Nel candido incanto della neve appena caduta









Sembrava che non dovesse più nevicare, che la neve stesse per diventare solo un ricordo... Da alcuni anni il bel manto candido del tempo passato non ricopriva più i prati e i boschi del fondovalle e anche sui pendii più alti i bei fiocchi immacolati si adagiavano in ritardo, creando un tappeto sottile, misero, e discontinuo.




La neve non era più il dono che già in novembre, immancabilmente, il cielo elargiva a piene mani su tutta la valle... La neve che scendeva era ormai diventata selettiva, sceglieva solo le stazioni sciistiche invernali, era una neve “firmata”, fabbricata ad hoc da artificiosi congegni, era una neve che si addensava in spazi ristretti distendendosi solo in fasce sottili che tracciavano, sui versanti dei monti, innaturali serpentine bianche nel giallo autunnale dei pascoli alti e nel verde intenso delle fitte peccete.



Tutto ciò che un tempo era familiare, il bel paesaggio totalmente innevato, sembrava definitivamente scomparso. “Colpa del cambiamento climatico” si sosteneva nelle osterie della valle, “colpa dell'innalzamento della temperatura che sta divorando anche i nostri ghiacciai”... ma l'abitudine “consumistica”, troppo ingorda di energia e prodiga di gas serra, stentava a cambiare e la corsa al completamento degli impianti di “innevamento programmato” accoppiata allo scavo di nuovi bacini per l'acqua di scorta procedeva sempre più celermente.




La carenza di precipitazioni nevose, la neve che sempre più frequentemente mutava in pioggia sul fondovalle e non solo, erano tra i sintomi più evidenti delle trasformazioni climatiche in atto, confermando quanto i climatologi “predicavano” da tempo. Ma era soprattutto l'accentuarsi delle condizioni meteorologico estreme che ormai caratterizzavano tutte le quattro stagioni, il “tempo matto”, a non lasciare più alcun dubbio. Tutti lo sapevano e spesso lo vivevano sulla loro pelle.



In inverno ma non solo accadeva che ad un periodo anomalamente mite ne seguisse immediatamente uno freddissimo o che ad una stagione siccitosa, priva di precipitazioni ne seguisse una particolarmente umida. Tutti rammentavano le interminabili, abbondanti nevicate della stagione invernale 2008-2009 che avevano portato tanti problemi e grande preoccupazione. Eventi così particolari non si erano fortunatamente più ripetuti alle nostre latitudini e all'opposto durante gli ultimi inverni si era verificata una costante tendenza alla siccità, alla scarsità di precipitazioni nevose, il che era altrettanto inquietante...





E ora? Fortunatamente dopo gli inverni asciutti degli ultimi anni ora è finalmente ricomparsa la neve.... è “fioccato” anche alle quote medio basse e la neve si è accumulata in discreta anche se non eccezionale quantità... in quantità comunque tale da richiamare alla memoria gli inverni del “tempo che fu” quando la neve non mancava mai.


Al contrario di oggi, però, nel “tempo che fu” i candidi fiocchi non portavano allegria, non destavano meraviglia e men che meno soddisfazione negli operatori turistici che allora non esistevano proprio... rappresentavano solo un problema per la gente di montagna che doveva liberare strade e piazze armata di antiquate attrezzature. Di nevicate se ne vedevano fin troppe, così si diceva, e l'inverno non terminava mai... anche se qualche saggio pontificava: “anno nevoso, anno fruttuoso...”e non aveva tutti i torti. Solitamente però al volteggiare dei primi fiocchi gioivano solo i bambini che già si vedevano in pista, a cavallo di una slitta non solo lungo i ripidi viottoli del paese ma anche sulle strade principali allora quasi prive di traffico...



Oggi, anche se i disagi che la neve inevitabilmente porta con sé non mancano di certo, la si attende comunque con trepidazione temendo che non si faccia proprio vedere costringendo all'impiego di quei costosi e ambientalmente poco sostenibili congegni che nei luna park dello sci la fabbricano artificialmente... e quando, quasi inaspettatamente il cielo decide di regalarla, tutti la osservano cadere con benevolenza e gratitudine, trovando pure il tempo per emozionarsi davanti al paesaggio imbiancato, un paesaggio che un tempo era fin troppo consueto ma che ormai sta diventando decisamente insolito.



Io pure trovo il tempo per emozionarmi immergendomi nel candido incanto della coltre bianca caduta nella notte. Così, di buon mattino, mi dirigo al Fil, poco fuori del paese e attorniato da una natura totalmente congelata cammino sulla stradina grossolanamente sgomberata dalla neve. Tutto ciò che mi era familiare è scomparso sommerso da un soffice mantello immacolato. La totale metamorfosi del luogo è avvenuta rapidamente e in silenzio, lo stesso silenzio ovattato che accompagna il mio lento procedere.



Anche il brontolio del torrente scomposto in piccoli rivoli che si intrecciano accanto alla stradina mi giunge smorzato, appena percettibile. E' un mormorio leggero che si leva dalle acque che serpeggiano tra i massi ben camuffati nel tappeto bianco. Sul fondo dei piccoli canyon dalle pareti immacolate svolazza, nuota e si immerge, celato alla vista, il merlo acquaiolo apparentemente indifferente ai cambiamenti meteorologici e intento, come al solito, a cacciare larve sul fondo sabbioso.



L'atmosfera che si respira infonde una grande tranquillità. I rumori limati, l'uniformità del paesaggio in chiaroscuro, l'assenza di colori forti e vivaci, l'ambiente levigato, totalmente ripulito, la soffice delicatezza del manto nevoso infondono tranquillità... serenità ma donano anche l'emozione della ricerca, l'interesse per i particolari, l'attenzione per i dettagli, la soddisfazione della scoperta di qualche prezioso piccolo gioiello ben nascosto, creato dal leggero posarsi dei fiocchi sul terreno e sulla vegetazione.



La nevicata ha nel suo codice genetico la poesia, una poesia che un tempo non riuscivo a leggere ma che oggi so individuare con più sicurezza.... Vedo la poesia nelle piccole “cose”, nella foglia rinsecchita ancora appesa al ramo e baciata dai fiocchi di neve, la vedo nel piccolo abete che occhieggia sommerso nella neve alta, nelle infiorescenze del nocciolo rivestite di candidi cristalli, nei traslucidi candelotti di ghiaccio appena velati di bianco, nello scricciolo che ispeziona la minuscola cavità aperta come una ferita nella morbida trapunta immacolata...



...nel pettirosso che si muove incerto, confuso, sulle rive del torrente volando infine sugli scheletrici polloni del salice che emergono dalla neve quasi dovesse meglio studiare, osservandola dall'alto, la trasformazione del suo habitat... la leggo nei neri arabeschi disegnati sulla neve dai rametti dormienti di betulla, estremità contorte, gementi, piegate al suolo dal fardello bianco o appena affioranti ma ben distesi a festeggiare la riconquistata libertà di movimento.



Così, procedendo di buon mattino nella neve che nessun altro ha finora calpestato, avanzando nell'incanto di un paesaggio irripetibile, un paesaggio unico che nessuno ha finora ancora osservato, camminando in un silenzio ovattato che nessuno finora ha “udito”, immerso nel profumo dell'aria pungente che nessuno ha finora avvertito... mi sento speciale, unico, anche se non lo sono e per qualche minuto rivivo la gioia infantile della prima uscita sulla neve fresca, sulla neve appena caduta...




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