...sul castello di San Michele e sui presepi di Ossana
La luna era già alta nel cielo al mio rientro da un infruttuoso tentativo di fotografare qualche capriolo al margine del bosco. Navigando nella neve ero riuscito ad avvicinarmi ad un esemplare intento a brucare le infiorescenze dei noccioli selvatici ma all'ultimo momento il cervide mi aveva individuato e, scrocchiando, si era dileguato nel cespuglieto. Non avevo isistito per non spaventarlo ulteriormente e, vista l'ora ormai tarda, mi ero incamminato verso casa. Mentre, deluso, attraversavo il ponte che scavalca il torrente Vermigliana poco a monte di Fucine, mi colpì la vista del castello di San Michele debolmente rischiarato dalle luci appena accese... Mi chiesi: “Perché non tentare qualche scatto all'antico maniero accarezzato dalla luna piena di capodanno?”
Si stava facendo buio e per fotografare sarebbero occorsi dei tempi di esposizione molto lunghi nonostante la presenza del candido manto riflettente. Per stabilizzare la reflex avevo con me solo un leggerissimo cavalletto. Non potevo comunque perdere questa favorevole occasione... E' un'opportunità rara quella di immortalare il bel castello immerso in un ambiente innevato illuminato della luna. Provai a piantare il cavalletto, ben chiuso, nello spesso manto immacolato. L'insieme sostegno e fotocamera era sufficientemente stabile. Sì. Si poteva fare... certo con qualche difficoltà, con attenzione e delicatezza...
Iniziai così il mio percorso
fotografico... Alcuni scatti nei dintorni del ponte e poi imboccai la
stradina del Sant che conduce ai piedi del San Michele seguendo il
corso del torrente ma molto, molto più in alto.
Fortunatamente qualcuno era già transitato, con gli sci e con le “ciaspole”, tracciando un sentierino ben pressato, percorribile senza problemi nel mare di neve fresca e inconsistente. Così, foto dopo foto mi avvicinai a Ossana mentre si faceva sempre più scuro.
Il panorama era coinvolgente. Il cielo
era sereno e la notte rischiarata da una luna particolarmente
brillante. Il castello era pieno di luce, i paesi ai sui piedi
sfavillanti di festosi bagliori natalizi e il bianco tappeto che mi
assediava rifletteva con i suoi minuscoli cristalli ghiacciati il
pallido chiarore lunare... “Molto bello” mi dissi... e prosegui
fiducioso il mio percorso, scatto dopo scatto...
Poi, però, il via vai incessante di pedoni e automezzi sulla ormai vicinissima strada provinciale che da Fucine sale a Ossana, strada ingombra di automobili allineate in lunghissima fila sul marciapiede, mi distolsero per qualche minuto dal mio impegno di fotografo dilettante... “Malefatte” della “Mostra dei presepi” pensai e i dubbi e le perplessità su questa iniziativa, in verità già da tempo ben presenti nella mia mente, riaffiorarono all'improvviso. Così, riprendendo meccanicamente a fotografare, pensai e ripensai a questa manifestazione che da molti anni si tiene ai piedi del castello, negli avvolti e negli angoli più pittoreschi del centro storico di Ossana. Un'esposizione che richiama una grande moltitudine di visitatori vivacizzando la sonnacchiosa vita del paese ma creando anche non indifferenti disagi...
E così, tra uno scatto e l'altro, mi tornò alla mente, sicuramente a sproposito, la celebre frase erroneamente attribuita al Machiavelli, frase che nel tempo è diventata sinonimo di utilitarismo e opportunismo: “il fine giustifica i mezzi”. Frase che però mi sembrò più consono declinare in forma interrogativa: “il fine giustifica i mezzi?”. “Le finalità di questa manifestazione giustificano l'impegno profuso per la sua preparazione e conduzione? Vale veramente la pena spendere tante energie?” Questo mi chiesi mentre avanzavo sempre più nella neve...
