Una primavera camuffata da inverno




Neve di maggio



Questa primavera 2019 più avanza più si traveste d'inverno. Finora sono state davvero poche le giornate serene, senza vento, soleggiate e tiepide. Piove e anche se non piove il cielo resta comunque grigio... e fa freddo, sempre, notte e giorno. Spesso arriva pure la neve che imbianca i monti, li imbianca sempre più, aumentando costantemente di spessore quando dovrebbe essere il contrario.

La neve... quella neve che è mancata per gran parte dell'inverno e che ora, è scesa per ben tre volte, dopo il venti di marzo, non solo sui pendii più elevati, cosa ormai abituale, ma anche al piano sull'intera “media e alta Valle”.  E' scesaa anche pochi giorni fa, ai primi di maggio... l'ho vista depositarsi copiosa sui susini, sui ciliegi, sui peri e sui meli in fiore del mio minuscolo frutteto. L'ho vista coprire rapidamente il verde ancora tenero del mio prato, le ultime primule infreddolite, le pratoline, le viole, i fiori appena nati del tarassaco e del nontiscordardime, i primi stentati ortaggi del mio orto, i tulipani e i narcisi gialli e bianchi del mio giardino.

Neve di maggio. Un evento meteorologico previsto, lungamente annunciato ma che, se pur atteso, ha sorpreso comunque e parecchio, al suo intenso manifestarsi... Uno spettacolo, per certi versi, inquietante, preoccupante, triste per non dire deprimente ma, allo stesso tempo, suggestivo nella sua particolarità, nella sua, si spera, definitiva unicità.

Uno spettacolo singolare che ho voluto immortalare fotograficamente... L'ho fotografato salendo, sotto la fitta nevicata, per la stradina delle Pendege, che unisce Fucine a Cortina di Vermiglio, scarpinando tra le folate di vento che a tratti cercavano di strapparmi il grande ombrello da pastore ben aperto sotto la neve.

Una inconsueta passeggiata in leggera salita su di un tracciato che taglia il ripido versante sinistro della valle tra boschi di conifere, fitti cespuglietti di latifoglie, prati erti e campi terrazzati che, abbandonati da decenni, si stanno inselvatichendo. Un “cammino” che, con il bel tempo, affronto spesso ma che ho voluto percorrere anche con condizioni meteorologiche ben diverse, direi in condizioni quasi “estreme”... immerso nella neve di questa stranissima primavera, una primavera che, pur essendo ormai avanzata, non si decide ancora a fare la primavera.

Ed è stato bello... E' stato bello avanzare nella nebbia, tra le nubi basse, tra i fiocchi di neve che scendevano fitti velando il paesaggio. E' stato affascinante avanzare sulla stradina, lentamente, nel candore che offuscava la vista, nel bianco su bianco che confondeva il percorso, che, a volte, quasi disorientava il procedere

Era incantevole camminare in un susseguirsi continuo di vicinissimi scuri tronchi spettrali immersi quasi nel nulla, persi in uno scenario di vaporose ombre lontane. Procedere tra gli abeti, tra i larici e le latifoglie da poco rinverditi e ora ben imbiancati. Piante che apparivano all'improvviso, come fantasmi, verdastre comparse candidamente incappucciate, sprofondate nella densa caligine su di uno sfondo velato, quasi assente in cui altrettanto all'improvviso scomparivano.


Alberi e i cespugli che sfumavano rapidamente nel cielo nebbioso e latteo di neve. Un cielo che scendeva accarezzando la stradina e, poco più in basso, sfiorando il fondovalle con il suo grigiastro mantello.

Procedevo piano cercando di respirare il profumo della primavera. Ma era un profumo davvero starno quello che mi giungeva, era il profumo di una natura risorta ma subito annullata, subito  ibernata. Era un profumo ingannevole, un profumo di primule immerse nella neve, di tenere foglie, foglie d'acero, di sorbo, di salicone, di pioppo tremulo, appena spuntate e già piegate dal gelo...

Guardando qua e là, ai bordi della stradina, cercavo insistentemente di individuare qualche orma scolpita nel candido manto, orma di capriolo, di cervo, di muflone, di lepre, di volpe... selvatici scesi a valle in cerca di cibo, fuggendo dal monte troppo carico di neve. Orme rarissime, presagio di possibili preziosi incontri…

Atmosfera misteriosa, magica, che stuzzicava la fantasia... che destava forti emozioni… e sensazioni, per certi versi, inquietanti, in un ambiente primaverile che annullava la primavera, annullava il suo colore, i suoi odori... il suo caratteristico e usuale sapore...

Sapevo benissimo, che le nevicate di primavera non erano mai stata una rarità, i ricordi ancora vivi nonostante i capelli grigi me lo confermavano, ma la loro intensità e la loro comparsa sempre più frequente, non solo sui monti ma anche sul fondovalle, mi facevano sospettare che il cambiamento climatico globale ci stesse mettendo del suo, ci stesse mettendo il suo zampino. Sì, probabilmente l'alta concentrazione di gas serra in atmosfera non doveva essere del tutto estranea allo scatenarsi di questi ripetuti e anomali accadimenti meteorologici.

Dico probabilmente perché non spettava certo a me valutare la condizione climatica terrestre e i suoi effetti all'interno della nostra piccola valle. Non avevo e non ho gli strumenti conoscitivi adeguati (ma chi li ha?) per sostenere con rigore scientifico affermazioni di tale portata,. Mi limitavo ad appoggiarmi a quello che è il pensiero (l'ipotesi) della stragrande maggioranza degli studiosi diventato ormai opinione comune e pure mia opinione.

Non ci sono più le mezze stagioni. Non c'è più la primavera.” Questo si sente ripetere ovunque, per le strade del paese, nei negozi e nelle osterie, questo si dice al cospetto dei repentini e drastici cambiamenti meteorologici ai quali si assiste durante l'intero anno.

Cambiamenti che, in primavera, appaiono ancora più violenti e impattanti per l'effetto, talora devastante, sulla vegetazione in piena ripresa vegetativa. Di anno in anno freddo e caldo intensi si susseguono a breve distanza. Alle giornate calme e soleggiate subito si alternano giornate bagnate o gelide o ventose e non non mancano di certo i prolungati periodi siccitosi e anche le precipitazioni nevose fuori tempo che, soprattutto in questa primavera, non stanno certo scarseggiando.

Considerato che, nonostante l'impegno, non è nelle possibilità di noi valligiani mutare da soli il divenire climatico terrestre contenendone il drammatico procedere e visto che di questo problema la governance mondiale poco si occupa concretamente facendo molte chiacchiere e pochi contraddittori fatti nel limitare l'immissione dei gas serra in atmosfera, non ci resta che attendere e subire cercando di adattarci alle trasformazioni, all'ambiente che sta mutando... e, perché no, qualche volta anche ammirando, seppure con una grande tristezza nel cuore, gli inusuali spettacoli che la natura con il clima in rapida evoluzione, ci somministra... volenti o nolenti.


Guarda la neve di maggio in “GoogleFoto


Nessun commento: