Salubre sgambata di quasi tre ore
all'imbocco della Val de La Mare, a monte di Cogolo in Val di Pejo, una lunga passeggiata su di un percorso ad
anello che si estende lungo le due sponde del torrente Noce Bianco
che, poco più a valle, confluisce nel fiume Noce proveniente dalla Val del Monte.
Punto di partenza e di arrivo della
mia mattutina camminata è il parcheggio in prossimità dell'antica
chiesetta dedicata a San Bartolomeo a Pegaia (1150 m) a circa
un chilometro dal centro storico di Cogolo lungo la strada che porta
a Malga Mare, lassù dove hanno inizio le escursioni estive dei
vacanzieri al Rifugio Larcher, alla diga del Careser e ai Laghi Lungo, Nero e delle Marmotte ma naturalmente anche le più
impegnative ascese al Cevedale o quantomeno alle cime e alle creste
circostanti dove si nascondono i camosci.
Lasciata l'auto mi avvio quindi
sull'asfalto e in breve raggiungo la storica centrale idroelettrica di Pont. Attraversato un ponte proseguo, sempre sulla strada per
Malga Mare, incontrando i primi rustici fabbricati e soprattutto
superando un interessante nucleo di vecchi masi in gran parte
brillantemente ristrutturati e oggi in buona parte destinati
all'ospitalità alberghiera. Dovrebbero essere i masi di Guilnova,
così almeno leggo sulla mia inseparabile carta Kompass.
Avanzo ancora per un ulteriore
tratto sulla strada asfaltata che prosegue sempre più ripida
tagliando il versante destro della valle (strada stretta ma fin
troppo fastidiosamente trafficata in questo inizio d'agosto) e,
finalmente, incontro una deserta stradina bianca che subito imbocco
addentrandomi nella valle e risalendo a poco a poco il corso del
torrente tra prati ancora in gran parte coltivati e piccole, fitte
selve di latifoglie.
Procedo sul fondovalle, dapprima
sulla stretta stradina poi, più avanti, su di una più ampia strada
forestale sempre in vista del torrente che si snoda sinuoso poco più
in basso circondato da alte piante di ontano bianco e di betulla. Il
panorama non è particolarmente interessante, la veduta è alquanto
ristretta, si limita al fondovalle ed al versante opposto dove,
risalendo con lo sguardo, il prato e il pascolo cedono rapidamente il
passo ai cedui di latifoglie e a seguire alle ripide dense foreste di
conifere.
Manca il classico sfondo di alte
cime innevate che caratterizza anche la Val de La Mare nella sua
parte più alta, ai piedi del Vioz e del Cevedale. Non mancano
comunque gli scorci interessanti, non manca la cascata che precipita
tra le nude rocce, i rustici masi che rompono l'uniformità dei
prati, la fantasiosa forma della chioma della grande betulla, il
tronco e rami scheletrici di qualche ontano, acero o sorbo
rinsecchito...
Poi, quasi all'improvviso la valle
si apre, il fondovalle si allarga aprendosi in un vasto pianoro verde
racchiuso tra ripidi versanti coperti da foreste di conifere e
solcato dal torrente che lo taglia placido e sinuoso.
Sono arrivato a Fratta Plana
(1400 m circa, meta ultima della mia passeggiata) dove sorgono gli
antichi masetti di Vicia e dei Pradacci.
Bella e particolare questa
località, rallegrata dal sole, che, rompendo l'assedio delle nubi,
la rischiara regalando al paesaggio quei colori vividi, i colori
dell'estate, che finora erano mancati.
Il ritorno. Attraverso un ponte che
mi porta sulla sponda opposta del Noce Bianco, la sponda sinistra, e
inizio il percorso del rientro. La stradina si restringe, si fa
subito stretto sentiero intagliato nel ripido versante boscoso ben
rivestito di abete rosso.
Si scende per lunghi erti tratti
ma si risale anche, seguendo l'accidentata morfologia delle scarpate
ai cui piedi scorre, stretto in una gola, il torrente. Paesaggio
selvaggio, diverso, molto particolare, certamente il più
interessante dell'intero tragitto.
Il sentiero ora si allarga
nuovamente, il versante si fa più dolce, meno pendente, il bosco di
conifere lascia il posto ai cedui di latifoglie e quindi ai pascoli e
ai prati falciabili. Mi trovo ai piedi della cascata, già vista da
lontano all'andata. Osservo la sottile vena d'acqua che precipita
dalle alte rocce rosate... Lo spettacolo potrebbe essere sicuramente
più affascinante se l'inverno asciutto e la siccità estiva non
avessero ridotto la portata ad un minimo probabilmente storico...
Proseguo, la stradina si allarga
sempre più... si fa strada bianca ben transitabile dai grossi
trattori dei contadini e dei boscaioli. Mi sto avvicinando
rapidamente al termine della mia lunga camminata. Sfioro i masetti
che avevo osservato da lontano, quasi tre ore prima, dal versante
opposto.
Al di là del Noce Bianco il traffico
automobilistico sulla strada per Malga Mare si è fatto più che mai
intenso. Sono i vacanzieri d'agosto che, come è tradizione, iniziano
solo in tarda mattinata le loro montane esplorazioni, puntando verso
i vicini rifugi quando il sole è già alto e il paesaggio ha ormai
perso il fascino del primo mattino. Così è. Poche centinaia di
metri e raggiungo il parcheggio. Rientro in auto. Discendo la Val di Pejo nel
traffico d'agosto, incrociando chi, solo ora, sale...
2 commenti:
un blob ben fatto con commenti adeguati e belle foto Complimenti per la conoscenza dei luoghi e delle specie di alberi. I masi sono costruzioni tipiche e ancora funzionali. Una bella gita.
Cordiali saluti , Rosanna Benetti Bisachese nata e cresciuta sull'Altopiano dei 7 Comuni. Da piu' di 20anni vivo in Arizona Rosanna McFarlin
Molto bello, tanta nostalgia. Appena possiamo da Verona torneremo. Fatto il Vioz anni fa .Dormito al Larcher.Splendido .
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