Quasi una gita “fuori porta”, oltre
la “frontiera”, oltre i “margini” della Val di Sole... Ma
quasi, solo quasi, perché a ben guardare la mia meta si trova sul
confine che divide la Val di Sole dalla Val Rendena... Infatti come
ho potuto appurare con una, a questo punto, “obbligatoria e
diligente ricerca” (si fa per dire) il Lago delle Malghette e i
suoi dintorni rientrano amministrativamente in due Comuni solandri,
Dimaro e Commezzadura e in un Comune rendenese,
il Comune di Sella Giudicarie (ex Breguzzo). Inoltre le carte
topografiche mi rivelano (se mai ce ne fosse bisogno) che la conca
del Lago delle Malghette, l'intero suo bacino idrografico, riversa le
acque nel Torrente Meledrio affluente del Noce, per antonomasia "il" fiume
solandro. Quindi tutto
regolare e i “4 passi”
che mi appresto a descrivere calcano, ancora una volta, una terra
(in gran parte) “appartenente” alla Val di Sole... Tutto questo
perché i “limiti” non vanno mai superati...
E dopo la indispensabile quanto banale premessa eccomi finalmente in cammino lungo la lunghissima, comoda ma
noiosissima strada bianca, chiusa al traffico veicolare (escluse le
serate estive, fino alla mezzanotte, perché i rustici ristoranti di
montagna devono pur lavorare...) che, distaccandosi dalla strada
statale poco prima di Passo Campo Carlo Magno, conduce nei pressi
della ex Malga di Vigo, sulla brulla spianata di partenza degli
impianti di risalita Express Genziana e delle Malghette (dove fervono
i lavori di rifacimento della seggiovia e realizzazione di una nuova
enigmatica costruzione) e d'arrivo delle relative piste da sci che
collegano la val di Sole (Marilleva, Daolasa, Folgarida, con Campo
Carlo Magno, Madonna di Campiglio, Pinzolo). Ma ora, finalmente, dopo
l'interminabile e anonima sgambata nel folto del bosco, il panorama si
apre sulle cime, al di là degli alberi che le celavano. Un ultimo
sforzo su di un ripido, battuto sentiero e sbuco improvvisamente
sulla riva del Lago delle Malghette accanto all'affollatissimo
edificio adibito a bar e ristoro alpino.
E' l'ultimo giorno d'agosto, la
stagione turistica estiva è agli sgoccioli, ma le sponde del lago
sono ancora molto affollate di gitanti che affrontano volentieri la
lunga passeggiata, anche in compagnia dei piccoli bimbi, pur di
ammirare questo stupendo specchio d'acqua sullo sfondo delle dolomiti
di Brenta. C'è chi, come me, ha raggiunto il lago da Campo Carlo
Magno ma anche chi è calato dall'alto, seguendo il sentiero o magari
la pista da sci, che scendono dalle creste del Monte Vigo, dagli
alberghi detti rifugi Orso Bruno e Solander, raggiunti con telecabine
o seggiovie dal fondovalle solandro. Costoro
dovranno ben presto affrettarsi a risalire per fare ritorno
nei centri abitati della Val di Sole prima della chiusura degli
impianti a fune.
Avanzo lungo le rive e, curioso come
sono, raggiungo la Malga di Piano di Commezzadura, posta poco a monte
sul versante orografico sinistro del lago. Sono poche decine di metri
ma manca un sentiero degno di questo nome; c'è solo una traccia,
appena visibile, quello che rimane del vecchio percorso ora invaso da
ortiche e altre erbacce. Una ennesima bella malga abbandonata e
cadente... Sembra quasi che questi antichi edifici per sopravvivere
debbano necessariamente essere trasformati in bar, balere,
discoteche, tavole calde, ristoranti,... che, spesso travestiti di
finta agreste rusticità, rievocano nell'architettura complessiva e
negli arredi (quasi a commemorare, spudoratamente) la dura vita di un
passato non molto lontano.
Proseguo il mio cammino attorno al lago
cercando di evitare i percorsi più frequentati. Imbocco un
sentierino poco battuto (scoprirò poi che sale fino ai “3 laghi”)
che si diparte dal tracciato principale nel punto in cui un rio si
riversa nel lago e lo seguo salendo tra abeti, larici e cembri per
poche centinaia di metri. Superato il bosco esco come d'incanto in
una vasta “plaga” pianeggiante e paludosa. E' una sorpresa, è
davvero uno spettacolo inatteso... la vista si apre improvvisamente
su di una zona molto particolare...
Un raro biotopo alpestre (siamo a circa
1950 m slm), una zona umida, una torbiera ricca di erbe palustri e di
sfagni nella quale non è il caso di addentrarsi più di tanto. La
costeggio a lungo rimanendo però sul bordo del bosco. Alcuni rii,
profondi e ricchi di limpidissima acqua, l'attraversano sinuosi
dividendosi e riunendosi in più rami. Dei piccoli salmerini alpini vi
nuotano tranquilli ma al mio apparire subito si rifugiano con un
guizzo nelle pozze scure lungo i margini infossati dei ruscelli.
Bella e selvaggia questa località, un tempo molto lontano
sicuramente coperta dalle acque di un vastissimo lago... bella,
deserta e naturalisticamente interessante, certamente molto più
pittoresca e varia del frequentatissimo lago sottostante....
E' ora di rientrare, Mi attende un
lungo monotono cammino sulla strada bianca che porta a Campo Carlo
Magno. Prima però ripercorro la sponda sinistra del lago ed è un
vero piacere con il sole che inizia ad abbassarsi ravvivando di calde
tonalità le biancastre Dolomiti di Brenta e il già rossastro Sasso
Rosso. Una leggera brezza increspa le acque che sfavillano in
controluce sullo sfondo scuro, già parzialmente in ombra, dei boschi e delle
creste granitiche del gruppo Adamello Presanella. Gli ultimi gitanti
stanno lasciando le rive del lago. Pian piano ritorna il silenzio e,
con l'avvicinarsi della sera, cala sul lago una malinconica pace. Si
prospettano magici momenti. E' un peccato dover scendere a valle
proprio adesso...
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1 commento:
sono luoghi davvero meravigliosi, a volte mi ricordano paesaggi del Canada
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