Castel San Michele al levar del sole



       Ieri


Tra Ossana e Fucine, a monte del torrente Vermigliana, si è fatta pulizia. Tecnici ed operai del Servio Forestale della Provincia hanno lavorato alacremente, per più mesi, sia di questo che dello scorso anno, per abbattere il bosco ripulendo totalmente da alberi e cespugli quelli che un tempo erano prati e campi coltivati e che, abbandonati, si erano del tutto inselvatichiti. Hanno anche allargato, dove possibile, le stradine e i sentieri che percorrono la zona, restaurato e ricostruito i muretti a secco che delimitano le proprietà private e i vecchi percorsi dimenticati. Quindi anche a Ossana, nei pressi del Castello di San Michele e lungo la strada del Sant in località Bacheta, si è voluto ripristinare, come in altre zone della valle, l'antico “paesaggio rurale” ormai rinselvatichito, totalmente compromesso dal sopraggiungere dei tempi nuovi, dall'arrivo della moderna economia che guarda ben poco all'agricoltura di montagna sedotta com'è, quasi esclusivamente, dalle mille attività legate al turismo.

Che dire? Un tempo non molto lontano si rimboschivano i terreni trapiantando larici e abeti nelle radure e al limitare dei pascoli e lo si faceva anche durante l' educativa “Festa degli alberi” delle scolaresche, oggi gli alberi si eliminano per ripristinare prati e campi che probabilmente nessuno con il tempo penserà più a curare. Quindi almeno alcuni di questi interventi che si susseguono in valle mi lasciano alquanto perplesso in particolare mi sconcerta quello portato a termine, in tempi lunghi e con costi pubblici notevoli, nella località in questione. E' pur vero che il taglio del bosco ha dischiuso alla vista un ampio panorama, un panorama che si apre a 180 gradi dal Tonale, alla Val di Pejo al Monte Peller, panorama prima celato dalla fitta vegetazione, ma è pure verissimo che percorrere i vari tratti della stradina del Sant, nell'ombra scura delle conifere o nella luce radente del tramonto, immersi in un tunnel di fronde luccicanti, (pioppi tremuli, betulle... e noccioli dove, a fine estate, scoiattoli e ghiandaie erano di casa), era, fino ad un anno fa, un piacevole, salutare e interessante svago ora certamente non più ripetibile... Cosi è... Ora così è e quindi, non senza un certo rimpianto per ciò che era, accogliamo la novità e approfittiamone... approfittiamo del nuovo aspetto della località “Bacheta”, che imita il paesaggio aperto del tempo che fu e godiamo della vista (dalla stradina del Sant ma anche più a monte, nei pressi del ponte della Poia sulla strada del Fil) del San Michele, l'antico castello finora celato dal bosco. Osserviamolo nell'ora magica del crepuscolo, negli attimi fatati dell'alba e della sera quando, dalle creste del Peller, laggiù in fondo alla valle, spunta il sole o si alza la luna...
Si sa che ad una certa età si dorme poco e che una volta svegli si fatica non poco a riaddormentarsi spesso sopraffatti da sogni o “pensieri” ripetitivi non sempre piacevoli. Così conviene abbandonare le lenzuola, rimettersi in piedi e dedicarsi a qualcosa di bello come la lettura, il lavoro al computer o, se il tempo meteorologico lo consente ai lavori nell'orto o nel giardino... ma vale pure la pena di mettersi in cammino lungo le stradine e i sentierini che tagliano i dintorni del paese. Ed ecco che la tranquilla inattività del borgo addormentato ti possono sorprendere, coinvolgere emotivamente... ti senti solo, l'unica presenza umana a questo mondo... Così, immerso nell'aria frizzane, lasci le vie deserte del villaggio e vaghi nella tenue luce del primo mattino camminando tra prati e boschi insonnoliti, scoloriti e spenti, senza una meta precisa nell'attesa che il sole inizi a rischiarare il paesaggio ravvivandolo e riportandolo in vita.

       Oggi







Ed è così che casualmente assisto al levar del sole dalla stradina del Sant. Ho con me, perché non si sa mai, la macchina fotografica e tento qualche impossibile scatto. Sono inesperto, non ho mai fotografato il sole, con la sua luce diretta e abbagliante e, al ritorno, i pessimi risultati confermano la mia totale incapacità.



Riprovo la mattina successiva utilizzando un vecchio obiettivo per reflex analogiche con un diaframma provvisto di un maggior numero di lamelle convinto di poter così ottenere un bel sole a stella. Peggio che mai... Il terzo giorno, siamo al 18 di agosto, ritento e finalmente mi riesce di ottenere qualche immagine da non cestinare. Ma non mi monto la testa, sono foto appena appena accettabili...e devo ringraziare le nubi che hanno parzialmente attenuato l'intensa luce del sole.




