Scampoli di vita invernale lungo il torrente








Tra la Poia e il Fil, lungo lo stretto vallone del torrente Vermigliana a monte di Fucine, la temperatura in inverno sale raramente sopra lo zero e il sole non si vede mai. Da alcuni anni non si vedeva nemmeno la neve se non sporadicamente e in misere sfarinate. Ma finalmente quest'anno, alla fine di dicembre, alcune copiose nevicate hanno regalato al paesaggio un aspetto incantevole, un aspetto tipicamente invernale, da cartolina illustrata...



La neve ha abbondantemente sommerso ogni cosa. Nel bosco gli abeti e i larici sono ora imbacuccati in un candido mantello. I cespugli emergono dal mare immacolato allungando gli irrigiditi polloni e i rami contorti e imbiancati verso il cielo quasi volessero sottrarsi alla gelida morsa. Il magro torrente, dalle acque scure e impenetrabili, scorre zigzagando tra i massi sepolti dalla neve. Costeggia silenzioso la stradina che sto percorrendo, stradina tutta bianca, liberata solo sommariamente dalla candida e spessa trapunta. 





Avanzo a fatica, lentamente, sulla pista in leggera salita, respirando un'aria che sa di gelo, attento ad individuare le impronte del passaggio dei cervidi che nella notte sono calati dai versanti boscosi sullo stretto fondovalle nell'illusione di trovate quel foraggio che ormai manca in ogni luogo anche sulle sponde del torrente.





Le loro tracce si accostano ai noccioli dai quali i caprioli hanno brucato le infiorescenze e ai saliconi della cui medicamentosa corteccia si sono nutriti i cervi. Le orme della volpe disegnano invece strani percorsi, indecifrabili, impressi anche sui grandi sassi innevati sparsi sul letto del torrente che il carnivoro di tanto in tanto ha attraversato sperando di trovate con maggiore facilità qualche arvicola sulla sponda opposta.




La stradina prosegue più ripida costeggiando le acque che di tanto in tanto scompaiono, si inabissano inghiottite dal tappeto bianco. Ricompariranno poco più a valle scivolando calme in un alveo largo e quasi pianeggiante. Nei pressi del Fil precipitano dalla soglia di due alte briglie di trattenuta e sul fondo del salto si riposano per alcuni istanti allargandosi in un bacino profondo e scuro, un laghetto tranquillo, mosso all'improvviso dall'emergere di una trota a caccia di prede congelate.





A monte dell'ultima briglia il torrente scorre lento aprendosi in ampi slarghi dove è facile avvicinare ed osservare il merlo acquaiolo intento a cacciare nelle acque gelide. Il merlo acquaiolo è un uccello paffuto, che nulla ha in comune con il merlo che tutti conosciamo. Ha più o meno le stesse dimensioni e come lui è scuro ma in più ha un grande bavaglio bianco sul petto...



E' l'unico “passeriforme” che cerca il cibo sul fondo dei corsi d'acqua seguendoli in montagna fin oltre i 2500 m. di altitudine Si nutre di larve di insetti (tricotteri, plecotteri, efemerotteri) e a volte anche di crostacei e minuscoli pesci. Lo osservo muoversi a piccoli passi sulla neve e sui bordi ghiacciati del torrente apparentemente indifferente alla mia presenza. Lo vedo gironzolare e soffermarsi sui sassi che emergono dalle acque, lo vedo tuffarsi e scomparire sul fondo del torrente per riapparire all'improvviso poco più lontano con una piccola preda nel becco...




Lo vedo nuotare a pelo d'acqua, tuffarsi e rituffarsi, lo intravedo camminare sul fondo controcorrente rovistando tra la sabbia e le piccole pietre, lo vedo riemergere passando dal volo subacqueo a quello aereo con estrema naturalezza. Manovre che sembrano incredibili... un vero “uccello anfibio”... Poi infastidito dalla mia insistente presenza lo osservo prendere il volo e, radendo la superficie del corso d'acqua, raggiungere un sito più tranquillo.



