La “Valletta”: ai piedi del “Corno dei Tre Signori”


Fascinoso giro ad anello attorno al Lago di Pian Palù... Giro che però si spinge ben oltre il Lago raggiungendo la “Valletta” sulla antica via che, superato del Passo Sforzellina, scende al Gavia. Via di contrabbandieri, forse di carbonai e pastori, sicuramente di disertori e fuggiaschi e chissà che altro... Il tutto ai piedi del Corno dei TreSignori dove nasce il fiume Noce ma non solo...anche ai piedi delle valli Comiciolo e Montozzo, della Punta e della Montagna di Ercavallo, della Val Umbrina, della Val Piana con il Lagostel, sullo sfondo delle cime Villa Corna, Mantello, San Matteo e Giumella teatro degli ultime battaglie d'alta quota della grande guerra... e infine ai piedi delle alte praterie delle Mandriole da sempre pascolate dai branchi di cervi...

La “Valletta” un sito selvaggio e poco frequentato ai confini del Parco dello Stelvio






Dal Fontanino di Pejo a Malga Celentino e a seguire sulla stradina che costeggia il Lago di Pian Palù

Dal Fontanino di Pejo (a 1670 m e a dieci minuti d'auto da Pejo Fonti) salgo per la mulattiera in sponda orografica destra e raggiungo, in compagnia dell'amico di sempre, la malga di Celentino (1830 m) a poca distanza dalla diga. Poco più in basso ci incamminiamo lungo la stradina pianeggiante che costeggia il lago artificiale per l'intera sua lunghezza fino alla malga di Pian Palù (1826 m) ed al vicino Pònt del Palù. I raggi radenti del sole, appena spuntato, sfiorano le acque, rischiarano le cime, ravvivano le nubi, donando al paesaggio un particolarissimo fascino. Contrasti, luci dorate e ombre scure del primo mattino...






Sul sentiero che sale da Malga Pian Palù seguendo il corso del torrente Noce

Raggiunto il Pònt del Palù non lo attraversiamo (proseguendo sul sentiero per Malga Paludei) ma imbocchiamo sulla sinistra il sentierino che segue il corso del torrente attraversando prati, pascoli alberati, sfasciumi e pietraie, tra grossi massi rotolati a valle dalle ripide pendici dell'Ercavallo e radi lariceti che nascondono postazioni di caccia ben mimetizzate. Non ci troviamo infatti nel Parco dello Stelvio dove la caccia è bandita ma appena oltre il suo confine. Confine che segue il corso del Noce lungo la sponda opposta, la sponda orografica sinistra.





Salita all'ombra di antichi cembri e giganteschi larici

Stupendo questo sentiero che non avevo mai percorso prima e che salendo si fa sempre più tortuoso. Una vera sorpresa... Si alza superando più volte ripide balze rocciose alternate a piccole radure (bella e ampia la radura detta dei Monsoi) e minuscole torbiere pianeggianti. Scrutando tra gli antichi larici e i maestosi cembri si niziamo a distinguere la punta innevata del San Matteo e le cime che la contornano. Attraversiamo un ambiente davvero affascinante, con un panorama mozzafiato. La zona è selvaggia, poco frequentata ma sicuramente, nei tempi andati, fu luogo di intense attività. Lo segnalano le piccole spianate prive di alberi, un tempo intensamente pascolate, i resti delle capanne dei pastori, i residui dei rifugi dei boscaioli e le antiche piazzole dove i carbonai costruivano il loro pòiat....






Il bosco si dirada, il panorama si apre e il sentiero si fa sempre più ripido

Ci avviciniamo al limite della vegetazione arborea. I pini cembri prevalgono sui larici ormai radi e sporadici. Il sentiero si fa più ripido ma è ben visibile perché recentemente ripristinato e “segnato” dai volontari della SAT di Pejo. Di fronte a noi, sul versante opposto della valle dominano ora, in tutta la loro magnificenza, la Punta del San Matteo (3678 m) e il Piz Giumela (3594 m)






Un ultimo strappo e come d'incanto si apre la spianata dei Laghetti

Arranchiamo su di un'ultima balza sbucando all'improvviso sulla conca dei Laghetti (2236 m), una spianata glaciale dove si distende un ampio e limpido specchio d'acqua. Un lago che avevo osservato altre volte ma solo dall'alto, da lontano, percorrendo il sentiero tra Malga Paludei e La Valletta, sentiero che oggi percorreremo al nostro ritorno.






Nella conca glaciale del laghetto.

