Quando scende la sera e il sole
rischiara ormai solo le cime più alte, mi prende la voglia di uscire, di
mettermi in cammino sulle stradine del paese. E' questa l'ora che più
mi incanta... quando il giorno si spegne, l'ambiente si copre di
ombre e pian piano il buio si fa consistente. Quando le calde pennellata di colore che ancora ravvivano le pendici dei monti si smorzano a poco a poco fino ad estinguersi lasciando il posto ad un piatto fondale in chiaroscuro. Quando si respira un'aria
diversa, più fresca, un'aria mossa, più viva... l'aria frizzante che precede
il crepuscolo e l'immobilità della notte.
Se il cielo è sereno la sua tinta
muta di minuto in minuto, virando dall'azzurro al giallastro,
all'aranciato, al rosato, al violaceo per perdersi nel blu plumbeo
dell'oscurità. Tinte generalmente tenui che sfumano lentamente l'una
nell'altra. Se al contrario il cielo è parzialmente coperto e verso
ovest si addensano dense velature ma soprattutto alte nubi
lenticolari si può assistere ad un tramonto suggestivo, talvolta
spettacolare dai colori vividi e nitidi.
E così, anche oggi, all'imbrunire, mi ritrovo
a camminare nei dintorni del paese evitando le strade principali a
quest'ora oltremodo trafficate dalle auto degli amanti del luna park
dello sci di ritorno dalle loro imprese quotidiane. Esploro e
considero l'ambiente che mi circonda con il bel Castello di San Michele che domina il paesaggio e, alla confluenza tra il Noce e il
torrente Vermigliana, il Colle Tomino con il Parco della Pace e
l'antica Via Crucis che sale alla chiesetta di Sant’Antonio.
Panorama in bianco e nero, in un'atmosfera che si fa sempre più
spenta, sbiadita nel crepuscolo che avanza a passi sempre più
lunghi.
Ma inaspettatamente, quasi
all'improvviso, il cielo riacquista le fulgide tonalità del
tramonto. Le altissime cime del Taviela e del Vioz che chiudono la
Val di Pejo recuperano la nitida visibilità e la brillante
luminosità delle ore passate. I raggi di un sole scomparso da tempo
sfiorano nuovamente le vette del Parco dello Stelvio. Chissà quali
misteriose piste hanno seguito per far riesplodere, lassù, in alto,
le tinte decise di un tramonto che consideravo ormai defunto. Ma se le
nubi e le punte dei monti riprendono colore... più in basso la
notte non sospende la sua avanzata e a poco a poco copre nuovamente anche le vette oscurandole definitivamente.
Nel frattempo, si sono accesi
altri luminosi colori... per qualche istante un mix di giallo, di
rosso e di rosa pittura il cielo più a sud, sopra il Passo del Tonale. Nubi
colorate e luminose fanno ora da sfondo ad un paesaggio fatto di
grigi scuri e spenti e di neri chiazzati di bianco e azzurrino. Questo il crepuscolo invernale sul Castello di San Michele, tra terra
e cielo, tra boschi tenebrosi screziati di neve e lontane nubi variopinte. Ma le
vivide luci che colorano il cielo durano poco, le nuvole ben presto
si oscurano, è la notte che si avvicina sempre più.
L'atmosfera si fa sempre più cupa...
si accendono le luci, i paesi si illuminano di mille puntini
luminosi. E anche lungo le massicce mura merlate del castello di
Ossana si accendono le luci, i riflettori... si devono accogliere i turisti e i valligiani che in questo periodo
affollano Ossana, il “borgo che ha più presepi che abitanti”.
Immerso nell'oscurità ormai incipiente percorro la stradina dominata
dallo sperone roccioso su cui si elevano i ruderi del San Michele, il
castello dalle origini che si perdono nel tempo e che oggi, ben
consolidato, è visitabile in estate e durante il periodo natalizio.
Il suo mastio è davvero imponente e dall'alto del suo coronamento la
vista si estende sull'intera Alta Val di Sole e sulla Val di Pejo.
Di fronte a tanta magnificenza non
posso non ricordarmi di quanto è stato da poco raccontato da
qualcuno degno della massima considerazione... Sono “buone nuove”
che riguardano sia il San Michele che il Colle Tomino e la sua Via
Crucis.
Sembra che si intenda demolire il
grande edificio che si trova di fronte al castello, nei pressi del
rondello circolare a poca distanza da quello che fu il ponte levatoio
all'entrata del maniero. Si tratta di un imponente costruzione, uno
squallido parallelepipedo grigio dal quale troppo spesso, durante la
stagione fredda, per anni è uscito del fumo nero e acre, un fumo
denso che e ammorbava e annebbiava l'aria sull'intero paese. Un
fabbricato in una posizione divenuta ormai inopportuna,
paesaggisticamente ingombrante. Al suo posto dovrebbe sorgere un
padiglione d'ingresso per l'accoglienza dei visitatori, un'opera di
cui si sente veramente la necessità.
Inoltre in primavera dovrebbero
finalmente iniziare dei seri e impegnativi lavori di ricupero della
Via Crucis settecentesca che sale alla Chiesetta di S. Antonio sul
Colle Tomino. Sembra che l'amministrazione comunale sia riuscita a
reperire i fondi necessari per finanziare l'opera... rassegnandosi ad
accollarsi l'intera spesa (onore al merito) nel momento in cui la
“Provincia”, dopo aver previsto il restauro del sito, si è resa del tutto latitante... Certo è che i denari per interventi di altra natura anche
sul nostro territorio la “Provincia e le sue emanazioni” li trova
sempre... i finanziamenti per lo sviluppo di un turismo, spacciato
come sostenibile ma in realtà troppo spesso ambientalmente
deleterio, non mancano mai, mentre i denari per incentivare un
turismo di qualità, responsabile, non invadente che valorizzi il
patrimonio naturale, storico, artistico e culturale della valle vengono spesso
lesinati.
Queste le due novità di cui sono
venuto a conoscenza. Se corrispondono al vero, e non ho motivo per
dubitarne, non posso che esserne soddisfatto.... E più che
soddisfatta, direi felice, lo sarà soprattutto l'Immagine ormai consunta del “Povero Cristo” della VI^ stazione della Via Crucis che, con mia enorme sorpresa, mi parlò (un vero miracolo...) e tanto mi supplicò nell'estate
del 2015 implorandomi di rendere pubblico il suo miserabile stato e
il suo dolore... cosa che feci, più volte, naturalmente nell'ambito
delle mie capacità e limitate possibilità.
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