Ma il merlo acquaiolo non è il solo essere vivente che si incontra lungo le sponde congelate del torrente. Esistono altri frammenti di vita in questo ambiente totalmente congelato... L'apparizione dell'airone cenerino è stata improvvisa e fugace... un solo esemplare, raro, che subito è volato via, spaventato, e si è rifugiato più a monte, nel bosco, tra gli abeti incappucciati di neve. Così come è stata momentanea l'apparizione improvvisa di uno stormo di codibugnoli che si sono allontanati subito volando di cespuglio in cespuglio, di larice in larice.




Non così il pettirosso che sotto un'apparenza fragile nasconde un'indole ardimentosa, temeraria, che sfocia talvolta nell'aggressività. Per nulla intimidito dalla mia presenza svolazza qua e là sulle rive del torrente, si posa sulla neve fresca, sul ghiaccio, sui rami intirizziti che emergono dal bianco tappeto, quasi volesse intimidirmi ed allontanarmi da quello che ritiene un territorio di sua esclusiva proprietà.



Mi chiedo come faccia a sopravvivere nel freddo di dicembre, dove trovi il cibo nel gelido paesaggio che lo circonda... Per questo vivace, piccolo e colorato uccellino deve essere davvero difficile individuare, in pieno inverno, gli insetti, le larve, i ragni e i lombrichi di cui si nutre solitamente. Perchè non si rifugia in paese? All'interno di un centro abitato potrebbe trovare dei piccoli avanzi, briciole di pane, di biscotti e, in questo periodo, anche di panettone e di pandoro, che, ricchi di zuccheri e grassi, lo aiuterebbero a integrare la sua dieta per superare il freddo della stagione.





Accanto al pettirosso compaiono anche alcune cince, la più robusta cinciallegra e la più agile e fragile cinciarella. Sono uccellini curiosi, sempre in movimento, che come tutti i “paridi” esplorano sistematicamente il territorio mostrando una mente brillante nell'affrontare gli ostacoli che si frappongono alla ricerca di cibo.




Le cinciallegre e le simpatiche cinciarelle dalla nuca azzurra lasciano  quasi subito la zona; sulle rive gelide del torrente non c'è evidentemente molto da spiluccare. Si involano dirigendosi verso valle seguendo il corso d'acqua. Viene da pensare che loro, a differenza dell'orgoglioso e indipendente pettirosso, vogliano raggiungere al più presto il paese, i suoi frutteti, le sue case, dove, a contatto con l'uomo, sarà più facile trovare da saziarsi.




Scomparse le cince compare un minuscolo scricciolo o meglio ricompare che già si era fatto vedere in compagnia del pettirosso. Sbuca da una nera cavità, non occultata dalla neve, alla base di un alberello. Vola rapidissimo tra i rami di un cespuglio che si sporge sulle acque. Dinamico, agile, scattante, non si ferma un attimo. Perlustra le rive del torrente penetrando in ogni più piccolo incavo privo di neve alla ricerca di cibo o di un riparo sicuro.





Si trattiene per qualche istante in più su di un piccola lastra di ghiaccio appena coperta dal nevischio che  ha ripreso lentamente a cadere. Un tempo appena sufficiente per poterlo osservare meglio cogliendo la delicatezza della colorazione del suo piumaggio. Un piumaggio di un tenue castano, leggermente barrato di nero e segnato sulla testolina da un lungo sopracciglio bianco.




Vorrei udire il suo canto che in altre rare occasioni ho sentito sgorgare melodico dal suo lungo e sottile becco... ma non è questa la stagione più favorevole... Nel gelo dell'inverno, lo scricciolo ma anche il pettirosso, le cince e il merlo acquaiolo restano quasi sempre muti in attesa dell'arrivo della primavera quando potranno festeggiare davvero, esibendosi in stupefacenti concerti..









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