La piccola cappella della Madonna
Nera o di Loreto si trova alla periferia di Cogolo, in val di Pejo,
lungo strada che porta a Malgamare. Poco più avanti, sulla stessa strada, si incontra la chiesetta di Pegaia e più
avanti ancora la centrale idroelettrica di Pont di cui ho già detto
in altri due miei post. La presenza di due piccoli edifici
sacri, sorti a così poca distanza, va collegata ai tragici
avvenimenti che, tra storia e narrazione popolare, in un tempo molto
lontano, sconvolsero la zona. In particolare l'origine della cappella in
questione è legata ad una leggenda secondo cui l'immagine della
Madonna fu ritrovata nel fango, unico resto intatto, tra le rovine di
alcuni fabbricati portati a valle da una frana.
Le vicende che portarono
all'edificazione della minuscola edicola sono narrate in uno scritto (che ho riportato più sotto) che si trova ben
incorniciato e appeso nella cappella stessa. Tra le molte
interessanti informazioni vi si legge anche che “la cappella fino
a pochi decenni fa era completamente isolata nel verde” e che “L'ultima casa di Cogolo sorgeva a dieci minuti di distanza e ce ne
volevano altrettanti per raggiungere la chiesetta di Pegaia e i masi
più vicini”. Oggi la piccola edicola è
“imprigionata” tra un nugolo di fabbricati più o meno recenti.
Posta su di un bivio, è “compressa” tra due strade asfaltate che ne sminuiscono la
visibilità e l'agibilità. L'estendersi più o meno disordinato dell'abitato ha svilito la portata di ciò che la Cappella della Madonna Nera rappresenta per la “narrazione”
del paese e della valle, ha svalorizzato un minuscolo ma comunque importante elemento del patrimonio storico, un "segno del sacro" legato alla storia e alle tradizioni della comunità....
La Cappella della Madonna di Loreto
Questa è la Cappella della Madonna
di Loreto o della Madonna Nera. Il secondo nome è dovuto al colore
della statua che riproduce l'immagine veberata nel santuario di
Loreto. L'esistenza della cappella è documentata dal 1725, epoca
della sua costruzione.
Alcuni fatti spiegano la nascita di
questa leggenda. La villa di Pegaia, che antecedentemente appariva
nei documenti come proprietaria di beni e di diritti con le ville di
Cogolo, Celledizzo e Riva, venne effettivamente distrutta nei primi
decenni del 1400. Non si sa esattamente dove sorgesse, né quale
causa abbia provocato la sua scomparsa.
Che la zona sia soggetta a
smottamenti lo capisce chiunque si guardi intorno e legga i segni
delle frane anche recenti. La cappella fino a pochi decenni fa era
completamente isolata nel verde. L'ultima casa di Cogolo sorgeva a
dieci minuti di distanza e ce ne volevano altrettanti per raggiungere
la chiesetta di Pegaia e i masi più vicini, quindi una sosta davanti
alla Madonna veniva spontanea e diventava preghiera. Di certo la
gente chiedeva protezione contro i pericoli dell'acqua del “Gatus”,
quel rigagnolo incanalato sul retro, all'apparenza così innocuo ma
capace di fare dei bei danni quando vuole protestare contro chi
calpesta i suoi secolari diritti di passaggio... ...
Alcune altre foto in "Google Foto"
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