Organizzare e portare a termine una rassegna di grande richiamo non è cosa da poco. Richiede entusiasmo, capacità, impegno, buona volontà... ma anche investimenti in lavoro più o meno qualificato (non solo lavoro di volontariato), in attrezzature, in materiali, ecc. ecc... Si deve pubblicizzare l'avvenimento sui media, allestire il percorso di visita con i presepi sulle proprietà private, programmare e predisporre le manifestazioni collaterali, organizzare il mercatino di Natale, aprire alle visite (e purtroppo anche al mercatino) il bel castello in pieno inverno, predisporre e curare i servizi indispensabili (sicurezza, servizi igienici, circolazione e parcheggi...) e chissà quanto altro va ancora fatto...
”Certo... ma tutto questo a che pro? Con quale obiettivo?” Erano proprio le aleatorie finalità di cotanta impresa che mi rendevano perplesso su di una manifestazione che di anno in anno si stava facendo sempre più elefantiaca.
Ricordai (e perché no... con una certa nostalgia, un certo rimpianto...) le prime edizioni della rassegna, ricordai i bei presepi negli antichi scantinati del paese, le lanterne che segnavano il percorso, la musica natalizia che aleggiava leggera sulle vie semibuie... gli ospiti e i valligiani che si spostavano da presepe a presepe, di avvolto in avvolto, sotto la neve, tranquilli e in numero non spropositato... Era una manifestazione bella, semplice, commisurata alle caratteristiche e potenzialità del paese, che coinvolgeva le persone e le associazioni e istituzioni locali nell'allestimento dei presepi e che richiamava pure molti visitatori, ma in numero adeguato, non eccessivo...
Poi, con gli anni, lentamente ma inesorabilmente la “cosa” prese campo, iniziò ad ingigantirsi, probabilmente gonfiata a dismisura anche dall'interesse economico e quindi dalla promozione di chi si trovava ben al di là dei confini comunali. I presepi vennero ben numerati e aumentarono a vista d'occhio... quasi fosse predominante la quantità sulla qualità, quasi si trattasse di una competizione "all'ingrasso", con un inesistente avversario...
Arrivò pure, sull'onda delle mode, il
mercatino di Natale... il commercio accanto al
“bambinello” e quando il castello di San Michele, dopo i lavori
di consolidamento condotti dalla Provincia, venne consegnato al
Comune, si pensò subito di sfruttarlo come sede scenograficamentecoinvolgente per le casette del mercato...
E così le cose iniziarono a cambiare... Tantissima gente, troppa a mio avviso...disagi, confusione, ospiti in fila per adocchiare, intralciandosi, i bei presepi e... automobili in ogni dove. E iniziò la conta dei “grandi numeri”, quasi fosse l'unico metro di valutazione del successo dell'iniziativa... Di anno in anno bisognava superarsi stabilendo un nuovo record di presenze... ospiti come numeri. E anche presepi come numeri: era assolutamente indispensabile aumentarne il numero fino a ridurre Ossana, durante quest'ultima edizione, ad un abitato "presepioso", il paese più “presepioso” d'Italia.
Ma, foto dopo foto, scatto dopo scatto al bel castello, continuai, perso nella neve, il mio cammino e la mia riflessione e mi chiesi se Ossana dovesse necessariamente essere il paese che vanta più presepi che abitanti, in tutta Italia per non dire nel mondo intero.... Mi domandai che senso avesse tutto questo clamore. E mi inalberai pure... ma con chi? Con me stesso... ero solo.
“A questo ci siamo ridotti?” mi chiesi. Bisogna assolutamente acquisire visibilità nazionale ed internazionale con simili trucchetti? E' proprio indispensabile comparire in tutti i telegiornali e figurare in un popolare gioco a premi su Raiuno.? Ma soprattutto a che scopo tutta questa notorietà, qual'è il suo fine ultimo?
