E’ buio pesto quando, parcheggiata l’auto al Fontanino di
Pejo, raggiungo lentamente il lago artificiale del Palù. La strada bianca sale
ripida nella notte senza luna. Nel bosco fitto rischiaro il cammino con la lampada frontale.
Dovremmo essere ormai prossimi al periodo degli amori dei cervi e, nel silenzio della notte, mi giunge un bramito dai boschi che avvolgono il versante opposto. Un solo bramito, però… probabilmente non è ancora tempo di accoppiamenti.
Dovremmo essere ormai prossimi al periodo degli amori dei cervi e, nel silenzio della notte, mi giunge un bramito dai boschi che avvolgono il versante opposto. Un solo bramito, però… probabilmente non è ancora tempo di accoppiamenti.
La vista dall’alto delle potenti luci che, poste a guardia
dello sbarramento del lago, si riflettono nelle oscure acque sottostanti mi
inquieta e mi induce ad allungare il passo… Ma ormai verso oriente si fa
giorno e appaiono netti i cupi contorni dei monti che separano la Val di Pejo
dalla Val di Rabbi, le creste rocciose che contornano i valichi Cercen e Cadinel. Nuvoloni ombrosi, che appaiono ancora
più scuri nella esile luce dell’alba, coprono l’estremità della val del Monte sovrastando minacciosi il
Corno dei Tre Signori e i crinali della Montagna di Ercavallo. Ero partito con
un cielo tutto sereno, meravigliosamente stellato ma ora… Voglio credere che il
sorgere del sole spazzerà ogni nebbia e ogni nube e con esse il mio turbamento
e proseguo deciso verso Malga Giumela.
Pian, piano si fa giorno. Il lungo, chiaro, edificio della malga emerge dal livido pascolo contro il nero del bosco. Le finestre sono illuminate. I pastori sono
al lavoro: mungitura del primo mattino. Mi giunge lo scampanio delle mucche in
movimento e l’abbaiare furioso di un cane. Evito di costeggiare l’edificio (preferirei
incontrare un orso piuttosto che un cane furioso) e tagliando per il
prato raggiungo in breve la stradina che conduce ai Paludei.
Ormai la visibilità è buona. Abbandono la via comoda e salgo nel bosco ripido,
per sentierini e tracce appena riconoscibili fino ai pascoli alti e ai lariceti al limite della vegetazione arborea. Mi sistemo comodamente in un
avvallamento del terreno e osservo trepidante il versante che mi sovrasta.
In alto, sul bordo del bosco, due
giovanissimi cervi brucano le erbe bruciate dal sole di una torrida estate.
Poco sopra, tra gli alberi contorti, compare un terzo cervo, di poco più anziano
che lentamente scende sul pascolo. E’ apparso il sole ma non rischiara la zona chiuso
com’è in un fitto strato di densi nuvoloni scuri. Tranquilli i tre esemplari
seguitano a pascolare interrompendo, di tanto in tanto, per controllare
attentamente la zona. Qualche raggio riesce a bucare le nubi e a rischiarare il
pendio, il tempo, come mi attendevo, sta migliorando.
Una mossa troppo brusca, un leggero spostamento per
riprendere il panorama, mi tradiscono e, sembra impossibile, i cervi subito
intuiscono la presenza estranea e dopo poco rientrano velocemente nel bosco.
Attendo. Solitamente in questa zona si osservano al pascolo i branchi delle
femmine che con i loro piccoli si nascondono nel bosco solo a mattinata
inoltrata. Oggi nessuna cerva si
presenta all’appuntamento… probabilmente qualche maschio dominante ha già raggruppate le femmine per formare il suo harem, chissà dove...
Due meravigliosi esemplari, con un folto “trofeo”, si
stagliano all’improvviso contro il cielo fattosi limpido e sereno. Una grande
emozione, peccato siano così distanti. Osservano a lungo il panorama che da
lassù deve essere spettacolare. Il più anziano è molto chiaro, l’altro
molto scuro: un stupenda coppia probabilmente in perlustrazione, alla ricerca
di femmine disperse da raccogliere nell’ harem. Lentamente si allontanano percorrendo
per un breve tratto il crinale e scomparendo alla vista seguendo le tracce odorose delle cerve.
Attendo. A lungo. Quando ormai sono rassegnato a ricomporre
lo zaino e a rientrare, un improvviso trambusto proveniente dal lariceto al mio
fianco mi fa trasalire. Compare inaspettato e fulmineo un bel maschio che
attraversa il versante al galoppo, fermandosi di tanto in tanto per ispezionare
la zona. Non è molto distante e riesco, con qualche difficoltà, vista la
sorpresa, ad inquadrarlo e a fissarne l’immagine. Stupendo.
Una bella apparizione che si dissolve però in pochi istanti: peccato... ma valeva comunque la pena di salire fin quassù.
Una bella apparizione che si dissolve però in pochi istanti: peccato... ma valeva comunque la pena di salire fin quassù.
Attendo. A lungo. Ancora più a lungo ma inutilmente. Scendo quindi a valle al termine di una mattinata trascorsa sui miei monti, appagato dalla vista dei cervi
maschi in perlustrazione, nell’attesa, loro e mia, del periodo del bramito, ormai
alle porte.
"C'è un'emozione più forte di uccidere. lasciare in vita" -Curwood- |
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Fotografie dei cervi riprese con obiettivo Pentax 300 mm f 4.0, alcune con teleconverter 1.4x originale. Molte ritagliate in post produzione vista la notevole distanza di ripresa.
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