Camosci ai piedi del Cevedale

Nei pressi del Lago Lungo, nel Parco Nazionale dello Stelvio, con la neve di novembre.





Stupendi i camosci, nella loro scura livrea invernale, sui crinali che sovrastano il Lago Lungo, ai piedi del Cevedale, del Vioz, del Palon de La Mare, delle creste di Cima Marmotta e di Cima Nera.  Si stagliano splendidi, i camosci, contro il cielo limpido, contro le vette innevate... Riposano, pascolano e si inseguono sui pendii assolati, dove la neve si è sciolta, si inerpicano sugli ombrosi versanti rocciosi che precipitano ripidi sul fondovalle, dove scorrono tranquille le acque del neonato Noce Bianco.






E’ lontana la stagione dell’escursionismo di massa, delle lunghe, a volte chiassose, parate dei gitanti estivi. Ora, all’inizio di novembre tutto è silenzio, non si incontra anima viva. Grandi spazi e grande silenzio... si coglie l'anima della montagna...



l lago, gelato, è una lunga, immobile striscia d'argento. I dintorni, le praterie, gli sfasciumi, le rocce, sono solo parzialmente imbiancati dalla neve caduta abbondantemente a metà ottobre. Il sole e le miti temperature di questo anomalo inizio di novembre, li hanno infatti in parte liberati dal manto nevoso e, qua e là, a macchia di leopardo, sono ricomparse le erbe secche del pascolo per la gioia dei camosci, che, nella pace e nel silenzio dell’autunno, sono scesi delle cime ancora completamente innevate in cerca di cibo. Ora, all’inizio del periodo degli amori, qui indugiano in grande numero, riposando e pascolando.






Nel branco sono molti i piccoli dell’anno che seguono con incredibile agilità le madri anche sulle pareti più scoscese, tra rocce verticali e sottili lastre di ghiaccio. Poi, di tanto in tanto, si abbandonano a giochi selvaggi piroettando sulla neve con i coetanei.




E' il periodo dell'amore. I maschi dominanti percorrono in lungo e in largo la zona controllandola con sicurezza e imponendo la propria supremazia. Collo e testa eretti dominano le camozze con la loro postura intimidatoria. Altri maschi più giovani e meno possenti si aggirano nei dintorni cercando timidamente di avvicinarsi al branco.





Sulla via del ritorno, al tramonto, i camosci che colonizzano abitualmente la cembreta, nei pressi del Laghetto della Lama, escono all’aperto, per nutrirsi sui pascoli alti, a valle del lago artificiale del Careser. Ultime apparizioni, ai piedi della Cima Vioz, nell’ombra della sera, prima del buio, del popolo dei monti, il popolo dei camosci, che da molto tempo abita, rispettato e protetto, la Val de La Mare nel Parco dello Stelvio.






Sono salito da Malgamare (raggiungibile in macchina da Cogolo di Pejo) per il sentiero che porta al Rifugio Larcher. Dopo meno di un’ora, ai Piani di Venezia, all’altezza del ”baito” (posto di avvistamento del Parco dello Stelvio) ho lasciato il sentiero principale imboccando sulla destra il tracciato meno battuto che conduce al Lago Lungo che ho raggiunto tranquillamente in un’altra ora di cammino.  Proseguendo sarei arrivato in riva al Lago Marmotte per scollinare poi al Rifugio Larcher e da qui scendere al punto di partenza. Ho preferito scarpinare brevemente ma duramente, per pascoli e sfasciumi, fino a inserirmi sulla via pianeggiante, ben visibile sul versante sinistro del Lago Lungo, diretta al Lago Nero e poco oltre, più a valle alla Diga del Careser. Da qui il rientro con la discesa, una incessante successione di tornanti, fino a Malgamare.


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Obiettivi Pentax 300 mm f 4.0 e zoom  18-55 mm f 3.5-5.6