Ma siamo seri... qual è l'obiettivo che si vuole raggiungere? E' un obiettivo di sola immagine? No, non è possibile. Nella mente degli organizzatori ci devono essere di sicuro ben altre finalità, ben più qualificanti e sostanziose che vanno sicuramente al di là della notorietà, al di là dell'immagine... L'immagine non può essere certamente considerata il fine ultimo di questa impresa ma solo un "mezzo", uno studiato e indispensabile passaggio intermedio per il conseguimento di obiettivi più avanzati e ben più concreti.
Non mi sembra però che al grande battage pubblicitario che ha trascinato un imponente numero di visitatori a Ossana sia finora seguito qualcosa di consistente sul piano dello sviluppo turistico al quale probabilmente mirano gli organizzatori. I risultati “veri” mancano, e quindi inevitabilmente, volenti o nolenti, resta solo l'immagine di un piccolo paese “presepioso” creata da una ben orchestrata promozione pubblicitaria, un'immagine che resta fine a se stessa... Non si assiste infatti alla nascita di nuove imprese turistiche, nemmeno minuscole... non si crea lavoro produttivo... si può dire che finora nulla si è visto, tutto è fermo, immobile o quasi... solo i pochissimi che nel paese e nei dintorni già operano nel settore probabilmente riescono a trarre qualche modesto vantaggio dall'esposizione dei ben 890 presepi....
“Il fine giustifica i mezzi?” (e le conseguenze?). Finora no. Non mi sembra. Mezzi importanti, per ottenere risultati di sola "immagine" senza riuscire a modificare la "sostanza"... se non, forse, in
qualche misura, a livello dell'intera valle ma certamente non per il
paese che organizza la rassegna. Solo immagine, circo mediatico (ma "chi si accontenta gode" così si dice...) confusione e disagi, non proprio trascurabili...
Su questo riflettevo riprendendo, foto
dopo foto, scatto dopo scatto, la luna piena di capodanno che si
levava sempre più alta sul bel castello... meditavo senza però perdere
di vista l'incessante andirivieni degli ospiti.
Si era fatto tardi, stavo ritornando sui miei passi, era ora di cena... Pensai a tutta la gente che a quest'ora si aggirava in paese cercando affannosamente un inesistente locale dove riposare, riscaldarsi e “farsi” una birra e una bella pizza capricciosa... ricerca inutile (alla faccia degli 890 presepi...).
Si era fatto tardi, stavo ritornando sui miei passi, era ora di cena... Pensai a tutta la gente che a quest'ora si aggirava in paese cercando affannosamente un inesistente locale dove riposare, riscaldarsi e “farsi” una birra e una bella pizza capricciosa... ricerca inutile (alla faccia degli 890 presepi...).
E mi dissi che forse questa rassegna doveva essere ripensata, che il buon senso doveva suggerire una retromarcia, un misurato ritorno alle origini... Un ridimensionamento commisurato all'abitato e alle sue risorse, senza velleità... un ritorno alle origini per donare la giusta soddisfazione a chi espone il proprio presepe e... per permettere a chi si reca a Ossana di poter ammirare e apprezzare le opere esposte con la necessaria tranquillità. Una bella rassegna in un contesto quieto, senza il supplemento commerciale del mercatino artigianale (comunque bello e che potrebbe trovare la sua giusta collocazione in altri siti della valle).
Un'esposizione semplice, umile come lo è il presepe, accompagnata da poche, coerenti e ben studiate manifestazioni collaterali, in un'atmosfera distesa, di serenità e di pace, nel clima tranquillo che dovrebbe accompagnare ospiti e valligiani durante le feste di fine anno. Un'esposizione senza secondi scopi, un avvenimento all'insegna di un autentico spirito natalizio, una manifestazione priva di numeri, senza pretese,... fine a se stessa...
Tutte le foto in “Google Foto”
1 commento:
Sono d'accordo .
"Il troppo stroppia "!
E speriamo che a qualcuno non venga in mente di fare di Valpiana un grande parco giochi!!!
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