Qualche giorno dopo mi cimento nuovamente. E' il 23 agosto e anche oggi mi sono svegliato prestissimo quindi... tanto vale riprovare. In pochi minuti sono sul posto, al cospetto dell'imponente mastio del Castello di San Michele, e attendo pazientemente il sorgere del sole. Il cielo è sereno ma laggiù, ad est, verso la bassa valle dove sorge il sole, si addensano alcune lunghe e sottili nubi scure che tagliano l'orizzonte da nord a sud. Passano i minuti e le nubi a poco a poco si illuminano, si accendono. Sono nastri dorati che, a poco a poco, si compattano in un'unica, uniforme massa infuocata. Infine compare il sole che le buca decisamente inondando di luce la valle.
Scatto molte foto cercando un giusto equilibrio tra sensibilità, apertura del diaframma, tempi di posa ed una ragionata, sottoesposizione ma, giunto a casa, i risultati non mi soddisfano... L'indispensabile lavoro di post produzione è complesso e laborioso. Il rumore digitale dovuto probabilmente ad una eccessiva sottoesposizione (ma lo scoprirò troppo tardi, al termine della mia lunga campagna fotografica) è troppo alto e non dispongo degli strumenti adeguati per attenuarlo. Inoltre i troppi flares guastano le immagini e le poche lamelle del diaframma del mio obiettivo mi restituiscono un misera stella solare a sole sei grossolane punte. Mi rendo conto che il mio modesto zoom tuttofare non è certo l'obiettivo più adatto per una simile impresa e che sarebbe necessario l'apposito filtro per ottenere un sole a stella degno di questo nome.







Ritorno sul posto il 27 agosto. La giornata è serena ma una leggera foschia si addensa in fondo alla valle. Attendo predisponendo e regolando manualmente la mia reflex. Finalmente si leva il sole tra le nebbie dorate. Il punto in cui sorge si è di molto spostato rispetto ai giorni precedenti, è più a destra, verso sud e si avvicina sempre più al monte Peller.



La foschia sul fondovalle favorisce il mio lavoro attenuando la luce violenta di un sole che, quando spunta dalle creste dei monti è già alto sull'orizzonte e quindi molto luminoso. Nelle foto il contorno del disco solare risulterà abbastanza netto e i suoi raggi sufficientemente nitidi e definiti. Gli artefatti delle lenti saranno più contenuti... ma quanta fatica, soprattutto in post-produzione per ottenere solo qualche immagine appena accettabile e ancora troppo ricca di rumore digitale! Mi chiedo se valga la pena insistere.







29 agosto. Anche oggi c'è foschia ma meno compatta di quella dell'altro ieri. Il cielo è molto luminoso, ambrato, non solo in lontananza, sopra il profilo dei monti ma anche molto più avanti fino a coprire la media valle. Il sole ora sorge più tardi e si annuncia a lungo con un forte chiarore lungo le creste del Peller e spunta sempre più a destra, sempre più verso sud...


Al suo apparire mi sposto più volte, rapidamente, scegliendo punti di ripresa diversi . Percorro velocemente la stradina del Sant verso ovest fino al ponte della Poia, e così mi allontano sempre più dal castello, che resta comunque il punto focale, con il sole, delle mie immagini. La ricerca di nuove inquadrature si è rivelata una buona idea che, supportata dal mio paziente lavoro di post produzione, mi consente di ottenere alcune immagini complessivamente discrete nonostante gli ostacoli incontrati per l'eccessiva luminosità del sole, i limiti dell'attrezzatura fotografica e naturalmente la mia inesperienza in questo genere di fotografia.







Ultima uscita, almeno per ora, il 31 agosto. E' una giornata decisamente nebbiosa, la foschia sul fondovalle è densa e uniforme, una foschia quasi autunnale in grado di assorbire molta luce riducendo decisamente la brillantezza apparente del sole. Ho scelto come punto di ripresa il ponte della Poia e i suoi dintorni più prossimi, in modo da potere comprendere in qualche inquadratura anche le acque del torrente Vermigliana.


Fotografare con il sole offuscato è senza dubbio più semplice. E' meno complessa la scelta dei parametri di esposizione (ma anche qui troppa sottoesposizione...) e pure l'attività di post-produzione risulta meno laboriosa ma... ma, alla fin fine, le immagini così ottenute mancano d'intensità, di personalità... dicono poco... non hanno quei contrasti, quei giochi di luce e anche quel contenuto flare che contribuiscono a donare un fascino speciale, una particolare atmosfera agli scatti ben riusciti, agli scatti effettuati con il sole meno velato, molto più acceso. Ma gli scatti ben riusciti sono generalmente rari, il sole abbagliante li regala con parsimonia, talvolta per puro caso, soprattutto a chi lo fotografa solo di tanto in tanto... solamente quando all'alba lo coglie l'insonnia...



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