Qussù tira un forte vento ma fa niente. Finalmente mi trovo, con il mio amico, sulle sponde dello stupendo laghetto glaciale che in passato tanto avevo desiderato raggiungere. Merito dei volontari che hanno reso agibile il sentiero che collega il fondovalle alla Valletta.
Durante il ritorno, osservando questa zona, la zona dei Laghetti, da Malga Paludei, scorgerò delle caverne scavate nella roccia poco a valle della spianata del lago. Sono evidentemente delle opere realizzate dai militari austriaci durante il primo conflitto mondiale, sono degli avamposti a valle delle linee italiane sull'Ercavallo e sulla Sforzellina. Chissà, forse avrò modo di visitarle in un'altra occasione.





La salita dal laghetto alla passerella sul Noce all'imbocco della Valletta

Avanziamo ora in leggera salita tra sfasciumi e pascoli sassosi. Il sentiero è poco evidente ma saliamo senza problemi seguendo i frequenti segni bianchi e rossi sulle grosse pietre. Raggiungiamo così la passerella sul Noce che collega il nostro sentiero con quello proveniente da Malga Paludei (sulla sponda sinistra del torrente) sul quale faremo ritorno cambiando così percorso per chiudere ad anello la nostra panoramica escursione. Ma ora siamo all'imbocco della Valletta ai piedi della Punta di Ercavallo (3068 m) e ormai prossimi al Corno dei tre Signori (3360 m). Ora procediamo più agevolmente camminando sul sentiero che costeggia il torrente e che decisamente spiana... finalmente.


Sul pianeggiante sentiero della Valletta e arrancando verso la cascata di Val Umbrina

Attraversata la passerella ci inoltriamo dunque sulla sinistra orografica del Noce per qualche centinaio di metri, procedendo in questa Valletta selvaggio fino a raggiungere il bivio (2400 m circa) per la Val Umbrina. Quindi arranchiamo sul pendio che sale per un lungo tratto in direzione della cascata che segnala appunto il passaggio alla Val Umbrina. Non esiste sentiero, solo vaghe tracce, ma non si può sbagliare. Fa molto caldo anche se il sole è spesso oscurato da un fitto manto di nubi. Siamo stanchi e decidiamo di fermarci a metà strada. Da qui possiamo comunque osservare il salto d'acqua che precipita dal laghetto sovrastante, il laghetto di Val Umbrina. E' lontano il tempo in cui raggiunsi con mia figlia questo stupendo laghetto posto ai piedi delle impressionanti e verticali pareti rocciose di Villa Corna... gli anni passano e la fatica si fa sentire sempre di più. Sostiamo e ci accontentiamo (o siamo costretti ad accontentarci) godendo dei fischi delle marmotte, della vista della piccola valle selvaggia ai nostri piedi, del fiume Noce che, prossimo alle sue sorgenti, vi scorre placido, liscio e sinuoso, del merlo acquaiolo che lo sorvola, dei fiori che lo adornano, degli sfasciumi che precipitati dalle creste dell'Ercavallo lo raggiungono ospitando spesso branchi di numerosi camosci che tanto amano queste erbose pietraie.






Bufera, vento e nevischio nella Valletta

Il tempo cambia rapidamente. Un veloce spuntino e si scende quasi di corsa percorrendo a ritroso la Valletta sospinti da un venti impetuoso e martellati da una fitta pioggia indurita in piccoli chicchi ghiacciati. Il solare, contrastato paesaggio alpestre muta radicalmente assumendo uniformi, piatte tonalità grigiastre... che infondono una angosciante malinconia e che suscitano, con il sopraggiungere di qualche tuono, anche un certo timore. Ma dura poco... e il sole ben presto ricompare a illuminare nuovamente il nostro percorso.





Il ritorno con il sole. Discesa verso Malga Paludei

E con il sole si scende all'interno del Parco dello Stelvio seguendo il sentiero che taglia il versante orografico sinistro della valle e che con un ampio giro sembra avvolgere la vallata raggiungendo Malga Paludei (2128 m). E' un sentiero che conosco bene avendolo percorso in più occasioni. E' un tracciato molto panoramico che nel suo tratto iniziale consente anche di vedere dall'alto la zona dei Laghetti con il piccolo specchio d'acqua sulle cui sponde abbiamo sostato qualche ora prima. Più avanti la veduta raggiungerà anche la parte terminale del lago artificiale di Pian Palù e a poco a poco si aprirà anche, dalla parte opposta, sulla Val Piana con le soprastanti creste de San Matteo, Giumella, Mantello e Villa Corna.



