L'ape è diventata un soggetto politico, un simbolo di resistenza e di affrancamento dalle prevaricazioni. Rispettare le api vuol dunque dire rispettare l'ambiente, quindi tutti gli insetti e le altre forme di vita animali e vegetali.
Non è sicuramente mia intenzione
tediare l'eventuale lettore con un trattato sul favoloso mondo delle
api. Non dirò nulla, anche perché tutto sommato ben poco conosco,
sul come è organizzata la vita dell'alveare, sul ruolo della regina
e dei fuchi, sui diversi compiti che le operaie svolgono in
successione in funzione dell'età trasformandosi da pulitrici a
nutrici, da costruttrici a magazziniere, da guardiane dell'alveare a
bottinatrici... Tutti comunque sappiamo che quella delle api è una
società complessa e organizzatissima, dove l'individuo non conta
come tale perché il singolo individuo esiste, vive e opera
esclusivamente in funzione della sopravvivenza e del benessere della
comunità.
A questo proposito Mario Rigoni Stern scrive: << Le api sono “insieme” e non individui. Fuori dalla comunità non possono vivere.>> Ma lo scrittore di Asiago dipinge la complessa vita dell'alveare anche in altro modo, usando pennellate descrittive molto più suggestive: << Alla sera centinaia di api stanche e accaldate sostavano a prendere il fresco sul predellino dell'arnia, proprio come i contadini che al tempo della mietitura o della fienagione sostano sull'aia... dall'interno veniva in brusio continuo e intenso che dava l'impressione di un grande lavoro di sistemazione dei prodotti raccolti durante la lunga giornata di sole; e di pulitura, fabbricazione di cera e di propoli, rielaborazione di polline e di nettare... e tutto questo mentre la regina provvedeva continuamente a deporre le uova... Tutto appariva regolare e ritmato come fosse governato da un perfetto congegno meccanico.>>
Un quadretto bucolico quello di Mario Rigoni Stern, un quadretto di una società organizzatissima e laboriosissima, dove tutto tende esclusivamente alla conservazione della specie, al suo perpetuarsi, senza tentennamenti nemmeno di fronte alla tragica e atroce (nell'ottica di noi umani) sorte che le operaie riservano ai fuchi, i maschi dell'insieme, dopo l'operazione di fecondazione della regina.
<<L'ape non è un animale domestico e neppure selvatico, ma qualcosa di intermedio, una creatura capace di contrarre rapporti con l'uomo senza perdere la propria libertà; o comunque restando sempre in condizioni di riprendersela.>> Così scrisse Plinio in Historia naturalis.
Tutto vero ma resta il fatto che ultimamente per causa dell'uomo e delle sue attività gli alveari si stanno spopolando... L'uomo... ... ... sempre lui... L'uso dei pesticidi, ma anche l'inquinamento, la cementificazione del territorio, il disboscamento, e forse anche la diffusione abnorme di onde elettromagnetiche si aggiungono ai cambiamenti climatici (e anche qui, probabilmente, l'uomo ha delle responsabilità), ai patogeni e ai parassiti naturali primo tra tutti l'acaro Varroa destructor come causa della moria sempre più accentuata delle api.
E ben si sa che le api sono il principale responsabile dell'impollinazione delle piante di quella frutta e verdura di cui l'uomo si nutre. Senza di loro la riproduzione delle piante sarebbe molto più complicata. Qualcuno attribuisce, probabilmente in modo erroneo, ad Albert Einstein la frase: << Se le api scomparissero dalla terra, all'uomo non resterebbero che 4 anni di vita>>.
Frase famosa, che segnala con enfasi il problema del declino delle api nel mondo. Se malauguratamente le api si estinguessero probabilmente molte delle piante che coltiviamo sopravviverebbero comunque ma in diversi casi avrebbero difficoltà a fornirci produzioni adeguate. Senza considerare le numerose specie vegetali che rischierebbero in ogni caso la totale scomparsa.
Che fare? Sono molti i provvedimenti che si stanno prendendo nei diversi paesi del mondo per limitare cause e concause del declino e moria delle popolazioni delle api ma forse questi provvedimenti sono insufficienti di fronte alla gravità del problema. Fortunatamente, contrariamente a quanto accade con il riscaldamento globale, le soluzioni da adottare non richiedono necessariamente un coordinamento tra i Paesi, le soluzioni possono essere anche e semplicemente solo locali concentrandosi soprattutto sul modo di gestire agricoltura e territorio.
