduto seppure raramente anche in passato. Così per le nevicate (talvolta vere e proprie tormente di neve) che più volte in questa primavera hanno interessato non solo l'alta montagna (abbondantissime), ma anche il fondovalle.



Freddo persistente, vento, piogge continue e neve fuori stagione vanno considerati (o meglio sono sempre stati considerati) delle bizzarrie primaverili, delle bizzarrie meteorologiche destinate a verificarsi di tanto in tanto. Accadimenti che rientrano in una normale sequenza climatica di lungo periodo. 



Eventi “da mettere in conto”, casualmente ripetitivi e non particolarmente preoccupanti ma solo molto spiacevoli; eventi così “spiacevoli” da essere contrassegnati come dalle maledizioni (“Maledetta primavera!”e ben altro...) dalla popolazione, dagli operatori turistici e soprattutto dagli agricoltori che vedono compromessi i loro raccolti di fieno, di ortaggi e di frutta.



Ma sarà proprio così? A ben guardare, da qualche decennio, le singolarità climatiche (e quindi anche questo lungo periodo freddo, ventoso, piovoso e nevoso) non sono proprio una rarità... Gli eventi meteorologici estremi di varia natura si sono fatti sempre più intensi e più frequenti interessando l'intero anno, tutte le stagioni, non solo la primavera...



Che il clima stia cambiando è innegabile, e io sono propenso a pensare che anche l'andamento meteorologico di questa strana primavera 2024 non sia solo un evento episodico ma che (pur non avendone le prove) possa rientrare nel quadro complessivo della mutazione climatica in atto. Lo credo e lo dico, anche se non posso avere certezze (ma chi le ha?). La mia, quindi, è solo un'opinione... basata però sull'osservazione di quanto sta succedendo, una convinzione suffragata da molti indizi.



In ogni caso meglio essere cauti, rifarsi al “principio di precauzione” e davanti a tanti anomali eventi (compresa questa brutta primavera), riflettere su quello che potrebbe accadere in un futuro non lontanissimo se non si interviene subito e drasticamente limitando l'ulteriore immissione di gas serra nell'atmosfera... Impegnarsi, partecipare in prima persona per quanto possibile... Fare... perché soltanto maledire questa anomala primavera non serve assolutamente a niente....



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In Val Piana a fine aprile

Dopo i mesi invernali che ho trascorso lontano sono ritornato, ormai da alcune settimane, in Val di Sole... e oggi, alla fine d’aprile, partendo da Ossana, ho raggiunto, con mia figlia, la Val Piana, smanioso di poter nuovamente ammirare il suo alpestre paesaggio, impaziente di perdermi nei suoi pascoli appena rinverditi e nei suoi policromi boschetti...



Sono arrivato quassù salendo per la scenografica scorciatoia del “sinter dela lec”“sinter dela lec” e ora, all’altezza del capitello di S. Antonio, attraversata “la Fos” (rio Foce), raggiungo i “pradi alti” percorrendo per un breve tratto l’antica mulattiera del “Selvat”.



Quale migliore punto di partenza per questa mia passeggiata in Val Piana dei “pradi alti”? Da quassù, da questo piatto rilievo il panorama si apre sull’intera valle svelando il tortuoso tragitto del torrentello che l’attraversa, rivelando l’estensione delle superfici pianeggianti a pascolo e a bosco tutte interamente racchiuse da ripidi pendii, che, sul fondale, si dissolvono nelle pareti rocciose delle cime Caldura, Giner e Venezia ancora quasi totalmente innevate.



Un paesaggio ameno, rilassante, un ambiente che amo da sempre... quieto, silenzioso. Un luogo a cui mi legano tanti giovanili ricordi...



Un piccolo paradiso, soprattutto ora, in primavera, quando questa piccola valle non è invasa da turisti e valligiani. Più avanti, in estate, la sua silenziosa distesa verrà inesorabilmente occupata da da una smisurata, se pur legittima e più che comprensibile presenza umana che inevitabilmente finirà con l’infrangere la sua tranquillità, violando uno degli aspetti che, ai miei occhi, la rendono tanto seducente.



Avanzo lentamente percorrendo per intero i “prati alti” poi scendo sul fondovalle dove proseguo sia sul pascolo che, a tratti, sulla strada bianca e da ultimo su di uno stretto sentiero che costeggia il rio fino ad inserirmi sulla mulattiera che porta alla cascata del “Sas Pisdor”“Sas Pisdor”. Un percorso non programmato, suggerito solo da ciò che al momento mi attrae, dal desiderio di scoprire e di immortalare la bellezza della Val Piana da punti diversi, da diverse angolature.



Cosa mi attrae? Mi attrae la vista delle cime ben illuminate, nitide e candide di neve così cromaticamente differenti dall’ampio fondovalle alle prese con una ritardata e difficoltosa ripresa vegetativa. Mi attrae il verde intenso e brillante delle chiome degli abeti rossi in netto contrasto con le ramaglie di betulle e di ontano ancora quasi prive di foglie e solo ricche di grigiastri licheni... mi attrae l’inconsueta forma di una isolata roccia bizzarramente emergente dal piatto fondovalle... e mi attraggono gli antichi muretti a secco rivestiti di muschio che risalgono il pendio a pascolo in direzione della malga… …



Sul piano e sui verdi declivi mi attraggono i fiori di fine aprile, illuminati dal sole del mattino. Molti crochi, qualche anemone, primula e viola... che vale la pena di attardarsi a fotografare anche se la luce non è delle migliori.



Questo e altro è quello che mi attira spingendomi a continue deviazioni dal percorso canonico, dal tragitto più breve per arrivare alla malga, meta ultima, la più lontana, di questa mia primaverile uscita.



Risalgo zigzagando il pendio erboso e raggiungo una malga di Val Piana desolatamente chiusa e silente. Abbandono quindi la malga e le sue distese erbose e mi dirigo verso il fondovalle scegliendo il tracciato canonico... la strada bianca.... Sul piano percorro a ritroso la valle seguendo il corso del torrente immerso nella rada macchia di conifere che lo costeggia sulla sponda sinistra. Mi perdo nel verde... in una lunga distesa di verde tenero, una distesa di muschi e di mille virgulti appena spuntati ai piedi degli abeti…



La primavera sembra finalmente iniziare ad avanzare anche a queste quote, anche nel bosco, anche quassù, in Val Piana...

E’ un ritorno alla vita... Dopo il lungo inverno trascorso lontano, dopo la forzata inattività, mi sento rinascere…...



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