Sul sentiero che, attraversato il Rio Val Piana, prosegue fino alla Malga Paludei

Sentiero ben visibile e fino a qualche anno fa percorso da mandrie di numerosi bovini “asciutti”, provenienti da Malga Paludei, che a lungo pascolavano in zona ma anche più su, nella Valletta. Ora il “bestiame asciutto” staziona più a valle, probabilmente salendo, meno numeroso, da Malga Pian Palù. Del resto penso che sarebbe ben difficoltoso per un bovino proveniente da Malga Paludei attraversare l'impetuoso torrente che scende ripido dalla Val Piana sulla stretta passerella da poco predisposta in sostituzione del bel ponticello asportato qualche anno fa da una piena o da una valanga... (però più di tanto non posso dire, non essendo esperto in questo campo). Oltrepassata la passerella si entra a poco a poco in un rado lariceto d'alta quota che via via si fa sempre più fitto con abeti e pini cembri sempre più numerosi. Scendendo si incontra ben presto il bivio per la Val Piana e il Lagostel e volgendo lo sguardo verso il versante opposto si nota la galleria appena a valle dei Laghetti, galleria di cui ho già detto e che risale alla grande guerra.


A Malga Paludei

Arriviamo Malga Paludei o meglio al minuscolo laghetto che la sovrasta. Laghetto ormai quasi asciutto, con pochissima acqua dove si raccolgono tutti i numerosissimi girini nati a fine primavera e destinati ormai ad una molto probabile scomparsa precoce. Mai, da quando frequento la zona, e sono moltissimi anni, mi era capitato di vedere questo laghetto così secco, quasi privo d'acqua. Sono gli effetti del cambiamento climatico, di un inverno privo di neve e delle scarse precipitazioni primaverili ed estive che si fanno sentire non solo in pianura ma anche quassù sulle alte montagne, ai piedi dei cosiddetti ghiacciai perenni...
Poco sotto la Malga con la casetta dei pastori chiusa e riservata ai proprietari ma con il lungo “stallone” ben ristrutturato, con il tetto rifatto da poco, le strutture portanti consolidate e la parte anteriore aperta a tutti e, già da tempo adibita a bivacco, sistemata e arredata a nuovo. Cucina, stanza con tre letti a castello e gabinetto... però ancora mancano materassi e coperte e soprattutto manca l'acqua. Sarà l'effetto della siccità o dei lavori di rinnovo ancora da completare?
Poco oltre saliamo sulla collinetta con la croce a ricordo di chi cadde in questa zona combattendo durante il primo conflitto mondiale. Ai piedi della croce la stele di nuda pietra con le toccanti frasi del soldato austroungarico che quassù ritornò in vecchiaia per ricordare, meditare e raccontare ad un pastorello dei tristi tempi della guerra che lo vide soldato quassù, nell'avamposto di malga Paludei.



Da Malga Paludei a Malga Giumela e a seguire allo sbarramento di Pian Palù e al Fontanino di Pejo

Sgambata finale che sulla comoda stradina da poco allargata e sistemata ci porta a Malga Giumela attraversando fitti boschi di larice e abete rosso. A metà percorso si trova il bivio per il laghetto Lagostel (2454 m). Solitamente si sale per questo sentiero di buon mattino per osservare, nel giusto periodo, camosci e cervi in amore, scendendo poi a Malga Paludei attraverso la Val Piana. Il sentiero è denominato “Percorso della Fauna” e gli operatori del Parco vi accompagnano i turisti in cerca di emozionanti avvistamenti. Arriviamo così a Malga Giumela (1950 m), una malga che, ben ristrutturata, da qualche anno è nuovamente monticata con le bovine da latte di Pejo. Breve pausa e si scende per la strada bianca che raggiunge il lago artificiale in corrispondenza della mastodontica diga in vista , sul versante opposto, della Maga di Celentino con le sovrastanti vallette di Pudria e Comicciolo e la Cima del Redival (2973 m). Ancora una discesa sempre sulla strada bianca, strada sempre più larga ma sempre pù ripida, e in breve si giunge al Fontanino di Pejo (1680 m circa), proprio di fronte all'antico chiosco termale, e qui si chiude il mio, e del mio amico, fascinoso percorso ad anello.


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1 commento:

Unknown ha detto...

Salve complimenti per tutto quello che fai, io quest'estate volevo andare al lago di Vedretta Villacorna a quota 3054 e non essendoci un vero e proprio sentiero magari tu sai come raggiungerlo io sono andato in val Piana per poi andare al Lagostel ma non di più. Noi siamo una coppia che sta catalogando tutti i laghi del Trentino ( www.trentinoxp.it ) ti ringrazio e Buone escursioni.