E in Val di Sole? Non so dire quale sia la situazione... parlo di tanto in tanto con uno dei numerosissimi apicoltori, un apicoltore dilettante mio amico, che sempre si lamenta presentandomi un quadro poco lusinghiero... ma poi chi lo sa? Gli apicoltori in Val di Sole sono molto numerosi e in costante crescita. A Croviana è stato inaugurato in un vecchio mulino restaurato, addirittura un museo dedicato all'ape il MMape. (mulino museo dell'ape) E' il primo e unico museo di questo genere in tutto il Trentino. La situazione in val di Sole non dovrebbe quindi essere tanto disastrosa... almeno nella media ed alta valle dove non esiste la frutticoltura intensiva e non si usano pesticidi ma dove, così mi si dice, non mancano i problemi e si è comunque diffuso il nemico degli alveari, l'acaro Varroa.
Inoltre anche quassù altri fattori giocano contro l'apicoltura. Anche quest'anno, ad esempio, abbiamo assistito alle pazzie di un clima in rapido cambiamento che ci ha regalato una primavera davvero curiosa: ad un periodo anticipatamente caldo con una conseguente stupenda ed abbondante fioritura degli alberi da frutto sono seguiti dei giorni particolarmente gelidi che hanno “bruciato” i fiori sulle piante e totalmente compromesso anche la fioritura della Robinia pseudoacacia alla base della produzione del delizioso miele d'acacia.
Resta comunque il fatto che le api che si vedono in volo sono ancora molto numerose ed ora, in piena estate, si osservano svolazzare sugli ultimi fiori ancora presenti nei prati e nei boschi ma anche su quei fiori che sono stati a suo tempo seminati non solo come ornamento nei centri abitati ma anche con la consapevole intenzione di fornire nettare e polline alle api nostrane, esattamente sulla falsariga di ciò che si fa in Inghilterra dove nelle campagne viene incentivata la semina di fiori selvatici.
Anche nel mio giardino volano le api, soprattutto in un angolino ben soleggiato dove il fratello ha, a suo tempo, seminato papaveri e fiordaliso e molti altri fiori più o meno selvatici. Api che in grande numero, quasi fossero un minuscolo sciame, volteggiano sull'aiuola fiorita, si incrociano, si librano nell'aria fresca del primo mattino, virano improvvisamente di qua e di là alla ricerca del fiore più ricco di nettare sul quale si posano talvolta rapide talaltra lente calando leggere quasi in verticale...
Una danza continua, un ballo collettivo, leggero e imprevedibile, sorprendente vista la grande mole corporea di ciascun esemplare rispetto alla minuscola apertura alare che lo sorregge e lo guida in incredibili acrobazie uniche ed irripetibile nell'intero mondo degli insetti volanti... Il segreto dell'incredibile volo delle api sta nell'alta frequenza del battito d'ali e soprattutto nella loro rotazione in tondo che crea un piccolo vortice, un'area di bassa pressione sul bordo anteriore dell'ala che consente alle api di sollevarsi e tenersi in aria così a lungo volando di fiore in fiore.
Ma non solo voli per la raccolta di nettare e polline... si sa che le api con un loro particolarissimo volo, riescono a comunicare con le compagne annunciando di aver trovato una nuova sorgente di cibo da sfruttare rapidamente. Si parlano attraverso le cosiddette danze circolari e le danze scodinzolanti che con diverse modalità indicano al gruppo la posizione dei fiori appena individuati, la loro distanza e la direzione da seguire per raggiungerli.
Un fantastico, raffinato modo di esprimersi attraverso il volo che ancora una volta non può che sorprendere come del resto sorprendono tutti gli altri aspetti della perfetta organizzazione sociale del popolo delle api.
E
ora domandatevi in cuor vostro: “ come distingueremo ciò che è
buono da ciò che è male nel piacere?” Andate nei campi e nei
vostri giardini e vedrete che il piacere dell'ape è raccogliere
miele dal fiore. Ma è anche piacere del fiore concedere all'ape il
suo miele. Perché un fiore per l'ape è la fonte di vita. E un'ape
per il fiore è un messaggero d'Amore. E per entrambi, per l'ape e
per il fiore, darsi e ricevere piacere è insieme ebbrezza e bisogno.
Hhalil
Gibran
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