Novembre al lago di Covel


Tra sole, nuvole, nebbia e pioggia

All'inizio di novembre, dopo le tempeste di fine ottobre il tempo sembrava volgere al bello. Decisi quindi di approfittarne e di ritornare, a distanza di un paio d'anni, al laghetto di Covel nel Parco Nazionale dello Stelvio.
Il lago di Covel è un minuscolo specchio d'acqua con una cascatella e una malga per le capre nei suoi pressi. Posto ai margini di una pianeggiante distesa di prati falciabili, dista poco più di un chilometro dall'abitato di Pejo Paese .



Lasciata l'auto nel grande parcheggio alla periferia dei Pejo Paese raggiungo, in compagnia dell'amico di sempre, la piazza della chiesa, su cui domina un gigantesco San Cristoforo ben affrescato sull'antico campanile. Ed è proprio ai piedi del campanile che imbocchiamo la strada per il nostro lago. Il suo tratto iniziale è asfaltato ma molto ripido. Ci conduce in cima alla collinetta di San Rocco dove una chiesetta e l'ex cimitero di guerra sembrano insistentemente richiederci di sostare per una breve (ennesima) visita. Grande è l'interesse paesaggistico e storico della località e noi siamo ben lieti di interrompere il faticoso cammino anche perché, diciamocelo, abbiamo incoscientemente intrapreso questo percorso “con il boccone ancora in bocca”... nel primissimo pomeriggio, subito dopo un pesante pranzo. Conclusa la visita e … ripreso fiato, proseguiamo con maggiore lena. La strada ora è sterrata, è larga e panoramica. Non è particolarmente erta, sale regolarmente fino a raggiungere alcuni vecchi masi e quindi, poco più avanti, l'ampia spianata prativa di Covel. Oltre i prati, su di uno sfondo roccioso, già si intravede la piccola cascata. La raggiungiamo costeggiando il pianoro lungo bordo del versante boscoso, rimanendo sempre su di uno stretto sentiero ai piedi della montagna di Tarlenta. Poco distante, in una piccola depressione, ci appare il laghetto di Covel. Subito ci arriviamo e, sostando sulle sue sponde, ammiriamo le cime che vi specchiano: il Palon di Val Comasine che incombe su Pejo Fonti, Cima Forcellina e il Monte Redival che incombono sulla Val del Monte e sul Lago del Palù. Poi riprendiamo il cammino salendo alla vicinissima Malga Covel. Ora è disabitata e taciturna ma in estate vi alpeggiano numerose capre per la gioia dei turisti e dei buongustai amanti del formaggio e della ricotta caprina di montagna. Infine, prima di riprendere la strada bianca che scende in paese, proseguiamo su di una mulattiera che, superati alcuni rustici masi ben ristrutturati, ci conduce in uno stupendo rado lariceto, dove pensiamo di riposare e di ristorarci a lungo, magicamente immersi in una leggera foschia... Purtroppo la foschia si tramuta in fittissima nebbia... e inizia a cadere una sottile e fastidiosa pioggerella... e noi, zaino in spalla, siamo costretti a rientrare...





Il paesaggio, lungo l'intero percorso è accattivante, sempre diverso, per l'incessante mutare della luce, talora intensa e diretta, talora debole, filtrata dalle nubi alte o dalla foschia che di tanto in tanto ci avvolge scivolando lungo il pendio.
Siamo in autunno, autunno ormai inoltrato, e come sempre accade in questa stagione anche quassù, ai piedi delle vette che si spingono oltre i 3500 metri, siamo immersi in paesaggio ravvivato  dall'esplosione del colore.... Sono luci e ombre, sono colori caldi, forti e decisi quando spende il sole ma sono pure colori più sbiaditi quando le nubi tempestose nascondono il sole o la nebbia, che spesso ci avvolge, spegne i suoi raggi. Al verde intenso degli abeti e a quello appena più smorto dei prati ben rasati si contrappone l'arancio bruciato dei larici, quassù diffusi in ogni dove, sia dispersi nei pascoli alberati, sia molto più fitti nei boschi che coprono i ripidi versanti. E poi non dimentichiamo l'azzurro intenso del cielo sereno e il bianco e il grigiore dei nuvoloni che con le cime innevate si specchiano nelle acque scure del piccolo lago.


Un ambiente ricco di interessanti effetti cromatrici, una tavolozza di tinte autunnali resa più suggestiva dal continuo variare delle condizioni meteorologiche di questo autunnale pomeriggio: dal sole alle nubi che tutto oscurano... dalla nebbia alla pioggia... Tutto molto bello, molto particolare.... peccato che lassù, verso la cima del Vioz, all'alzarsi della foschia che ammanta i “Crozi del Taviela”, emergano dal bianco le invadenti funi nere di un imponente impianto di risalita recentemente realizzato nel bel Parco. E non è un bel vedere... Ma di questo... della, a mio parere, difficile convivenza tra le finalità di un Parco (con la P maiuscola) ed esigenze ben diverse ho già a lungo detto in altri miei post...


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